Il fondo Previndai eroga oltre mille pensioni all’anno ai dirigenti. E protegge gli iscritti perché le nuove tabelle di conversione coprono solo i contributi futuri
di Carlo Giuro
È una delle realtà di lungo corso più stabili e soddisfacenti nel complesso mondo previdenziale italiano. È Previndai, fondo pensione preesistente dei dirigenti industriali il cui rapporto di lavoro è regolato dal contratto collettivo di lavoro stipulato da Confindustria e Federmanager. «Peraltro, la forte mobilità che caratterizza la categoria dirigenziale fa sì che anche i lavoratori non in attività possono mantenere l’iscrizione e integrare la propria posizione con versamenti volontari a loro carico. Il fatto che questi ultimi siano in numero proporzionalmente significativo rispetto alla totalità degli iscritti, circa 25.500 su 77.700, pur avendo in gran parte maturato il diritto al riscatto ovvero al trasferimento ad altro fondo, sta a significare quanto elevato sia il grado di soddisfazione per il livello di servizio complessivamente fornito dal fondo», dice Elio Schettino, vicepresidente di Previndai. Sul fronte della gestione «Previndai nei mandati finanziari si è da sempre autonomamente assoggettato al rispetto dei dettami dei decreti ministeriali vigenti pur essendo a ciò non obbligato sino al 31 maggio dello scorso anno, quando l’efficacia del decreto si è estesa anche ai fondi preesistenti», aggiunge Schettino La peculiarità principale che caratterizza i fondi preesistenti è data dalla possibilità di continuare a gestire le risorse tramite lo strumento assicurativo tradizionale. Le polizze di ramo I o V hanno rappresentato una soluzione preziosa per la tutela del risparmio previdenziale, in particolare in momenti di forte volatilità dei mercati finanziari. Qual è l’architettura finanziaria di Previndai? «È un’architettura composita e complessa, in quanto dall’inizio del 2005 allo storico comparto assicurativo sono stati affiancati due comparti finanziari: bilanciato e sviluppo, rispettivamente caratterizzati da un’esposizione massima in azioni del 40% e del 75%», spiega Schettino. Inoltre, a ciascun iscritto è stata data la possibilità di suddividere la propria posizione su più comparti. Un tema che riguarda da vicino i preesistenti è quello delle rendite. «Previndai oggi ha oltre mille rendite in godimento e il loro numero è in continua e rapida crescita. A ogni contributo versato è associata una tabella di coefficienti di conversione in rendita, che resta garantita anche in caso di adozione di una nuova tabella: quest’ultima vale infatti solo per i nuovi contributi e non per l’intera posizione. Tale caratteristica è fondamentale per evitare la cosiddetta soluzione finestra che si avrebbe qualora l’introduzione di una nuova tavola si applicasse all’intero portafoglio in fase di accumulo», sottolinea Schettino, che per il rilancio della previdenza integrativa italiana punta sulla leva fiscale. «La recente riforma della fiscalità dei fondi comuni, non accompagnata da analoga riforma per i fondi pensione, sta a dimostrare poca attenzione nei confronti di questi ultimi. Entrando nel particolare della dirigenza industriale, anche il limite di deducibilità fiscale dei contributi, fermo ormai da oltre 10 anni, non giova». (riproduzione riservata)