di Anna Messia
Per una volta il tempismo è stato perfetto. Nei giorni in cui lo spread sui Btp ha ripreso ad avvicinarsi a livelli da allarme rosso, superando i 480 punti, l’Isvap ha pubblicato il regolamento definitivo per consentire alle imprese di assicurazioni di sterilizzare l’effetto negativo provocato dalle svalutazioni sui titoli del debito pubblico italiano. Un nodo cruciale per il settore assicurativo che nei titoli di Stato ha investito più di 230 miliardi perché per le compagnie italiane non c’è alcun limite al loro impiego. A differenza, per esempio, delle imprese assicurative tedesche che sui titoli di Stato non possono investire più del 30% del loro patrimonio. Il salvagente dei bilanci per le assicurazioni italiane era quindi particolarmente importante per proteggere il sistema nazionale che ha già beneficiato di provvedimenti anticrisi simili a questo sia nel 2010 sia nel 2011. E se due anni fa il ricorso allo scudo anti-spread era stato piuttosto limitato, coinvolgendo appena il 17% del mercato, nel 2011 c’è stata un’impennata considerando che l’hanno utilizzato ben 69 compagnie che rappresentando più del 65% del mercato. Il prossimo banco di prova sarà la presentazione dei bilanci semestrali delle prossime settimane. A differenze dei vecchi interventi, questa volta le nuove norme anticrisi pubblicate sul sito dell’Isvap non avranno bisogno di un rinnovo annuale, ma resteranno valide automaticamente fino all’introduzione di Solvency II, attesa per il 2014. Saranno però limitate ai soli titoli di Stato, con l’esclusione quindi delle svalutazioni derivanti da azioni e bond che erano state incluse nei precedenti interventi. L’altra novità importante riguarda i poteri concessi all’Isvap che potrà imporre alle imprese che utilizzano l’anticrisi di adottare «provvedimenti restrittivi o limitativi concernenti la distribuzione di utili o di altri elementi del patrimonio», confermando quanto previsto nella bozza di regolamento pubblicata a metà maggio. Non solo. L’autorità di controllo guidata da Giancarlo Giannini (destinata a confluire sotto Banca d’Italia insieme alla Covip con la nascita dell’Ivarp) potrà imporre alle compagnie disposizioni di carattere particolare aventi per oggetto «il governo societario, i requisiti generali di organizzazione e i sistemi di remunerazione ». Insomma, per le imprese più deboli, l’autorità potrebbe intervenire sia sulle cedole sia sui compensi dei manager. Tra le novità contenute nel documento definitivo rispetto alla bozza di maggio spunta invece una modifica avanzata dall’Ania e accolta dall’Isvap. Le compagnie di assicurazione, nelle osservazioni alla bozza di regolamento, avevano sottolineato il rischio che venissero penalizzate le imprese che nel 2010 e nel 2011 non avevano utilizzato l’anticrisi e che quest’anno avessero intenzione di farvi ricorso. Il regolamento, nella sua versione iniziale, consentiva infatti di applicare lo scudo anti-spread limitatamente «alle minusvalenze maturate nel corso del primo anno di applicazione dello stesso». In questo modo, osservava l’Ania, «venivano esclude le minusvalenze maturate negli anni precedenti e comunque riferibili a titoli immobilizzati nei bilanci individuali». Una richiesta di modifica che Isvap è stata pronta ad accogliere respingendo però al mittente (sempre l’Ania) un’altra istanza. Il regolamento prevede che le imprese che fanno ricorso all’anticrisi debbano accantonare risorse almeno pari al valore dei titoli di Stato protetti dalle svalutazioni: l’Ania chiedeva che le risorse potessero essere accantonate non solo nell’impresa direttamente interessata, ma anche nella capogruppo o in altre partecipate del gruppo assicurativo. Ma Giannini ha preferito mantenere le cose separate e ha ribadito l’importanza di «garantire il mantenimento delle risorse a livello individuale dell’impresa che detiene i titoli da cui originano i relativi benefici». (riproduzione riservata)