La raccolta premi del lavoro italiano ed estero, diretto e indiretto, delle imprese di assicurazione italiane, al lordo delle cessioni e retrocessioni, è aumentata a campione omogeneo dell’8,4% (27,1% nel 2009).

Lo ha reso noto l’ANIA nell’Assemblea 2011, tenutasi ieri, spiegando che l’aumento è concentrato nei rami vita, i cui premi sono aumentati dell’11%, come risultato della forte preferenza accordata, soprattutto nella prima parte del 2010, dai risparmiatori italiani alle tradizionali polizze di assicurazione che garantiscono agli assicurati la restituzione del capitale e il rendimento minimo concordato contrattualmente.

I premi dell’assicurazione danni sono aumentati a campione omogeneo del 2,5% (-1,9% nel 2009). Il risultato tecnico complessivo del lavoro diretto nei rami danni, negativo per 447 milioni, è stato pari a -1,3% dei premi di competenza (-0,2% nel 2009). In presenza di una stabilità delle spese di gestione, la diminuzione del rapporto tra oneri per sinistri e premi di competenza (dal 79,1% nel 2009 al 75,8% nel 2010, anche per la riduzione del 2,9% dell’onere dei sinistri) è stata più che compensata dal crollo degli utili da investimento (più che dimezzati rispetto al 2009) e dal contributo negativo della riassicurazione.

Nel comparto rc auto “si è tornati a un aumento della raccolta (+4,5% a 17 miliardi), frutto dell’inevitabile aggiustamento tariffario“. Il numero dei veicoli assicurati è rimasto sostanzialmente stabile rispetto al 2009 (-0,3%). Perciò, il prezzo medio unitario della copertura è aumentato del 4,8%. L’aumento segue una riduzione pari a -1,5% nel 2005, a -0,8% nel 2006, a -2,7% nel 2007, -3,6% nel 2008 e -3,9% nel 2009. Negli ultimi sei anni il prezzo medio dell’assicurazione r.c. auto si è, complessivamente, ridotto del 7,6%.

Nell’ultimo decennio molto di quello che, sul piano operativo, rientrava nell’autonomia di azione dell’industria assicurativa è stato fatto” per tenere sotto controllo le tariffe rc auto, e infatti “nel quinquennio 2005-2009” si è registrato “un calo del premio medio per l’assicurazione obbligatoria dell’11,8%“. Tuttavia “avevamo espressamente indicato che, in assenza dei necessari interventi, la pressione dei costi – ha sottolineato Cerchiai – sarebbe divenuta insostenibile e, quindi sarebbe stato inevitabile un aumento dei prezzi. Tale circostanza si è, purtroppo, inesorabilmente verificata“.

Nonostante gli aumenti delle tariffe nel 2010, ha messo in evidenza, “l’equilibrio economico non è stato ancora raggiunto. Per ogni 100 euro di premi incassati, infatti, le imprese hanno avuto costi per quasi 106 euro. Il costo medio dei sinistri pagati dalle compagnie è, in Italia, tra i più alti d’Europa, decisamente superiore a quello di Germania e Francia. E il costo medio, dal 2000 al 2010, è cresciuto del 45%”.

L’assicurazione rc auto – ha concluso Cerchiai – è parte del sistema del welfare del Paese. E’ cruciale che funzioni in maniera equa, efficiente, sostenibile”.

Nei rami vita il forte aumento dei premi si è associato con un aumento degli oneri relativi ai sinistri (16,8%) dovuto anche ad un aumento degli importi riscattati rispetto all’anno precedente (13,5%).

Nel complesso la raccolta netta, definita come la differenza tra i premi e le somme pagate e la variazione delle riserve per somme da pagare, è stata positiva e pari a 23,3 miliardi, in linea con il valore del 2009; nel 2007 e nel 2008 era stata invece negativa per importi che superavano i 10 miliardi.

 

Sulla previdenza complementare, “siamo ad oggi ben lontani dagli obiettivi che ci si era posti, sia in termini di adesioni (il 23% circa del totale dei lavoratori) sia in termini di contribuzione (il contributo medio pro-capite e’ all’incirca di 2.250 euro). E questo nonostante le famiglie italiane continuino a distinguersi per la loro propensione al risparmio“.

In Italia c’è “molto risparmio, ma poca previdenza integrativa. Il risparmio è risorsa preziosa. È  indispensabile, però, nella nuova realtà socio-demografica, impiegarlo con maggiore efficienza, finalizzandolo al soddisfacimento di bisogni reali, come quelli legati alla longevità e alla non autosufficienza. È  davvero interesse generale – ha concluso – promuovere il risparmio di lungo termine, in qualunque forma esso sia investito“.

