Il mercato del private equity in Italia si è confermato particolarmente attivo nel 2023, realizzando una performance con un tasso interno di rendimento lordo (IRR Lordo aggregato) pari al 18,2%, in linea con il trend degli anni passati.

È quanto emerge dalla periodica rilevazione realizzata da KPMG, in collaborazione con AIFI, finalizzata a monitorare le performance delle operazioni di private equity e venture capital, che coinvolgono i principali operatori attivi in Italia.

Nel 2023 sono state registrate complessivamente 52 operazioni di disinvestimento, realizzate da 34 operatori (su 71 partecipanti all’indagine), rispetto alle 54 transazioni riscontrate nel 2022. A fronte di tale attività, si è rilevato un controvalore complessivo incassato dai fondi di private equity (Cash In) pari a circa 2 miliardi di euro, in flessione rispetto allo scorso anno, pur evidenziando alcune operazioni rilevanti in termini dimensionali. Il dato è coerente con l’andamento del mercato e l’analisi storica di settore. Nel complesso, l’IRR registrato (18,2%) evidenzia una solida performance dei fondi di private equity nel 2023, coerente con quanto emerso nel precedente esercizio.

Riguardo ai nuovi investimenti effettuati nel territorio italiano dagli operatori presenti nel campione, si registrano 108 operazioni, effettuate da 37 entità distinte, per un controvalore complessivo pari a circa 2,8 miliardi di euro.

Si stima che nel decennio 2014-2023 gli operatori di private equity abbiano investito complessivamente circa 40 miliardi di euro nel nostro Paese.

Per Max Fiani, partner KPMG e coordinatore del rapporto “anche nel 2023, nonostante un mercato che ha visto una contrazione negli investimenti e disinvestimenti dovuto ad un minore numero di grandi operazioni, i rendimenti della Asset Class Private Equity sono stati molto positivi e confermano la serie storica degli ultimi dieci anni”.

Anna Gervasoni, direttrice generale AIFI, spiega che “i buoni rendimenti sono uno dei principali elementi che nel mondo spingono una crescente allocazione da parte degli investitori istituzionali verso i private asset. In Italia, però, la raccolta proveniente dagli istituzionali è ancora troppo bassa; serve attivare un circolo virtuoso che indirizzi i flussi di capitale domestici a sostegno dello sviluppo delle imprese con ricadute positive su tutto il sistema”.