Tutto è iniziato col venerdì nero del 24 giugno quando le banche sono finite al tappeto. Spread, Cds e continui crolli segnalano l’allarme rosso
MAURO BOTTARELLI
Nel suo attacco di ieri contro le società di rating e il downgrade del Portogallo, il presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso ha parlato di «un elemento speculativo aggiuntivo alla situazione della zona euro, già alle prese con la crisi debiti sovrani». Un allarme non solo per Grecia e Portogallo, ma soprattutto per l’Italia, da una settimana finita chiaramente nel mirino. Ieri il rendimento del Btp decennale ha rotto la soglia psicologica del 5% – esattamente il 5,087 – con un aumento dell’1,817%, mentre il nostro cds sovrano a cinque anni scontava un aumento di 20 punti base sul giorno precedente, toccando quota 214,70 pbs. Un segnale chiaro. Quello in atto sull’Italia è il primo vero movimento speculativo in grande stile e la sua data d’inizio ci riporta a due venerdì fa, il Black Friday delle banche italiane in Borsa, che ha costretto Consob a muoversi.
La speculazione può attaccare un Paese in tre modi: scaricando il suo debito, acquistando Bund per divaricare lo spread con i titoli di Stato oppure shortando i titoli bancari. Ci sono poi le dark pools, ovvero i circuiti elettronici non regolamentati (scambi otc) in mano alle grandi banche, dove transita il 70% degli scambi e dove, per stessa ammissione della Consob, è dura vietare la vendita allo scoperto. Fino al giorno prima del grande attacco, i titoli bancari italiani scendevano, ma erano venduti normalmente con put e call. Peccato che hedge funds e grandi player non utilizzino il mercato classico e sui circuiti otc i titoli più trattati, a fronte di una Borsa che capitalizza pochissimo a livello globale, sono tutti italiani da almeno una settimana: Intesa, Unicredit, Mps, Enel, Telecom, Mediaset, Generali, Ubi, Terna. Questo significa che grandi players sono attivi sul nostro Paese in attesa di qualcosa: crisi di governo, esplosione dello spread Btp-Bund, downgrade di qualche banca, un’indicazione non gradita per la successione a Bankitalia o, peggio, l’impasse sulla nomina.
Non ultima, qualche mossa dei poteri forti in seno alla governance di Generali e alla sua cassaforte di controllo. Per ora il titolo del Leone è meno attivo degli altri sulle dark pools, visto che gli operatori ottengono prezzi identici sia sugli otc, sia sui circuiti come Borsa Italiana. Ma questo non significa essere al riparo, come facevano notare martedì gli osservatori più maliziosi (prendendo spunto da un report di Jp Morgan). Non tutti gli operatori, come chi lavora sui cfd, prova prima il dark. I grandi players attivi in questi giorni giocano solo al buio: immetti un ordine e vedi se questo viene eseguito, senza farlo vedere agli altri. Sapendo bene dove scommettere. Per esempio su Unicredit, Eni e Intesa, titoli in cui da giorni si trova liquidità. E il profondo rosso di ieri del Ftse Mib, trascinato dai bancari, a fronte dei cali più contenuti in Europa, parla la lingua di un quasi assedio che si sta per stringere