di Andrea Di Biase
Il monitoraggio della Consob sui titoli Fondiaria-Sai e Unipol volto a verificare che, nel corso dell’aumento di capitale delle due compagnie, non vengano effettuate vendite allo scoperto in assenza della disponibilità delle azioni sta proseguendo regolarmente. Ma se il forte rialzo dell’azione FonSai, che nelle sedute di lunedì e martedì ha guadagnato il 316%, non avrebbe fatto suonare particolari campanelli d’allarme, essendo legato proprio alle ricoperture degli operatori che avevano preso posizioni corte la settimana scorsa, il crollo del 43,9% registrato ieri dal titolo della compagnia assicurativa, che ha chiuso a 2,74 euro, potrebbe non essere esclusivamente il frutto del fisiologico allineamento del prezzo di mercato dell’azione a quello di sottoscrizione dell’aumento di capitale pari a 1 euro. Agli operatori non è sfuggito il fatto che il forte ribasso di ieri, avvenuto con volumi quintuplicati rispetto a lunedì e martedì, sarebbe il frutto di una consistente vendita di opzioni call, con strike price a 2,5 euro e scadenza a settembre 2012. In altre parole, chi ha ceduto le opzioni si è impegnato nei confronti di chi le ha acquistate a vendergli entro la fine di settembre (ma l’acquirente ha la possibilità di esercitare il diritto anche prima) azioni FonSai al prezzo di 2,5 euro. Una prassi del tutto normale, se non fosse che le opzioni call vendute ieri hanno come sottostante oltre 759 mila azioni della compagnia, pari a circa il 20% dell’attuale capitale ordinario di FonSai. Una percentuale di capitale altissima, se si considera che entro i prossimi tre giorni di borsa aperta, quindi entro lunedì 23, chi ha venduto le opzioni dovrà dimostrare di avere la disponibilità delle azioni sottostanti. Quindi, visto che le nuove azioni ordinarie legate all’aumento di capitale saranno emesse solo a partire dal primo agosto, chi ha venduto le opzioni call se non si ricoprirà acquistando titoli nelle prossime tre sedute, avrà violato le disposizioni emanate dall’authority guidata da Giuseppe Vegas e potrebbe essere passibile di sanzioni. Sembra invece più improbabile che ad andare corto sul titolo FonSai attraverso le opzioni call sia qualcuno degli attuali soci stabili della compagnia, compresi Sator e Palladio, che assieme detengono l’8% del capitale. Anche se qualche operatore non esclude nemmeno questa eventualità, considerato che movimenti analoghi non si sono registrati sul titolo Unipol, dove l’unico azionista stabile è Finsoe (la holding delle cooperative), che si è da tempo impegnata a sottoscrivere la propria quota dell’aumento di capitale. Non per niente, nella seduta di ieri, mentre il titolo FonSai è precipitato, quello della compagnia bolognese ha chiuso a 3 euro con una flessione contenuta al 3,23%. Al di là dei movimenti tecnici sui titoli FonSai e Unipol, anche nella seduta di ieri è proseguita la corsa al ribasso dei diritti d’opzione legati alle quattro categorie di azioni coinvolte nel doppio aumento di capitale. I diritti delle FonSai ordinarie hanno chiuso in ribasso del 10,95% a 8,46 euro, quelli delle risparmio di categoria A (che consentono di sottoscrivere azioni rnc di categoria B) hanno perso il 53,33% a 1,4 euro, mentre quelli delle Unipol ordinarie e privilegiate hanno registrato cali rispettivamente del 25,64% a 1,45 euro e del 58,57% a 0,29 euro. Se si eccettua il diritto delle FonSai ordinarie, dunque, tutti gli altri diritti hanno dunque bruciato gran parte del loro valore. Ma anche in questo caso i movimenti ribassisti sono legati alle caratteristiche eccessivamente diluitive dei due aumenti. Una disamina titolo per titolo può aiutare a cogliere meglio il segno di questi movimenti. Per quanto riguarda le FonSai ordinarie, il diritto, pur deprezzandosi, ha perso di meno, in quanto gli azionisti retail, pur avendo l’opportunità di fare cassa cedendo questo strumento, sono di fatto obbligati – pena l’azzeramento del proprio investimento – a seguire l’aumento di capitale. Un aspetto che ha sollevato più di una polemica tra i piccoli azionisti della compagnia che in molti casi si sono trovati senza le risorse per sottoscrivere proquota la ricapitalizzazione. Più interessante – anche se pure in questa categoria di azionisti c’è parecchio malcontento – sembra invece essere la posizione degli azionisti di risparmio FonSai, il cui titolo ha infatti registrato in queste prime tre sedute un fortissimo rialzo (vicino al 5.000%). Questo per due motivi. In primo luogo perché nell’ambito dell’aumento saranno emessi titoli rnc di categoria B (con caratteristiche differenti rispetto a quelli di categoria A). Al termine della ricapitalizzazione dunque il valore del titolo A attualmente in portafoglio non si adeguerà al prezzo di emissione delle azioni B, rimanendo attorno ai livelli precedenti l’aumento. L’altro elemento che sta spingendo al rialzo il titolo rnc di categoria A è il fatto che questo tipo di azioni avrà una remunerazione superiore a quella degli altri titoli coinvolti nell’operazione. Il regolamento dei titoli rnc A prevede infatti che quando Fondiaria- Sai (anche se poi incorporata in Unipol-Sai) raggiungerà l’utile, queste azioni siano remunerate con un dividendo di almeno 6,5 euro per azione per tre anni consecutivi. Di fonte alla prospettiva di ricevere azioni rnc di categoria B, che non hanno lo stesso privilegio nella distribuzione dei dividendi, molti azionisti hanno dunque preferito cedere i diritti d’opzione, la cui sottoscrizione è stata comunque garantita da Unipol. (riproduzione riservata)