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Giovani e pensione integrativa? Due mondi ancora lontani. Solo uno su cinque ha un fondo pensione secondo i dati della Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (Covip). Se a fine 2023 gli iscritti alla previdenza complementare sono saliti s 9,6 milioni resta il gap generazionale. La quota di giovani fino a 34 anni è del 19,3% nel 2023 in salita dal 17,6% del 2019. Crescono gli under 20, saliti dal 2,2% del 2019 al 2,6 del 2023. La presidente Covip, Francesca Balzani: « Ciò rispecchia le decisioni familiari di aprire una posizione previdenziale per i propri figli in vista di una successiva alimentazione una volta entrati nel mondo del lavoro».
Una flessibilità in uscita con soglie per l’accesso alla pensione meno rigide di quelle attuali potrebbe facilitare il turnover tra generazioni, favorendo l’ingresso al lavoro dei più giovani e la stabilizzazione degli occupati. Ma per non pesare su conti pubblici dovrebbe essere necessariamente accompagnata da una riduzione degli assegni pensionistici. Parla chiaro il rapporto dell’Ufficio Parlamentare di bilancio: è più che plausibile una ricaduta positiva sul mercato del lavoro, anche in termini di nuova occupazione, di un sistema di uscite pensionistiche più elastico, partendo anche da “anzianità” non troppo elevate, ma è praticamente certo che queste misure non possano autofinanziarsi nel breve e medio periodo. Pertanto, «un’eventuale revisione dei requisiti di uscita verso un assetto flessibile con intervalli di età e anzianità entro cui il lavoratore possa scegliere, dovrebbe accompagnarsi all’applicazione di correttivi attuariali per gli assegni e le quote degli assegni basati sulle regole di calcolo retributive», sottolinea l’Upb.