Con un Core Tier 1 che è compreso tra il 5,7 e l’8,9%
La tanto attesa pubblicazione degli stress test compiuti dall’Autorità bancaria europea (Eba) su 90 banche, rappresentanti il 65% dell’intero settore creditizio del continente, per saggiarne la solidità patrimoniale, in caso di grave e prolungata crisi sistemica, sono arrivati. I risultati sono incoraggianti. Tutte le 5 banche italiane (Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banca Mps, Banco popolare e Ubi banca) sono state promosse a pieni voti; bene anche le banche francesi e inglesi. Solo 8 banche europee non hanno superato i test. Per superarlo, la soglia minima del Core tier 1 (il coefficiente relativo al patrimonio di migliore qualità) è stata fissata al 5%. Questi gli esiti per le 5 banche italiane: Intesa Sanpaolo 8,9%, Unicredit 6,7%, Banca Mps 6,3%, Ubi banca 7,4%, Banco popolare 5,7%. «Siamo molto soddisfatti dei risultati, siamo convinti che il test sia severo, più severo dello scorso anno, che abbiamo applicato con piena adesione alle regole previste in Europa e conferma quanto abbiamo da tempo sostenuto: il sistema è in grado di resistere agli stress», ha commentato a caldo il direttore generale di Bankitalia, Fabrizio Saccomanni. «Le banche italiane hanno margini sufficienti per assorbire ulteriori aggravamenti delle condizioni di mercato, proprio per la natura prevalente della loro attività, mirata all’economia reale e radicata sul territorio». L`Italia «si impegna a salvaguardare la stabilità finanziaria e a contribuire a ulteriori miglioramenti della capacità di resistenza del settore bancario, considerando tali aspetti parti integranti della strategia comunitaria», ha sottolineato, a sua volta, il ministero dell’economia. «Tutte le banche italiane sono state promosse, confermando di essere solide, pronte ad affrontare il futuro», è stato il commento del presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari. «Questa dimostrazione di solidità è un ulteriore contributo che le banche danno al Paese in un momento complesso». Solo 8 banche europee non hanno superato gli stress test dell’Eba. Avranno bisogno di 2,5 miliardi di euro complessivi per rafforzarsi. Sono cinque (su 8 totali) banche spagnole (le casse di risparmio Caja Mediterraneo (Cam), CatalunyaCaixa, Unnim e CajaTres, insieme al Banco Pastor), due greche (Ate, una banca agricola e Eurobank) e una tedesca (Landesbank Hessen-Thueringen (Helaba), che però contesta i risultati e sostiene di aver superato l’esame. Il basso numero di banche che non ha superato i test riflette il fatto che gli istituti nell’ultimo anno, hanno fatto di tutto per aumentare i propri capitali in vista dell’esame dell’Eba. Quest’ultima ha infatti rivelato che le banche coinvolte nei test hanno effettuato una ricapitalizzazione da circa 60 mld euro nei primi quattro mesi del 2011, aggiungendo che se l’esame fosse stato condotto sulla base delle posizioni finanziarie del 31 dicembre 2010, ben 20 banche non avrebbero avuto i requisiti richiesti, per un ammanco totale di 26,8 mld euro. A rendere meno rigidi gli stress test ha contribuito anche l’assunzione di alcuni presupposti benevoli nel valutare gli scenari macroeconomici. Per esempio, i test hanno valutato uno scenario avverso che prevedeva un tasso di disoccupazione in Spagna pari al 21,3% nel 2011 e al 22,4% nel 2012, dopo che questo si è attestato al 21,29% alla fine del primo trimestre. L’Eba ha però sottolineato che 16 banche europee hanno superato gli stress test solo di giustezza, con un Core tier 1 compreso tra il 5 e il 6%, appena oltre la soglia minima del 5%. Questi istituti di credito, secondo l’Eba, dovranno quindi provvedere a misure di rafforzamento del capitale. L’Autorità bancaria europea ha anche fornito un dato sull’esposizione degli istituti di credito: le maggiori banche europee hanno un’esposizione totale di circa 200 mld euro nei confronti dei tre paesi più colpiti dalla crisi del debito dell’Eurozona; di questi, 100 mld riguardano l’esposizione alla Grecia, il resto è diviso tra Irlanda e Portogallo. Secondo l’Eba poi, il 67% delle esposizioni totali al debito sovrano greco è nei portafogli delle banche del paese, con poco più di 30 mld euro in mano agli istituti fuori dallo stato. Le banche straniere hanno un’esposizione di altri 17 mld euro. Simile lo scenario per Portogallo e Irlanda. Le banche domestiche hanno il 63% del totale delle esposizioni di 43,2 mld euro al debito sovrano portoghese, mentre gli istituti irlandesi detengono il 61% su un totale di 52,7 mld euro di esposizioni al debito del paese. Ma per uno scenario che diventa più sereno, altri restano ancora bui: ieri, per esempio, si è registrato un generale nervosismo dei mercati, che ha portato lo spread Btp-bund a oscillare tra 290 e 304 punti base. Quanto al piano di risanamento dei conti della Grecia, dopo l’annuncio di giovedì che non ci sarebbe stato alcun vertice europeo nel fine settimana, ieri è circolata l’ipotesi (poi confermata) che i leader dell’Eurozona si incontrino giovedì prossimo. L’obiettivo sarà di approvare un piano per il coinvolgimento del settore privato nel secondo pacchetto di salvataggio a favore di Atene.