di Luigi Gorla
Nuovo scivolone in borsa per i titoli Unipol e Fondiaria-Sai, le cui quotazioni si allineano sempre più al prezzo di emissione delle nuove azioni che saranno disponibili al termine dei due aumenti di capitale da rispettivi 1,1 miliardi. Le ordinarie di Unipol hanno chiuso in calo del 13,76% a 2,006 euro, in linea con i 2 euro delle nuove azioni (20 per ogni vecchio titolo), mentre le ordinarie di FonSai hanno terminato la seduta in picchiata del 28,29% a 1,004 euro, prossime a quota 1 euro a cui sono offerti i nuovi titoli (252 nuove azioni ogni vecchia azione). Discorso analogo per le Unipol privilegiate che hanno chiuso in calo del 23,49% a 0,9755 euro (poco sopra gli 0,975 euro delle nuove azioni) mentre fanno storia a sé le FonSai risparmio di categoria A (-0,37% a 37,5 euro) che hanno caratteristiche diverse dalle nuove azioni di risparmio di categoria B offerte in opzione e i cui prezzi sono rimasti pertanto in linea con i valori precedenti l’avvio dell’aumento. A spingere le quotazioni dei titoli coinvolti nel duplice aumento di capitale verso il prezzo di emissione delle nuove azioni ha contribuito anche la possibilità per i sottoscrittori degli aumenti di vendere da ieri le azioni di nuova emissione senza violare il divieto di vendite allo scoperto imposto dalla Consob. Quando le vendite saranno regolate, giovedì prossimo, i sottoscrittori disporranno infatti dei nuovi titoli. «I titoli rivenienti dagli aumenti di capitale Fondiaria-Sai e Unipol saranno disponibili in tempo utile per la liquidazione di giovedì 2 agosto 2012», ha infatti rilevato Assosim. La disponibilità dei titoli ha dunque aumentato la liquidità e agevolato gli arbitraggi, consentendo di vendere le azioni in borsa a un prezzo leggermente superiore a quello di sottoscrizione e spingendo il prezzo dei titoli ad allinearsi con quelli di nuova emissione. La sottoscrizione degli aumenti Unipol e FonSai sarà possibile fino a mercoledì dopodiché l’inoptato sarà offerto in borsa per cinque sedute consecutive. Nessuna indiscrezione sull’andamento dell’operazione filtra, almeno per ora, dal fronte delle banche del consorzio di garanzia, coordinato da Mediobanca, che si sono impegnate a farsi carico dei titoli eventualmente rimasti inoptati. Con molta probabilità molti azionisti retail, specie di FonSai, anche alla luce delle condizioni iperdiluitive dell’aumento potrebbero non aver seguito l’operazione, che di fatto si configura come una sorta di ipo della nuova Unipol-Sai. È invece più probabile che l’operazione veda la partecipazione degli investitori istituzionali, che hanno potuto acquistare i diritti a prezzi stracciati nelle ultime sedute in cui sono stati in contrattazione, acquistando così nuovi titoli FonSai e Unipol pressoché in linea con i prezzi di emissione delle nuove azioni. Sul buon esito dell’operazione rimane ancora l’incognita dell’indagine condotta dal sostituto procuratore di Milano Luigi Orsi sul presunto patto segreto tra Salvatore Ligresti e l’ad di Mediobanca, Alberto Nagel. Venerdì scorso, su richiesta della Consob, l’istituto di Piazzetta Cuccia ha precisato di «non aver stipulato alcun accordo con la famiglia Ligresti» nell’ambito del progetto di integrazione tra Unipol e Premafin. La banca d’affari ha inoltre sottolineato che nell’ambito del progetto di integrazione Mediobanca ha sottoscritto solo accordi noti al mercato: la convenzione di ristrutturazione del debito di Premafin, unitamente alle altre banche del pool, e i mandati a promuovere il consorzio di garanzia per gli aumenti di capitale di Unipol e FonSai. Sempre su richiesta della Commissione presieduta da Giuseppe Vegas, che è ancora in attesa di ricevere copia della presunto accordo sequestrato dalla Procura di Milano nello studio dell’avvocato Cristina Rossello e non ha ancora fissato un calendario delle eventuali audizioni, anche Premafin ha fatto sapere «di non essere in possesso di informazioni riferibili a detti accordi » e si riserva ogni valutazione in merito. Sempre venerdì scorso, l’ad di Unipol, Carlo Cimbri, interpellato dai cronisti all’uscita di Mediobanca, dove si era recato per analizzare l’andamento della ricapitalizzazione, si è mostrato fiducioso sul fatto che non ci saranno contraccolpi per l’operazione. «Perché dovremmo essere preoccupati? Abbiamo già detto che non siamo a conoscenza di alcun accordo », ha affermato Cimbri, precisando anche di non conoscere l’avvocato Rossello, che è anche segretario del patto di Mediobanca. «È un avvocato che non ha mai partecipato a riunioni e incontri e non è mai stata coinvolta nell’operazione né per conto di Premafin né per Mediobanca». È possibile dunque che nei prossimi giorni il pm Orsi voglia ascoltare la versione dei fatti dello stesso Nagel. (riproduzione riservata)