Un’intera famiglia agli arresti: i Ligresti come neppure i Borgia (o i Corleone di Brooklyn). Sarà anche giusto così. Può darsi che abbiano falsificato il bilancio in quattro, una riga a testa, alternandosi, ma rimane il fatto che un’intera famiglia dietro le sbarre è roba che non si vede spesso, nemmeno al cinema. È rara persino in Italia, meno in Kazakistan.
«L’economista australiano Peter Saunders sostiene: «Nessuno ha pianificato il sistema capitalista globale, nessuno lo dirige e nessuno è in grado di capirlo davvero. Questa è una constatazione che offende particolarmente gli intellettuali, perché il capitalismo li rende superflui». Non è una novità. Durante tutta la storia dell’Occidente la classe intellettuale ha sdegnato il commercio. Omero e Isaia disprezzavano i mercanti; San Paolo, Tommaso d’Aquino e Lutero ritenevano l’usura un peccato; Shakespeare non riuscì a fare del tormentato Shylock un eroe» (Matt Ridley, L’ottimista razionale, Codice 2013).
Ma è possibile che con tutti quei figli, maschi e femmine, Salvatore Ligresti non abbia nemmeno un nipotino di quattro o cinque anni da mettere agli arresti domiciliari presso la scuola materna dove impara le filastrocche e gioca a «ce l’hai» (e dove chissà le marachelle che non combina, giacché il sangue non è acqua)? Perché non metterlo, anzi, in un correzionale, come i bambini cattivi nei libri edificanti d’una volta? Se c’è un Ligresti bambino, che a mettere agli arresti questo piccolo falsificatore di bilanci siano i pargoli un po’ kazaki (quelli che alle medie rubano le merendine, alle superiori fanno del bullismo e che da grandi, se non si danno alla politica, s’arruolano in polizia, ramo espulsioni).
È il nuovo diritto internazionale, ragazzi: le colpe dei padri ricadono sui figli e quelle dei nonni sui nipoti. Rispondi del reato col tuo Dna. Sbagli, e paga l’intera tua linea genetica fino alla settima generazione e oltre.
Prendete il presidente del consiglio, Enrico Letta. Può seriamente dichiararsi innocente delle colpe politiche delle zio Gianni? Queste colpe non si riverberano forse su di lui? Se Gianni è il principale consigliere del perfido Caimano, Enrico è al governo con i peggio caimanisti, da Angelino Alfano in giù. Ma anche se non si fosse alleato col Popolo della libertà, anche se tuonasse come il sindaco di Firenze contro l’alleanza impossibile tra centrodestri e centrosinistri, anche se tifasse per Repubblica e contro le larghe intese, Enrico Letta sarebbe pur sempre il nipote di suo zio, e dovrebbe perciò saldare il suo stesso conto. E viceversa: anche Gianni, se Enrico sgarra, paga per lui, e così ogni altro Letta, compresi quelli emigrati da più generazioni, se ce ne sono (se ne esiga l’immediata consegna, previa espulsione a calci e pugni, da parte delle nazioni di cui sono ospiti).
«Alcuni pensatori vittoriani come John Stuart Mill si accorsero che il ruolo dei vari Rothschild o Baring era molto più apprezzabile di quello dei Bonaparte o degli Asburgo, e che la prudenza poteva essere una virtù meno sanguinaria del coraggio, dell’onore o della fede (anche se queste ultime sono ingredienti migliori per un romanzo). È vero, c’era sempre un Rousseau o un Marx a cavillare, o un Ruskin e un Goethe a farsi beffe del sistema, ma era possibile chiedersi, con Voltaire e Hume, se l’attitudine al commercio favorisse la buona condotta morale dei cittadini» (Matt Ridley, L’ottimista razionale, Codice 2013).
Consoliamoci. Finora ci lamentavamo perché la politica trascurava la famiglia. D’ora in poi non si potrà più dire: le famiglie, al pari dei clan preistorici, saranno chiamate a rispondere collettivamente (come del resto già avviene nelle faide e nelle ritorsioni mafiose) dei problemi causati da ogni singolo membro del clan. Siamo monoteisti, per noi la Bibbia è un libro sacro, e allora dovremmo regolarci, in fatto di di diritti e doveri del clan, come consigliava Mosè ai suoi guerrieri devoti e pii dopo che questi avevano vinto i madianiti in battaglia e massacrato tutti i maschi adulti: “Adesso uccidete ogni maschio tra i fanciulli e uccidete ogni donna che si è unita con un uomo; ma tutte le fanciulle che non si sono unite con uomini, conservatele in vita per voi».
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