Il volume della domanda complessiva di mutui da parte delle famiglie italiane nel primo semestre del 2011 ha segnato una contrazione dell’8% rispetto allo stesso periodo del 2010, quando il calo era stato del 4% rispetto ai primi sei mesi del 2009. Nel secondo trimestre dell’anno la diminuzione delle richieste è ben più pesante (-14% rispetto al pari trimestre 2010, ponderato a parità di giorni lavorativi), con il picco negativo toccato proprio nel mese di giugno, che con una contrazione del 17% ha fatto segnare il dato di decremento più consistente a partire dal gennaio 2007.
Questo è quanto emerge dal barometro Crif della domanda di mutui, elaborato sulla base del patrimonio informativo di Eurisc, il Sistema di Informazioni Creditizie di Crif che raccoglie i dati relativi a oltre 77 mln di linee di credito.
Secondo il Crif è evidente che il calo della domanda di finanziamenti da parte degli italiani per l’acquisto di immobili residenziali sia strettamente legato alla crisi economica iniziata nella seconda metà del 2008. La lettura della dinamica in atto è che, a causa della concomitanza di una serie di fattori (dalla perdurante congiuntura economica negativa alla crisi dei mercati finanziari, dalla debolezza del mercato del lavoro nazionale alle prime avvisaglie di rialzo dei tassi da parte della Bce) le famiglie italiane abbiano rallentato bruscamente la propensione a richiedere mutui per finanziare l’acquisto di un’abitazione, che nel nostro Paese da sempre rappresenta una forma di investimento appetibile. Per il futuro immediato le prospettive di ripresa della domanda di mutui sono ancora deboli e per i prossimi mesi è plausibile che i comportamenti delle famiglie possano essere ancora improntati ad una sostanziale cautela, in attesa di valutare meglio l’evoluzione del quadro economico.
“In questo scenario di sostanziale debolezza, il mercato dei mutui e dei prestiti rischia di venire ulteriormente penalizzato anche da provvedimenti normativi che potrebbero determinare una pesante restrizione del credito disponibile“, commenta Enrico Lodi, d.g. Credit Bureau Services di Crif. “Nello specifico, all’interno del decreto sviluppo recentemente approvato, tra gli emendamenti accolti ve ne è uno, l’8 bis, che pretendendo la cancellazione di una serie di informazioni sui pagamenti dei finanziamenti dalle centrali rischi pubbliche e private renderà più difficilmente distinguibili i cittadini e le imprese che rimborsano regolarmente i propri finanziamenti da coloro i quali non lo fanno. In questo modo gli intermediari finanziari, non potendo più distinguere chiaramente cittadini e imprese affidabili da quelli che non lo sono, per cautelarsi saranno costretti a restringere il credito disponibile e a chiedere maggiori garanzie, a danno in particolare di coloro i quali rimborsano regolarmente i loro finanziamenti, cioè il 95% dei consumatori e delle imprese italiane. Il nuovo credit crunch che ne conseguirebbe finirebbe con l’avere impatti penalizzanti sul già magro Pil nazionale previsto per l’anno in corso”.