L’Italia della Sanità? Due Paesi diversi in uno. Non lascia molte speranze “Saniregio2”, il modello econometrico adottato da Cerm – centro studi indipendente su competitività, regole e mercati – per confrontare il grado di efficienza si spesa e di qualità dei sistemi sanitari delle Regioni italiane.
Secondo l’analisi del Cerm in cinque Regioni il gap di efficienza e qualità risulta particolarmente elevato (Campania, Sicilia, Puglia, Calabria e Lazio) mentre l’Umbria è la Regione individuata dal Cerm come modello per la gestione della Sanità.
L’Umbria occupa infatti il primo posto tra le regioni italiane sia per la capacità di controllo della spesa (spesa pro-capite più bassa) sia per l’alta qualità delle prestazioni erogate (efficacia degli interventi sanitari, livello di soddisfazione dell’assistenza sanitaria, andamento della mobilità e rischio di ospedalizzazione).
Per raggiungere il benchmark rappresentato dall’Umbria, la Campania dovrebbe ridurre la spesa di oltre il 34% e contestualmente aumentare la qualità di quasi il 90%, mentre la Sicilia dovrebbe tagliare la spesa di oltre il 24% con un incremento della qualità del 90%.
In Puglia sarebbe necessario invece ridurre la spesa di quasi il 24% e aumentare la qualità di oltre il 96% mentre in Calabria si dovrebbe mettere mano alle forbici per poco più del 15% della spesa attuale, incrementando la qualità di oltre il 132% (più che raddoppiarla, quindi). Infine in Lazio si dovrebbe ridurre la spesa di quasi il 13% e aumentare la qualità di oltre il 76%. Nel complesso, le cinque Regioni più devianti – sottolinea la ricerca del Cerm – potrebbero liberare risorse per circa 9,4 miliardi all’anno, più del 77% delle risorse, oltre 12 miliardi equivalenti a circa lo 0,8% del Pil.