di Gianluca Zapponini
Le nuove misure in materia di previdenza rosa non potevano che suscitare una girandola di commenti. Alcuni, non privi di riserve, sbilanciati in favore del progressivo aumento a 65 anni del requisito di vecchiaia per le lavoratrici del settore privato a partire dal 2020. Altri, invece, decisamente più critici. A vedere di buon occhio l’aumento della soglia d’accesso alla pensione è la senatrice di Fli, Maria Ida Germontani che, interpellata da MF-Milano Finanza, fa sapere di essere «favorevole all’innalzamento dell’età pensionabile, sia nel pubblico che nel privato, sia per gli uomini che per le donne». «Ritengo», spiega Germontani, «che per un fondamentale principio di pari opportunità debbano essere equamente ripartiti diritti e doveri». Un obiettivo cui però deve corrispondere, precisa Germontani, un vantaggio concreto per le lavoratrici. «Le maggiori entrate che derivano dall’innalzamento dell’età pensionabile delle donne», prosegue la parlamentare di Fli, «devono essere rigorosamente vincolate nel già previsto Fondo strategico e destinate sia a interventi mirati per coniugare lavoro e famiglia sia ad agevolazioni fiscali sul reddito da lavoro femminile». Più scettico il capogruppo Pd in commissione lavoro alla Camera, Cesare Damiano. L’ex ministro del Lavoro vede più di un’ombra sulle nuove regole e, anzi, propone di inserire nel testo uno sconto di un anno sulla pensione per ogni figlio o per ogni portatore di handicap presente in casa. Secondo Damiano occorre pensare a «una norma di ritorno a vantaggio delle donne e dei risparmi che possono derivare dal progressivo innalzamento dell’età pensionabile verso i 65 anni». Di qui la sua controproposta, volta a escludere il buen ritiro prima dei 62 anni e che prevede «un’elasticità fin verso ai 68-70 anni» accompagnata tuttavia da incentivi per chi decide di lavorare oltre i 65 anni. In questo modo, secondo Damiano, sono le persone a decidere il momento di andare in pensione. Per il deputato Pdl, Giuliano Cazzola, infine, il progressivo spostamento dell’età pensionabile delle donne «è molto lento», eccessivamente lento, e quindi non in grado di «creare particolare preoccupazione». (riproduzione riservata)