Svolta importante ieri mattina nell’inchiesta su Fonsai: agli arresti l’intera famiglia Ligresti (Salvatore, ai domiciliari, e i tre figli Giulia, Jonella e Paolo, che però pare sia al momento all’estero) e anche gli ex amministratori delegati Fausto Marchionni (arresti domiciliari) ed Emanuele Erbetta e l’ex vicepresidente Paolo Talarico (anche lui arresti domiciliari). Le ipotesi sono di falso in bilancio aggravato per grave nocumento al mercato e manipolazione del mercato.
In una nota la Guardia di Finanza di Torino ha rivelato di aver eseguito “sette ordinanze di custodia cautelare emesse su richiesta dei magistrati della locale Procura della Repubblica, nei confronti dei componenti della famiglia Ligresti e di alcuni manager, all’epoca dei fatti in posizioni verticistiche nell’ambito di Fonsai “. I provvedimenti giudiziari sono scattati per le ipotesi di reato di falso in bilancio aggravato e di manipolazione di mercato. I fatti contestati dagli investigatori attengono all’occultamento al mercato di un ‘buco’ nella riserva sinistri di circa 600 milioni di euro.
“Un’informazione sensibile e determinante per le scelte degli investitori, la cui mancata comunicazione ha cagionato un grave danno ad almeno 12.000 risparmiatori”, ha precisato il reparto torinese delle Fiamme Gialle.
Anche Giancarlo Giannini, l’ex presidente dell’Isvap, risulta indagato dalla Procura di Milano per corruzione e calunnia nell’ambito delle inchieste in corso.
La motivazione per l’arresto dei Ligresti e degli ex manager Fonsai il pericolo di fuga e di inquinamento delle prove.
Il procuratore aggiunto di Torino Vittorio Nessi ha detto che “Emerge uno spaccato inquietante”, “un uso strumentale di una società come Fonsai, laddove risulta essere stata piegata all’interesse di una parte dell’azionariato. L’effetto è stato perdita di credibilità e il tradimento di piccoli azionisti”.
Nessi ha anche definito tardivo l’intervento dell’Isvap sulle anomalie emerse nel bilancio 2010 di Fondiaria Sai, e ha parlato di un sistema diffuso di gestione della compagnia assicurativa “piegato agli interessi della famiglia Ligresti”, che fino al 2009 ha incassato dividendi per 253 milioni di euro.
L’esame della documentazione acquisita ha permesso di ricostruire come, attraverso una sistematica sottovalutazione delle riserve tecniche del Gruppo assicurativo sia stato possibile falsificare il bilancio 2010. Tale sottovalutazione ha portato, negli anni, la distribuzione di utili per 253 milioni di euro alla holding della famiglia Ligresti, la Premafin Spa, laddove invece si sarebbero dovute registrare le perdite.