di Anna Messia
Le compagnie di assicurazione sono pronte a investire nell’economia reale, finanziando imprese o infrastrutture, forti dei loro 560 miliardi di attivi, ma a tre condizioni. La prima è che i flussi di risorse verso le aziende avvengano tramite istituti specializzati come «credit fund e società di cartolarizzazione in grado di diversificare il rischio, di effettuare una attenta valutazione del merito creditizio e di compartecipare al rischio», ha dichiarato il presidente dell’Ania, Aldo Minucci durante la relazione annuale dell’associazione tenuta ieri a Roma. Gli assicuratori chiedono poi che vengano introdotti incentivi fiscali (con una tassazione al 12,5% contro il 26% degli altri strumenti) per gli investimenti che durano più di cinque anni. In questo modo verrebbero facilitati i prodotti di risparmio di lunga durata evitando alle compagnie che effettuano investimenti di più lungo termine, di dover aumentare i propri requisiti di capitale per rispettare i nuovi vicoli imposti da Solvency II, che entrerà in vigore a gennaio 2016. Ma Minucci ha chiesto anche le assicurazioni vengano svincolate dalle banche in caso di finanziamento diretto alle imprese.
Il riferimento è al provvedimento contenuto nel decreto competitività, pubblicato in Gazzetta Ufficiale la scorsa settimana, che consente alle compagnie di fare credito. «Valutiamo positivamente questa apertura», ha detto il presidente dell’Ania, anche se «desta perplessità la previsione che i destinatari dei finanziamenti debbano essere individuati necessariamente da una banca». Le compagnie vorrebbero insomma avere maggiore autonomia di scelta, perché il vincolo dell’intervento di un istituto bancario «potrebbe ridurre l’interesse di quelle imprese di assicurazione che intendono dotarsi di strutture interne di valutazione e assunzione del rischio creditizio», ha aggiunto Minucci. Il riferimento è ovviamente alle compagnie più grandi, come Axa, Allianz oppure Generali, che svolgono o stanno per lanciare questa attività in mercati esteri, dove non solo possono scegliere di finanziare sia imprese sia il retail (come in Germania) ma non c’è alcun obbligo di lavorare fianco a fianco con una banca.
Sempre in tema di incentivi fiscali l’Ania ha chiesto al governo di alleggerire la tassazione delle forme sanitarie integrative. In particolare andrebbe «reso omogeneo il relativo trattamento fiscale, equiparando le polizze di assicurazione ai fondi e alle casse sanitarie», ha dichiarato Minucci, avviando la nascita di una riforma della «sanità pubblica ispirata agli stessi principi che negli anni scorsi hanno ispirato la costruzione della previdenza complementare».
Più articolata la proposta dell’Ania per risolvere l’annosa questione delle catastrofi naturali, costate allo Stato negli ultimi dieci anni 3,3 miliardi, con un conseguente ricorso alla fiscalità generale. Le assicurazioni hanno ipotizzato un modello in cui venga prestabilito il limite dell’intervento che resterebbe a carico dello Stato, per esempio il 50%, mentre la quota di rischio esclusa dall’intervento pubblico sarebbe coperta da una polizza privata obbligatoria sottoscritta dai proprietari. Ma anche in questo caso l’Ania ha bussato al governo per «incentivi fiscali volti a contenere il sistema dei costi per gli assicurati», e «favorire l’effettiva diffusione delle coperture». Nella relazione di Minucci non poteva poi mancare un passaggio sull’Rc Auto con la richiesta di approvazione delle tabelle di valutazione del danno biologico per le lesioni gravi, che ha già avuto il via libera dei ministeri competenti ma che sembra essersi arenato. Le nuove tabelle farebbero calare immediatamente le tariffe del 3%, rendendo strutturale il calo dei prezzi registrato dall’estate 2012 (-10%) prevalentemente per ragioni legate alla crisi che ha fatto calare la circolazione dei veicoli e i sinistri. Per lo stesso motivo, secondo Minucci, andrebbe riaperto il capitolo della riforma Rc Auto che era contenuta nel decreto Destinazione Italia del governo Letta e che è stata stralciata all’ultimo minuto ma che conteneva misure «sostenute da imprese e consumatori». (riproduzione riservata)