Addio al maturato. E i prodotti di casa sono finalmente equiparati agli strumenti di diritto estero. Novità anche per i non armonizzati
Via alla rivoluzione fiscale dei fondi. Da oggi i prodotti di diritto italiani sono equiparati a tutti gli effetti agli strumenti del gestito d’Oltralpe, con un meccanismo di tassazione che non va più a colpire (giornalmente) il maturato, bensì il realizzato. Viene così eliminato definitivamente quel disallineamento fiscale che per anni non solo ha penalizzato le performance dei fondi tricolori, ma ha anche favorito la crescita sul territorio dei prodotti esteri, sia puri sia roundtrip (fondi di diritto estero riconducibili a intermediari italiani).
A parlare sono i numeri diffusi da Assogestioni, l’associazione italiana delle Sgr guidata dal presidente Domenico Siniscalco, che nell’ultima rilevazione mensile vedono il peso nella Penisola dei fondi di diritto estero salire al 59,5% (266 miliardi di patrimonio su 448 miliardi di masse complessive), di cui il 39,6% riconducibile ai roundtrip. E pensare che nel 2006 i capitali gestiti dai prodotti esteri rappresentavano solo il 38% dell’industria. Segno evidente di una migrazione di capitali messa in atto dalle società di gestione italiane e che ha finito per penalizzare i prodotti di casa. Ora la speranza è che la riforma fiscale possa cambiare questo stato di cose. Ma ci vorrà del tempo per poterne valutare gli effetti.
Equiparato il meccanismo di tassazione, rimane da sciogliere il nodo del risparmio d’imposta: circa 4 miliardi di euro che potranno essere compensati con le ritenute derivanti dalla partecipazione ai fondi stessi. E considerando, che il patrimonio dei fondi di diritto italiano ammonta a 181 miliardi di euro, occorrerà generare capital gain per circa 32 miliardi al fine di azzerare tutto il risparmio d’imposta.
La riforma fiscale dei fondi, però, non si esaurisce nel semplice passaggio dal maturato al realizzato, ma introduce importanti novità anche per i prodotti di diritto estero non armonizzati, quali Sif, Qif e Pif (rispettivamente di diritto lussemburghese, irlandese e maltese). Se fino a ieri questa tipologia di strumenti era tassata ad aliquota marginale (praticamente gli eventuali capital gain concorrevano a formare reddito imponibile), da oggi sarà assoggettata a un’imposta sostitutiva del 12,5 per cento, come tutti i prodotti del gestito. Una mossa finalizzata a creare un mercato unico europeo dei fondi d’investimento, senza alcuna disparità di trattamento, ma che di fatto fa aumentare la concorrenza sul territorio nazionale. Mettendo a rischio un ramo dell’industria, quello degli hedge fund, che, entrato in crisi di raccolta nel 2008, non si è ancora ripreso