MetLife, la più grande compagnia di assicurazione statunitense ha messo in vendita le operazioni bancarie per evitare il giogo della normativa nota come “too big to fail” (troppo grande per fallire), facilmente applicabile al colosso americano.
Lo scorso giovedì la compagnia ha annunciato la probabile vendita delle operazioni di deposito bancario, che comprendono risparmi e conti del mercato monetario. MetLife continuerà a sottoscrivere mutui sulla casa al fine di mantenere una certa diversificazione del portafoglio.
L’assicuratore americano ha scelto Deutsche Bank, che recentemente si è occupata del processo di vendita della banca online ING Direct USA, per gestire la transazione. Una fonte ha rivelato che proprio alcune delle società che hanno perso terreno in seguito alla vendita di ING Direct potrebbero essere interessate all’acquisto delle operazioni di MetLife, fra cui Ally Financial e CIT Group, che però hanno preferito non commentare la notizia.
Una delle questioni sollevate dagli esperti riguarda il business combinato di prodotti assicurativi vita e bancari di MetLife. Molti dei clienti dei servizi bancari forniti da MetLife, infatti, usufruiscono anche dei prodotti assicurativi, ed è pertanto difficile pensare che possano mantenere i propri depositi una volta cessato il business bancario.
Il settore bancario è uno dei più deboli della compagnia. Al 30 giugno 2011, MetLife era la settima holding statunitense in termini di assets, secondo la Federal Reserve, ma la banca del gruppo non rientra nemmeno nella top 50, generando appena il 2% dei risultati del gruppo.
“Non riteniamo appropriato che il nostro business, in gran parte assicurativo, venga regolamentato da normative pensate per gli istituti di credito”, ha commentato il ceo di MetLife Steve Kandarian in una nota. Kandarian ha poi aggiunto che è fondamentale per la compagnia operare allo stesso livello dei competitor, ovvero evitando la normativa che impone ai grandi gruppi requisiti più severi in termini di capitale e controllo del rischio per evitarne il fallimento. Questo impianto normativo impone maggior accortezza nella sottoscrizione del business e decisioni più conservatrici, sostengono i detrattori della normativa.
Secondo FBR Capital Markets, MetLife potrebbe finire sotto il giogo della normativa “too big to fail” anche dopo la vendita delle operazioni bancarie, ma sotto standard diversi rispetto al settore finanziario, potenzialmente più favorevoli agli azionisti.
Il legislatore americano sta ultimando la definizione dei criteri che porteranno a classificare alcuni istituti di credito come “sistemicamente importanti” (SIFI), classificazione che potrebbe essere completata entro la fine dell’anno.
Proprio per le operazioni bancarie che conduceva, MetLife era stata considerata come una possibile istituzione SIFI . Altri assicuratori, come Allstate, hanno venduto o hanno messo in vendita le banche di gruppo proprio per evitare le restrizioni della nuova normativa.