Bisogna che i lavoratori risparmino oggi per integrare le pensioni di domani, che saranno più magre e quindi rischiano di esporli a una vecchiaia in – più o meno relativa – povertà. quanto sostengono da tempo gli esperti dei sistemi previdenziali come quello italiano, che dopo decenni di eccessiva generosità si sono dovuti convertire a politiche più austere. L’ultimo appello di questo tenore lo ha lanciato ieri il presidente dell’Ania, Aldo Minucci, spiegando che «lo sviluppo della previdenza complementare rimane un obiettivo prioritario». L’allarme è conclamato: «Nell’area delle pensioni», ha osservato Minucci, «i problemi si riassumono in un insufficiente sviluppo della previdenza complementare di fronte alla tendenziale riduzione delle prestazioni offerte dal sistema pubblico». Ma sul fronte opposto i lavoratori del ceto medio, quelli a cui tradizionalmente dovrebbe rivolgersi una proposta di previdenza integrativa, hanno buon gioco nel ribattere che il rischio di una relativa povertà è già sufficientemente palpabile oggi, ancor prima di procedere a ulteriori risparmi da accantonare per il futuro. Insomma, la previdenza di scorta è senz’altro un buon progetto, che sulla carta convince molti, ma resta pur sempre meno prioritario che sbarcare il lunario, con buona pace di Minucci. Il quale ieri ha rilevato, rammaricato, che oggi tre lavoratori su quattro non aderiscono al sistema dei fondi pensione e che solo il 18% dei lavoratori con meno di 35 anni è iscritto a una forma pensionistica complementare. Non solo: cresce anche il numero di quanti sospendono il pagamento dei contributi. I motivi della scarsa adesione sono molteplici. Al netto degli ignoranti/indifferenti cronici e delle cicale senza rimedio, l’Ania ha segnalato l’esistenza di un’altra fascia di cittadini che rimangono alla finestra per mancanza di fiducia o per insufficienti disponibilità economiche. Per superare la sfiducia alcune misure sarebbero di aiuto, ad esempio riconoscere al lavoratore il diritto al ripensamento sulla scelta di devolvere il Tfr, oppure il diritto alla piena portabilità del contributo datoriale, oggi vincolato all’adesione alla sola forma complementare di categoria. Nessuna misura, invece, per l’altra mancanza segnalata, cioè quella di denaro: è un problema antico, oggi più che mai di complessa soluzione.