“Siamo pronti a ridurre i prezzi della rc auto, nell’ambito di un’azione congiunta, di “sistema” che aggredisca alla radice quelle componenti strutturali che mantengono elevato il costo dei sinistri” in questa fase di crisi”. Lo ha detto il presidente dell’Ania, Aldo Minucci, nel corso dell’assemblea annuale.
“Dopo 5 anni consecutivi di riduzione, dal 2005 al 2009, nel corso dei quali il prezzo medio della copertura rc auto è diminuito di quasi il 12%, il prezzo è aumentato del 4,7% nel 2010 e del 5,8% nel 2011“. “Nel 1° trimestre del 2012 il volume dei premi è aumentato dell’1,4% rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente. Questa evidenza segnala una tendenziale stabilizzazione del prezzo della rc auto in corso“, ha proseguito.
Rimane stabilmente tra i più elevati, nel confronto europeo, il livello di imposizione indiretta sui premi assicurativi in Italia. In media, la tassazione complessiva per il ramo rc auto sfiora ormai il 26% nel nostro Paese.
Nel dettaglio, sui premi Rc auto in Italia gravano oneri fiscali (12,50%) e parafiscali (10,50%) per un’aliquota complessiva pari al 23%, valore che si conferma superiore rispetto alla media europea (18%). Peraltro, il valore percentuale dell’onere fiscale non tiene conto degli aumenti deliberati a livello locale dalle numerose province italiane che si sono avvalse della facoltà, loro attribuita dalla normativa sul federalismo provinciale, di aumentare o diminuire l’aliquota del 12,50% di 3,5 punti percentuali.
Alla fine dello scorso aprile soltanto 20 province italiane non avevano deliberato alcun aumento di aliquota, mentre solo 3 erano quelle che avevano provveduto a ridurla. Nel 2011 il gettito dell’imposta è stato pari, secondo la Banca d’Italia, a 2,3 miliardi, il 17,5% in più rispetto al 2010. La tassazione risulta più attenuata nel Regno Unito (6%), in Spagna (8,15%) e in Olanda (9,7%). Un valore di poco superiore alla media si registra in Germania (19%), mentre in Francia l’aliquota complessiva ha superato il 34%.
Nel 2012, la raccolta premi totale – nei rami danni e vita del lavoro diretto italiano – potrebbe attestarsi a 106,6 miliardi di euro (-3,3% rispetto al 2011), con un’incidenza dei premi sul Pil in calo al 6,74% dal 6,98% del 2011.
Nel 2012 la raccolta premi danni complessiva dovrebbe ammontare a 36,4 miliardi e l’incidenza rispetto al Pil dovrebbe rimanere sugli stessi livelli del 2011 (2,3%). Nel settore vita, dopo il calo del 18% registrato nel 2011, i premi contabilizzati potrebbero ridursi nell’ordine del 5% nel corso del 2012 per effetto sia della limitata capacità di risparmio delle famiglie italiane sia dell’accesa competitività dei prodotti offerti dal settore bancario, più incline a commercializzare i propri strumenti di raccolta per rafforzare i cuscinetti di liquidità. Nell’ipotesi che i tassi di interesse a breve termine (BOT a 3 mesi) rimangano sul livello dell’1% come alla fine di maggio e che non si aggravino le tensioni sui mercati finanziari, è possibile ipotizzare che il tasso di riduzione finora registrato rallenti ulteriormente e che, a fine anno, si arrivi a un calo dei premi contabilizzati di circa il 6,5%, per un volume pari a 53 miliardi di euro (contro i 56,7 miliardi del 2011). Complessivamente il volume dei premi contabilizzati del settore vita potrebbe sfiorare i 70 miliardi di euro e l’incidenza di tale raccolta rispetto al Pil scenderebbe dal 4,67% del 2011 al 4,44% del 2012.
