Crescono i profitti dei broker internazionali: 9 su 10 fra le maggiori imprese di brokeraggio hanno registrato un incremento dei propri risultati nel 2011.
In alcuni casi la crescita è a due cifre: Arthur J. Gallagher & Co. ha riportato un aumento dei propri risultati del 16,1% nel 2011 rispetto al 2010, Hub International un +15,3%, Brown&Brown un +15% e Jardine Lloyd Thompson Group un +11,3%. Solo Wells Fargo Insurance Services USA ha registrato un calo nei profitti rispetto all’anno precedente: -1,4%, dovuto soprattutto alla vendita delle operazioni grossiste e alle condizioni di mercato favorevoli al compratore.
L’aspettativa sul lungo termine si mantiene positiva, ha commentato Adam Klauber, responsabile della divisione financial services and technology della banca d’investimento e società di asset management William Blair & Co. di Chicago. “Ci aspettiamo un graduale miglioramento delle condizioni di mercato. Miglioramento che diventerà visibile con il passare dei trimestri, in quanto ci vuole un po’ di tempo affinché gli incrementi tariffari degli assicuratori si trasformino in aumenti di profitto per i broker”.
Tuttavia, le condizioni di mercato sono ben lontane dall’essere ottimali. Sono soprattutto i bassi rendimenti degli investimenti a mettere pressione ai broker, nota Meyer Shields, direttore del dipartimento di ricerca del settore equity di Stifel Nicolaus & Co., banca d’investimento e broker di Baltimora.
Ma come si spiega allora la crescita delle società di brokeraggio assicurativo? Un 2-3% della crescita è imputabile all’impatto della ripresa economica generale, ha spiegato John Wicher, direttore della John Wicher & Associates di Francisco. Un altro punto percentuale può essere ricondotto all’aumento dei premi, soprattutto per quei broker di medie dimensioni i cui clienti sono spesso sprovvisti di altri piani di trasferimento del rischio, o sono troppo piccoli per ricorrere all’autoassicurazione.
Un elemento ha però differenziato la crescita dei broker: la modalità di pagamento dei servizi di brokeraggio. Se per i broker di grandi dimensioni prevale un metodo di pagamento basato sull’applicazione di tariffe, i broker di medie dimensioni prediligono il ricorso alle provvigioni. “I broker di grandi dimensioni, garantendo un’erogazione costante di servizi e adottando una modalità di pagamento basata su tariffe fisse, sono sostanzialmente immuni dall’impatto dei cicli di mercato”, ha spiegato Wicher. I broker di medie dimensioni, pur essendo maggiormente esposti alla volatilità del mercato, hanno beneficiato nel 2011 della ripresa economica e del consolidamento dei premi.
La crescita però rimane altrove, precisa Mark Dwelle, analista assicurativo presso RBC Capital Markets. “Se guardiamo a broker internazionali come Aon e Marsh, lo sviluppo maggiore si è riscontrato al di là dei confini statunitensi, in quei mercati emergenti che stanno vivendo ora la propria crescita economica e dove la penetrazione assicurativa è in aumento”.
Un altro fattore che ha influenzato i risultati positivi degli assicuratori sono state le attività di acquisizione. Gallagher, ad esempio, è stato molto attivo in questo senso, così come Brown & Brown.
L’unica incertezza all’orizzonte riguarda i piani pensionistici e previdenziali dei clienti americani. I recenti sviluppi della riforma sanitaria hanno lasciato molti punti oscuri che danno però spazio ad opportunità nell’ambito della consulenza professionale. “Penso si profilino delle buone opportunità per i broker che erogano servizi di consulenza, perché i datori di lavoro avranno bisogno di molto aiuto per districarsi nel pantano della normativa”, ha concluso Timothy Cunningham, direttore del consulente assicurativo della OPTIS Partners di Chicago
Fonte: Business Insurance