Nel giorno in cui è arrivato il sì tedesco al piano di aiuti per le sue banche (e non solo) la Spagna ha ammesso di essere in condizioni finanziarie critiche. Appena prima di un’asta di titoli di stato collocati a nuovi massimi, che ha certificato la crescente difficoltà di Madrid a finanziarsi sul mercato, il ministro del Bilancio Cristobal Montoro ha dichiarato che il Paese non ha in cassa i soldi per pagare i servizi pubblici. E che «se la Banca centrale europea non avesse comprato i titoli di Stato, il Paese sarebbe fallito». Nel suo intervento in Parlamento, il ministro ha sottolineato che Madrid sta vivendo una nuova recessione dopo il 2009 e deve affrontare le difficoltà con un debito che «ci sta schiacciando e condizionando», oltre a danneggiare l’euro. In ogni caso, Montoro ha difeso il piano di austerità proposto dal suo governo (mentre nel Paese gli statali sono in stato di agitazione), sostenendo che la Spagna debba uscire dalla crisi restando all’interno della Ue e dell’Eurozona.
Nelle aste mattutine, Madrid ha collocato sul mercato obbligazioni per 2,981 miliardi di euro a due, cinque e sette anni. I bonos con scadenza ottobre 2014 sono stati assegnati per 1,359 miliardi al tasso medio del 5,204% dal precedente 4,335%, con un bid-to-cover in calo a 1,9 da 4,3. Il titolo con scadenza luglio 2017 è stato assegnato per 1,074 miliardi con un rendimento al 6,459% dal precedente 6,072% (ai massimi dall’introduzione dell’euro) con bid-to-cover sceso a 2,1 da 3,4, mentre il titolo ottobre 2019 è stato assegnato per 548 milioni al 6,701% (dal 4,832%), con bid-to-cover sceso a 2,9 da 3,3. Dopo l’asta, il rendimento del Bono decennale è tornato a salire, arrivando a sfiorare nell’intraday il 7% (6,92% in chiusura), con uno spread sul Bund a 571.
A consolidare i timori dei mercati hanno poi contribuito le parole del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, che aprendo il dibattito al Bundestag sugli aiuti europei per le banche iberiche (ratificati con 473 voti a favore, 97 contrari e 13 astenuti) non ha usato metafore per chiarire che il Paese va aiutato rapidamente, se si vuole evitare una catastrofe. «La situazione finanziaria delle banche spagnole costituisce un rischio potenziale per gli altri Paesi dell’eurozona se non si interviene velocemente» ha dichiarato Schaeuble, aggiungendo che «le riforme sostenute da Madrid sono giuste e necessarie ma non bastano». La situazione infatti può ristabilirsi «solo se si risolvono anche i problemi delle banche», interrompendo così il «circolo vizioso» che si è creato tra crisi degli emittenti sovrani e crisi degli istituti di credito. Il ministro ha chiarito che «la Spagna, come stato, è garante per gli aiuti ricevuti tramite l’Efsf», il fondo salva-stati europeo che sarà presto sostituito dal fondo permanente Esm. Ogni banca spagnola che chiederà sostegno all’Efsf, ha aggiunto, «dovrà sottoporsi a stress-test individuali da parte di periti esterni. Tutte le banche con attività non sostenibili nel tempo dovranno essere chiuse e prima di fare ricorso ad aiuti europei, si dovranno chiamare in causa gli azionisti». E «gli aiuti per il settore bancario spagnolo non potranno superare il limite stabilito dei 100 miliardi». La Bce «manterrà una riserva di 30 miliardi per poter intervenire in situazioni di emergenza» e, non appena diventerà operativo, «il piano per la Spagna sarà trasferito sotto l’Esm». Come si legge nel documento sugli accordi tra Efsf e governo spagnolo fornito al Bundestag, il programma partirà entro la fine del mese con la corresponsione di una prima tranche di aiuti. Il particolare interessante è che, nel caso in cui Madrid non dovesse usare tutti i 100 miliardi previsti per ricapitalizzare le banche, la parte restante «può essere usata per un’altra facility» del fondo, purché ci sia l’accordo «tra le parti e l’approvazione dell’Euro working group», il braccio operativo dell’Eurogruppo guidato dall’austriaco Thomas Wieser. Quindi non si esclude che il fondo intervenga per l’acquisto di bond sovrani in collocamento o sul mercato secondario o addirittura con un prestito al Paese.