QBE European Operation ha pubblicato recentemente i risultati di una ricerca volta ad analizzare il sentiment e le strategie adottate da un campione di aziende europee per resistere alla crisi economica.
Sono stati intervistati i decision maker di 500 aziende, residenti nel Regno Unito, Francia, Germania, Italia e Spagna. I questionari prevedevano 14 domande costruite per conoscere la predisposizione a estendere all’estero il proprio business, i rischi connessi a questo progetto e le modalità con le quali le aziende intendono affrontare tali rischi.
Dai risultati emerge che:
– Il 50% delle imprese si aspetta che ci vorranno almeno 2 anni prima di vedere una ripresa economica;
– Il 66% del campione per rispondere alla crisi, pianifica di estendere le proprie operazioni in nuovi paesi nei prossimi 5 anni;
– Le aree chiave individuate per l’espansione sono l’Asia (29%), il Sud America (27%) e l’Africa (16%);
– Il 44% degli intervistati vede nella legislazione locale il più grande rischio connesso alle operazioni di espansione.
La soluzione alla crisi risiede fuori dai confini europei
Il 57% del campione ritiene che la crisi economica dei mercati nazionali sia un forte driver all’espansione e il 51% si aspetta da questo progetto un buon potenziale di crescita aziendale e di ritorno sugli investimenti.
Oltre il 70% delle aziende individua nei mercati emergenti asiatici (29%) del Sud America (27%) e dell’Africa (16%) le migliori opportunità di sviluppo ma non trascura naturalmente i rischi di operare in territori poco familiari.
I piani di espansione sono lo specchio del pessimismo nazionale
La volontà di espansione internazionale delle aziende è collegata alla percezione delle proprie performance rispetto ai competitor europei. L’Italia e la Spagna quindi progettano di estendere il proprio business oltre confine più di quanto non facciano le aziende in Germania e nel Regno Unito.
Nel dettaglio, l’82% delle aziende italiane ritiene di avere risultati aziendali inferiori rispetto alle altre aziende europee e desidera aumentare il numero dei paesi in cui opera. In Spagna è il 73% delle aziende a voler uno sviluppo internazionale, mentre ben l’87% comprende di essere più in difficoltà rispetto ai competitor europei.
Numeri differenti per i paesi core, più solidi del resto dell’Europa e meno propensi all’espansione: solo il 44% delle aziende in Germania e il 43% nel Regno Unito hanno pensato di esportare la propria attività all’estero.
Il rischio più grande è legato alle normative locali
Nell’individuare i fattori di rischio a cui un’azienda che si espande all’estero va incontro, il 44% del campione intervistato ha concordato nel ritenere le normative locali l’ostacolo più insidioso. Seguono, con il 35%, le criticità legate a culture e pratiche di business diverse, mentre i rischi di stabilità finanziaria e politica, si attestano rispettivamente al 33% e al 28%. Dal sondaggio risulta inoltre che solo poche aziende considerano di ricorrere alla competenza dei loro assicuratori per affrontare i rischi legati all’espansione del business. Mentre il 24,3% delle aziende intervistate ricorre a un assicuratore internazionale con sede nei paesi in cui opera, solo il 3,1% del campione ha citato la capacità di copertura dai rischi legati alla legislazione locale come fattore di scelta della compagnia assicurativa. E ancora, solo il 7,3% degli intervistati ha classificato come fattore importante la capacità di un assicuratore di gestire sinistri a livello locale.
“L’estensione della presenza all’estero sarà un tema chiave per gran parte delle imprese europee e questo comporterà, necessariamente, una revisione delle politiche di gestione dei rischi”, ha commentato Piero Asso, General Manager di QBE Italia. “Le risposte al sondaggio QBE indicano che tra i manager italiani, rispetto al passato, è sempre più chiara l’importanza che possono avere scelte strategiche vincenti sul futuro della propria azienda. In questo contesto, gli assicuratori possono esercitare un ruolo importante per lavorare a fianco dei propri clienti assistendoli nel processo di crescita e proteggendoli dai rischi, esterni o interni, che in questa fase recessiva sono cresciuti.”
Il campione italiano
Le domande sono state fatte a 109 Decision Maker nazionali: 51 aziende con fatturato sotto i 100 mila dollari; 48 aziende con fatturato compreso tra 100 e 500 mila e 10 con fatturato superiore ai 500 mila dollari. Il campione è stato suddiviso anche per settori industriali di appartenenza.
Ecco alcune delle risposte più interessanti.
1. In che modo la sua azienda organizza la copertura assicurativa?
– 27,5% attraverso un broker specialista che conosce il settore e i rischi
– 26,6% attraverso un intermediario locale, anche con sede altrove
– 17,40% attraverso un intermediario locale con sede vicina
– 11,0% direttamente con una o più compagnie
– 11,0% direttamente con una compagnia che copra tutti i bisogni assicurativi
– 5,5% attraverso un broker strutturato che abbia accesso all’offerta di compagnie internazionali.
2. Chi è il responsabile della copertura assicurativa?
– 33,9% Direttore Finanziario
– 26,6% Risk/Insurance Manager
– 12,8% Team di gestione locale
– 11,0% Ufficio legale
– 10,1% Amministratore Delegato
– 5,5% Altre figure
3. Come si può organizzare l’assicurazione del business nel caso di sviluppo all’estero?
– 38,5% con l’attuale compagnia assicurativa
– 38,5% con una compagnia di matrice internazionale
– 12,8% con una compagnia locale
– 9,2% con una compagnia consigliata da un broker
4. Quali tipi di assicurazione utilizza per soddisfare le esigenze di copertura nei mercati in cui opera? (risposte multiple)
– 49,5% assicuratore locale
– 23,9% assicuratore internazionale con attività nei paesi in cui si opera
– 22,0% assicuratore locale specializzato nel settore di riferimento
– 18,3% assicuratore che accentra un numero di paesi per cui opera
– 12,8% assicuratore internazionale specializzato nel settore di riferimento
5. Quale prodotto assicurativo pensa di acquistare nei prossimi 5 anni? (risposte multiple)
– 45,0% Public/Product Liability/Casualty
– 40,4% Employers Liability/Workers Compensation
– 32,1% Professional Indemnity
– 27,5% Directors and Officers Liability
– 27,5% Contractors All Risks
– 24,8% Environmental Impairment Liability
– 22,9% Property and Business Interruption