Il 10 anni spagnolo al 6,33%. Entro fine 2013 ci sono quasi 550 miliardi di titoli dello Stato italiano in scadenza
di Stefania Peveraro
In ballo ci sono quasi 550 miliardi di euro di titoli di Stato italiani in scadenza da qui al 2013. Presto ci saranno nuovi test per l’Italia con le aste Bot e Ctz martedì 26 luglio, quella sui Btpei il 27 e quella dei Btp il 28. La sensazione, quindi, è che sarà cruciale per l’Italia che l’incontro dell’Eurogruppo di giovedì prossimo 21 luglio arrivi a concludere qualcosa di concreto a proposito della crisi greca. Altrimenti le bordate che anche ieri hanno affossato i Btp non finiranno qui. Non sono bastati infatti né l’ok del Parlamento alla manovra finanziaria né il superamento degli stress test da parte delle banche italiane per mettere la parola fine alla speculazione contro l’Italia. E non è servito a nulla nemmeno l’annuncio fatto ieri dalla Banca centrale europea che ha assicurato che la settimana scorsa non ha acquistato titoli italiani in asta. Il che significa che a dare fiducia all’Italia sono stati degli investitori autentici. Tutto è stato inutile, perché il debito pubblico dell’Italia in primo luogo, ma anche quello della Spagna, non sono presi di mira solo per colpa dello stato di salute delle finanze pubbliche italiane e spagnole, ma soprattutto perché i titoli di Stato italiani e spagnoli sono gli strumenti più liquidi per scommettere sull’incapacità delle autorità europee di gestire la crisi del debito greco. Così ieri il mercato dei Btp è crollato di nuovo, con il rendimento del nostro decennale che ha chiuso al 5,97% dopo aver toccato in giornata il 6,03%, appena sopra il picco di martedì 12 luglio, la giornata più nera della settimana scorsa, quando aveva toccato il massimo dal 1997. Di pari passo, lo spread di rendimento con i Bund tedeschi si è allargato fino a 340 punti base in giornata, restando quindi poco al di sotto del massimo segnato a oltre 345 la scorsa settimana e chiudendo poi a quota 330. Stessa musica per i Bonos spagnoli, con i decennali che hanno chiuso con un rendimento del 6,32% e uno spread con i Bund di 367 punti, dopo aver toccato un massimo al 6,368%. Così, se l’umore del mercato non cambierà, una parte non irrilevante dei 48 miliardi di euro con i quali la manovra andrebbe a ridurre il debito pubblico italiano, dovrà essere invece utilizzata per pagare interessi più alti sullo stesso debito. (riproduzione riservata)