Nel 2011, la raccolta premi del lavoro italiano ed estero, diretto e indiretto, delle imprese di assicurazione italiane, al lordo delle cessioni e retrocessioni, e’ diminuita dell’11,9% (+8,4% nel 2010). Il calo è concentrato nei rami vita, i cui premi sono diminuiti del 18%, come risultato della riduzione del reddito disponibile delle famiglie e dell’aumento dei tassi di interesse sui titoli di Stato. I premi dell’assicurazione danni sono invece aumentati del 2,5% nello scorso anno (+2,4% nel 2010). Nel complesso, continua l’Ania, la raccolta netta, definita come la differenza tra i premi e le somme pagate e la variazione delle riserve per somme da pagare, è stata pressoché nulla, mentre era stata positiva per circa 23 miliardi all’anno nel 2009 e nel 2010.
Il risultato dell’esercizio del settore assicurativo italiano nel 2011 evidenzia una perdita, al netto delle imposte, pari a 3,7 miliardi (-700 milioni nell’anno precedente). Il Roe complessivo del settore è stato pari a -7,2% (-1,4% nel 2010). Le imprese di assicurazione disponevano alla fine del 2011 di un margine di solvibilità pari a 45 miliardi, a fronte di un capitale richiesto di 22,1 miliardi.
“Pur in un contesto difficile – ha affermato Minucci – le compagnie assicurative hanno continuato a investire in titoli di Stato, anche per l’esistenza di un’opportuna misura anticiclica – introdotta nel 2008 – che limitava gli effetti delle oscillazioni dei prezzi sulla valutazione economica e patrimoniale dei titoli in portafoglio”. “All’inizio dell’anno in corso, la norma è stata modificata per permettere l’integrale sterilizzazione della volatilità dei prezzi, limitandone però la portata ai soli titoli pubblici e allungandone la validità fino all’introduzione di Solvency II. Malgrado la forte perdita dell’esercizio – ha proseguito Minucci – il livello di capitalizzazione delle nostre compagnie si è mantenuto ben al di sopra dei requisiti di solvibilità. A dicembre, il volume dei mezzi propri era pressoché doppio del margine richiesto, anche senza tener conto dei benefici introdotti dalla citata misura anticiclica“, ha concluso.
All’assemblea Ania è intervenuto, come di consueto, anche il presidente dell’ISVAP Giancarlo Giannini, che si è soffermato sulla questione rca. In relazione ad alcune di tali norme l’ISVAP sta lavorando all’emanazione dei decreti attuativi “sforzandosi di rispettare la ratio che ha mosso il legislatore; ma, come c’è stato ricordato poc’anzi, alcune interpretazioni diramate alle imprese sono state qualificate dall’ANIA come illegittime in quanto le prescrizioni contenute nelle norme mirerebbero solo a svolgere una mera funzione di trasparenza nei confronti dei consumatori. Il TAR potrà risolvere il problema dal punto di vista giurisdizionale ma non è questo il punto”. La questione delle tariffe rca, ha detto Giannini, “non potrà essere risolta dal legislatore o dall’Autorità di vigilanza: le imprese devono fare al meglio la loro parte aumentando l’efficienza nella liquidazione dei sinistri e fronteggiando le troppe frodi”. Il settore dell’RcAuto, ha aggiunto Giannini, rappresenta “il tallone d’Achille del settore assicurativo e alle imprese, che già sono state interessate dai provvedimenti dell’Autorità’ di vigilanza, è richiesto ‘uno sforzo ulteriore”.
Claudio De Vincenti, sottosegretario allo Sviluppo Economico ha invitato le imprese di assicurazione ad utilizzare ‘parte delle riserve assicurative’ nei project bond ai fini di rilanciare lo sviluppo delle infrastrutture in Italia. De Vincenti ha sottolineato anche come le nuove norme sul meccanismo del bonus malus per la rca introdotte con il Dl liberalizzazioni “hanno un impatto di equità” e l’interpretazione che ne ha dato il ministero e l’Isvap “è coerente con il decreto legge ed è un contributo a migliorare il funzionamento della norma stessa”.