Il risultato dell’esercizio del settore assicurativo italiano nel 2010 evidenzia una perdita al netto delle imposte pari a 700 milioni, mentre registrava un utile pari a 3,9 miliardi nell’anno precedente. Il ROE complessivo del settore è stato pari a -1,5% (8,5% nel 2009).

Le imprese di assicurazione disponevano alla fine del 2010, di un margine di solvibilità pari a 46,6 miliardi, a fronte di un capitale richiesto di 21,2 miliardi. In particolare, il margine posseduto per i rami vita (27,4 miliardi) era pari a 1,88 volte (1,98 nel 2009) il minimo richiesto ai sensi di legge (14,6 miliardi). Nei rami danni il margine posseduto (19,1 miliardi) era pari a 2,89 volte (2,85 nel 2009) il margine minimo di solvibilità da costituire (6,6 miliardi).

Nel 2011, la raccolta premi totale (danni e vita) del lavoro diretto italiano dovrebbe raggiungere i 122 miliardi di euro, in lieve calo (2,9%) rispetto all’anno passato, secondo le stime dell’ANIA; l’incidenza di tali premi sul Pil sarebbe pari al 7,83%, in riduzione rispetto all’8,13% del 2010. La più lenta ripresa economica del nostro paese e i timori di un rischio di contagio connesso alla crisi dei debiti sovrani potrebbero influire negativamente sulla raccolta complessiva dei premi assicurativi, soprattutto nei rami vita.

Nel ramo danni i premi contabilizzati nel 2011 potrebbero crescere del 2,4%, in linea con quanto registrato nel 2010 (+2,2%). Questo sviluppo continua a essere influenzato dall’evoluzione dei premi del ramo rc auto che costituisce circa la metà di tutti i premi danni.

Nell’rc auto l’ANIA stima un aumento della raccolta premi nell’ordine del 4%-5% come conseguenza degli aumenti tariffari. Nel 2011 la raccolta premi danni complessiva dovrebbe così arrivare a 36,7 miliardi e l’incidenza rispetto al Pil aumentare solo lievemente, passando dal 2,31% del 2010 al 2,35% del 2011.

Nel ramo vita, dopo la forte crescita osservata nel 2009 e 2010 come effetto di una forte domanda da parte degli assicurati di prodotti tradizionali a rendimento minimo e di un’offerta diversificata di tali prodotti da parte del canale bancario, i premi nel 2011 potrebbero ridursi nell’ordine del 5%. Nell’ipotesi che i tassi di interesse a breve termine rimangano sugli stessi livelli di quelli registrati nei primi cinque mesi del 2011 e che non si aggravino le condizioni nei mercati finanziari, l’ANIA può stimare che a fine anno, si arrivi ad un calo di circa il 3%-5%, per un volume premi contabilizzati pari a 65 miliardi di euro. Complessivamente il volume dei premi contabilizzati del settore vita dovrebbe sfiorare gli 86 miliardi di euro e l’incidenza di tale raccolta rispetto al Pil passerebbe dal 5,82% del 2010 al 5,47% del 2011.

Cerchiai si è espresso anche sul contenuto della manovra economica del governo, dicendo che “Bene ha fatto il governo a fissare l’obiettivo di un deficit vicino al pareggio nel 2014. Obiettivo condivisibile, necessario per la stabilità dei conti pubblici e presupposto indispensabile per garantire uno sviluppo duraturo”.
Per raggiungere questo obiettivo “non servono manovre di politica economica caratterizzate da ulteriori aumenti di tassazione a carico di imprese e famiglie. Sarebbero controproducenti. Ci condurrebbero in un vicolo cieco, in fondo al quale troveremmo contrazione dei consumi e tensioni sul mercato del lavoro”.
“Per rilanciare lo sviluppo
– ha proseguito Cerchiai – si deve tagliare la spesa pubblica improduttiva, recuperare l’evasione fiscale, garantire regole certe, incentivanti e durature per risparmiatori e investitori che altrimenti, in un’economia globalizzata, sono inevitabilmente destinati a orientarsi verso altri lidi”.
Le assicurazioni sono chiamate a un ruolo di grande responsabilità sociale: offrire sostegno allo sviluppo del Paese. Ne siamo consapevoli, ci sentiamo impegnati in tal senso. Ma – proprio per questo – non possiamo continuare a essere penalizzati e considerati come “galline dalla uova d’oro”, anche a prescindere dall’andamento dei risultati economici del settore”.

L’aumento di circa il 50% dell’aliquota Irap per le assicurazioni “va oltre la logica della partecipazione ai sacrifici comuni. Noi auspichiamo che il Governo e il Parlamento rivedano questa decisione sostanzialmente fuorviante e incoerente con il rilancio dello sviluppo economico”.