I cinque maggiori istituti nazionali superano il test Ue. Bankitalia assicura: resisteranno anche in caso di un ulteriore aumento del rischio sul debito sovrano. Ma restano i dubbi sulla credibilità dell’esame europeo
di Francesco Ninfole e Raffaele Ricciardi
Il risultato degli stress test dà fiducia alle banche italiane. I cinque maggiori istituti del Paese hanno superato la prova con un buon margine e hanno incassato il giudizio positivo di Bankitalia sulle prospettive future. «Anche un forte inasprimento del rischio sovrano non intaccherebbe la loro solidità», ha detto Fabrizio Saccomanni, direttore generale di Via Nazionale. In Europa invece le banche bocciate sono state otto (cinque spagnole, due greche e un’austriaca), cui va aggiunto il caso della tedesca Helaba, che non ha dato l’assenso alla pubblicazione dei risultati. Alla prova dei mercati c’è però ora proprio la credibilità dell’esame condotto dall’Eba: l’anno scorso il test non aveva individuato la crisi delle banche irlandesi (nessun gruppo di Dublino era tra i sette bocciati). A livello europeo le attese del mercato erano per un numero superiore di banche (circa 10-15) sotto l’asticella di un Core tier 1 al 5% (a fine 2012) in caso di scenario avverso. Anche le ricapitalizzazioni imposte alle otto banche per arrivare alla soglia minima sono inferiori alle previsioni: soltanto 2,5 miliardi (contro i 3,5 miliardi di un anno fa) dovranno essere iniettati negli istituti entro l’anno. L’Eba ha già spiegato che «questo ammontare non è sufficiente per risolvere le vulnerabilità potenziali del settore bancario». Anche per questo motivo l’Authority guidata da Andrea Enria ha individuato altre 16 banche che mostrerebbero, in caso di scenario avverso, un Core tier 1 compreso tra il 5 e il 6%. Tra queste c’è una sola italiana: il Banco Popolare avrebbe un indice del 5,7%, ma l’istituto ha già avviato misure che, come comunicato dall’Eba, lo porteranno al 6,2%. Così non saranno necessarie misure extra, come la restrizione al pagamento dei dividendi, che invece sono previste per gli istituti che resteranno nella fascia del 5-6%. Oltretutto, ha ricordato Saccomanni, «il Banco Popolare ha una esposizione del tutto marginale verso i Paesi con il debito sotto pressione», altra condizione richiamata dall’Eba. Le altre italiane hanno tutte evidenziato valori oltre la soglia del 6%. Il buon andamento della prova era stato anticipato dal governatore Draghi ed è stato confermato dai numeri dell’Eba: la media ponderata del Core tier 1 post-stress per i cinque maggiori gruppi sarebbe del 7,3% a fine 2012. Questo risultato tiene conto delle misure di rafforzamento decise entro aprile di quest’anno (il governatore Draghi, nel suggerire gli aumenti di capitale, aveva ricordato proprio la scadenza degli stress test). Nel dettaglio, in uno scenario avverso Intesa Sanpaolo avrebbe comunque un Core tier 1 dell’8,9%, Ubi Banca del 7,4%, Unicredit del 6,7%, Mps del 6,3%, il Banco Popolare appunto del 5,7%. Il coefficiente patrimoniale medio dei cinque gruppi risulterebbe del 7,9%, includendo ulteriori risorse patrimoniali non inserite nella definizione di Core Tier 1 dello stress test, ma «caratterizzate da elevata capacità di assorbire le perdite», secondo Bankitalia. «Lo stress test conferma l’adeguatezza della capitalizzazione del sistema bancario nazionale», ha aggiunto Saccomanni. «Speriamo che l’esito della prova ridimensioni l’eventuale pressione specifica sulle banche italiane, che già si alimenta per il fatto che le condizioni di finanziamento delle banche sui mercati internazionali sono aggravate dalla crescita degli spread sui sovrani». In ogni caso, «i risultati confermano che le banche italiane hanno margini sufficienti per assorbire ulteriori peggioramenti delle condizioni di mercato, grazie alla loro prevalente natura di banche radicate nell’economia reale e sul territorio». La maggior parte della pressione di Bankitalia sul rafforzamento patrimoniale potrebbe essere dunque alle spalle: «Non c’è niente da fare nell’immediato. Per il regolatore rimane il compito di seguire l’evoluzione di realtà che sono in costante movimento», ha concluso Saccomanni. Apprezzamenti sui risultati sono arrivati anche dal Tesoro, mentre il presidente dell’Abi Giuseppe Mussari ha detto che le banche italiane sono «solide e pronte ad affrontare il futuro, anche nell’eventualità di un severo peggioramento del ciclo economico, come nello scenario ipotizzato dall’Eba». Tra i principali gruppi europei il migliore è il Bbva (Core tier 1 al 9,2% a fine 2012 sotto stress), che ha superato l’altra banca spagnola Santander (8,4%). Tra le big francesi si è distinta Crédit Agricole (8,5%), davanti a Bnp Paribas (7,9%) e a SocGen (6,6%), mentre tra le tedesche Deutsche Bank è arrivata al 6,5%. Tra le britanniche Hsbc è arrivata all’8,5%, davanti a Lloyds (7,7%), Barclays (7,3%) e Rbs (6,3%). L’Eba ha poi reso noto che il 67% delle esposizioni totali al debito sovrano greco è nei portafogli delle banche elleniche, mentre poco più di 30 miliardi in quelli degli istituti al di fuori del Paese. Le banche straniere hanno un’esposizione di altri 17 miliardi nei confronti degli istituti ellenici. Proprio la mancata considerazione di un default di Atene è stata considerato uno dei principali difetti del test. Le Autorità Ue sono convinte di aver effettuato un esame più rigoroso del precedente. Ma ora bisogna convincere i mercati. (riproduzione riservata)