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I governi europei respingono ogni tipo di divieto sugli inducement, ovvero sulle commissioni che vengono retrocesse dai produttori di uno strumento finanziario (per esempio i fondi) ai distributori che fanno anche la consulenza (come le banche). Le retrocessioni saranno così mantenute anche sulle attività execution-only, le uniche che erano state escluse nella proposta della Commissione. In partenza Bruxelles voleva varare un divieto generalizzato agli inducement, ma si era alla fine limitata all’ambito execution-only dopo le forti proteste di alcuni Stati (in primis della Germania), oltre a quelle di banche e fondi. Ora la proposta della Commissione è stata ulteriormente ammorbidita, secondo quanto emerso nell’intesa raggiunta nel Consiglio Ue sulla Ris (Retail Investment Strategy).
Il 75% delle piccole e medie imprese italiane ha superato un livello medio di welfare aziendale. Mentre è triplicato il numero di pmi con livello molto alto e alto, passando dal 10,3% del 2016 al 33,3% del 2024, con un aumento dell’8% negli ultimi due anni. Si sono dimezzate invece le imprese a livello iniziale, il cui welfare consiste sostanzialmente solo nell’adozione delle misure previste dai contratti collettivi: dal 48,9 al 25,5%.

Entro 45 giorni dalla proclamazione, i 3615 sindaci eletti l’8 e 9 giugno e i 101 che lo saranno dopo i ballottaggi del 23 e 24 giugno (al momento resta in bilico il comune di Lecce con 4 sezioni ancora da scrutinare) dovranno provvedere alla nomina, designazione e revoca dei rappresentanti del comune nelle partecipate. Ma potranno farlo con molti meno paletti rispetto al passato. Perché la Corte costituzionale con la sentenza n.98/2024 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di una parte del decreto attuativo della legge Severino (dlgs n.39/2013) aprendo alla possibilità di conferire l’incarico di amministratore di enti di diritto privato sottoposti al controllo del comune a coloro che, nell’anno precedente, abbiano ricoperto la carica di presidente o amministratore delegato di enti di diritto privato controllati da amministrazioni locali.

La pausa ai lavori parlamentari, imposta dalla consultazione europea, ritarderà al 19 giugno la presentazione alla Camera della Relazione annuale della COVIP, recante un’analitica ed esaustiva rappresentazione dello stato della previdenza complementare in Italia, al 31 dicembre scorso. I dati statistici già resi noti, in via periodica, dall’Autority, consentono, tuttavia, di esprimere fin d’ora una banale osservazione e avanzare due proposte. A fine 2023 le adesioni ai fondi negoziali risultano in crescita del 5,50% e, parimenti, i fondi aperti contano un incremento prossimo al 6% e i PIP di oltre il 2%. Stabili i fondi preesistenti. Tutto bene, allora? Non proprio. Lo stesso bollettino statistico trimestrale della Commissione specifica che nei fondi negoziali del settore privato lo sviluppo degli iscritti è largamente causato dalle adesioni cd “negoziali” (comportanti un modesto contributo annuo solamente datoriale per l’intera platea dei dipendenti), mentre sappiamo che l’incremento delle forme pensionistiche di mercato è figlio del dinamismo commerciale delle reti di vendita. E’ altresì noto, però, come fondi aperti e PIP siano diffusamente connotati dal fenomeno dell’abbandono della continuità degli inerenti apporti economici.