L’Epap, l’Ente di previdenza di Geologi, Chimici, Dottori Agronomi e Forestali, ha conseguito nel 2012, pur in una difficile situazione delle economie e dei mercati, risultati della gestione finanziaria superiori alle aspettative. Il rendimento complessivo dell’anno è stato infatti pari al 4,72%. Una performance ottenuta, ha commentato il presidente dell’Epap Arcangelo Pirrello, “mantenendo massimi livelli di prudenza e senza mai registrare, in corso d’anno, rendimenti negativi”.
L’analisi della gestione finanziaria e della composizione del portafoglio di investimenti è contenuta nella relazione che accompagna il bilancio al 31/12/2012, approvato dal Consiglio dell’Ente. L’Epap continua nel perseguire una strategia di investimento a ritorno assoluto, ovvero quanto più possibile indipendente dal benchmark e dalla volatilità dei mercati. “L’obiettivo primario dell’Ente – ha sottolineato il presidente Pirrello – è di conservare il patrimonio al riparo dalla volatilità, esponendosi al rendimento solo in condizioni di grande sicurezza. In quest’ottica si è consapevoli del fatto che con questa strategia, quando il mercato guadagna il nostro portafoglio guadagna meno del mercato e quando il mercato perde il nostro portafoglio perde meno del mercato. Ciò a garanzia del principio di prudenza e di conservazione del capitale che è, e rimarrà, elemento cardine da cui non intendiamo prescindere”.
Ma i risultati della gestione finanziaria, pur positivi, non possono andare a beneficio dei montanti delle pensioni degli iscritti, la cui rivalutazione è legata per legge alla media della variazione quinquennale del Pil. La scarsa o mancata crescita dell’economia – ha ricordato Pirrello – ha fatto sì che il tasso di capitalizzazione dei montanti, che per il 2001 era stato il 4,77%, sia andato diminuendo sino all’ 1,13 del 2012.
Il presidente dell’Epap ha colto l’occasione del bilancio per sottolineare ancora una volta le “iniquità” fiscali che colpiscono gli Enti di previdenza privati e privatizzati: tassazione al 20% delle rendite finanziarie, la stessa aliquota degli investimenti speculativi (sino al 2011 era il 12%, per i fondi pensione è tuttora all’11,50%), e la “doppia tassazione”, perché quando si trasformano in pensioni le rendite finanziarie degli Enti vengono “alleggerite” con una ritassazione alla fonte.
Pirrello ha anche portato ancora una volta al centro dell’attenzione gli effetti che derivano agli Enti come l’Epap dal fatto di essere inseriti, pur essendo privati, nell’elenco Istat degli enti pubblici. L’esempio più eclatante è l’obbligo alla stessa spending review delle amministrazioni pubbliche, con i fondi risparmiati dagli Enti – di proprietà degli iscritti – che vengono incamerati dallo Stato.
Affrontando il tema della sostenibilità dell’Ente, Pirrello ha fatto riferimento al bilancio tecnico attuariale per ribadire che “tra cinquanta anni l’Epap sarà in grado di pagare l’ultima pensione all’ultimo superstite (vedovo/vedova) di iscritto/iscritta, conservando ancora un avanzo d’amministrazione che secondo i parametri ministeriali più stringenti (definiti dallo stesso Ministero “da stress test”) sarà di 212 milioni di euro, mentre con i parametri più probabili sarà di 470 milioni di euro”.
Infine, il presidente non ha mancato di rilevare il grande problema della esiguità delle pensioni. Problema che è sempre stato prioritariamente affrontato anche se non ancora risolto poiché necessita di interventi legislativi: la stessa riforma contributiva, studiata e proposta per questo scopo, è attualmente bloccata da una errata interpretazione da parte della Ragioneria dello Stato circa la L.133/2011 (legge Lo Presti) sulla quale è incardinata la riforma. D’obbligo il ricorso, già avviato, al TAR Lazio.