Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

I sindaci che non reagiscono o che senza porre in essere i poteri interdittivi propri della loro funzione rassegnano le dimissioni sono corresponsabili con gli amministratori per i danni causati alla società, ai soci e ai terzi. È la posizione, ormai consolidata, della Suprema Corte di cassazione nei confronti dei sindaci di società, con o senza funzioni di revisione. Seppur astrattamente i sindaci potrebbero essere chiamati in causa anche per fatti propri (per esempio il mancato rispetto della riservatezza in merito alle vicende societarie), ma, nella pressoché totalità dei casi, la loro concreta responsabilità si configura nelle situazioni di cui all’art. 2407 c.c. ai sensi del quale essi “sono responsabili solidalmen­te con gli amministratori per i fatti o le omissio­ni di questi, quando il danno non si sa­rebbe prodotto se essi avessero vigilato in conformità degli obblighi della loro carica”.
Le novità in merito alla limitazione del danno addebitabile ai sindaci. I sindaci, dunque, sulla base del nuovo testo legislativo (in via di approvazione definitiva) risponderanno del danno addebitabile all’organo gestorio e di controllo sulla base di un multiplo del loro compenso annuo e cioè per compensi fino a 10 mila euro per 15 volte lo stesso; per compensi da 10 mila a 50 mila euro 12 volte; per compensi superiori a 50 mila euro dieci volte il compenso. Tale limitazione, evidentemente, varrà per le ipotesi colpose e non dolose ma per ogni tipologia di danno. Sarà quindi un limite valido nei confronti della società (cioè nei confronti delle azioni sociali ex art. 2393 e 2393-bis c.c.), nei confronti dei creditori (azioni ex art. 2394 c.c.) e nei confronti dei soci e dei terzi (azioni ex art. ex art 2395 c.c.). In pratica, il limite è cumulativo per tutte le azioni di responsabilità che i sindaci possono subire ivi compresa quella del curatore che, come noto, può esercitare sia l’azione sociale che quella dei creditori.
C’è una nuova coperta per i periodi in cui il lavoratore era a casa e non gli è stato possibile versare i contributi. Si tratta della cosiddetta pace contributiva, operativa fino al 31 dicembre 2025: è la facoltà prevista dalla Manovra 2024, replicandone una analoga del triennio 2019/2021, che consente di valorizzare i periodi di non lavoro e senza contributi tra un’occupazione e l’altra.
Salvagente del Fisco sulla pace contributiva. Infatti, costa caro il riscatto dei buchi contributivi: 33% dell’ultima retribuzione ai dipendenti o dell’ultimo reddito ai co.co.co. e parasubordinati; 25% dell’ultimo reddito ai professionisti senza cassa; 24% dell’ultimo reddito agli artigiani e commercianti. Tuttavia, i contributi pagati sono oneri deducibili che possono essere indicati in dichiarazione dei redditi o sul modello 730, ottenendo il riconoscimento di uno sconto Irpef la cui misura dipende dall’aliquota marginale (la più alta) di tassazione.
Imprese e Pa in prima linea contro l’abusivo web scraping: tocca a loro pianificare e combattere l’illecita pesca a strascico sui loro siti e piattaforme online delle informazioni utilizzate per addestrare i sistemi di intelligenza artificiale (IA). Anche se l’obiettivo non può essere centrato al 100% e, quindi, ci sarà una quantità di dati che saranno irrimediabilmente portati via, ciò nonostante, tocca alle imprese e alle Pa controllare a tappeto i loro siti web e, per quanto possibile, alzare gli scudi contro i robot (detti anche spider) che, si appropriano illegittimamente delle quantità enormi di dati (personali e non personali) presenti in rete indispensabili per testare le IA. È questo il gravoso obbligo che il regolamento Ue sulla privacy n. 2016/679 (Gdpr) scarica tutto su ciascun titolare di trattamento (impresa, grande o piccola, ente pubblico e privato, professionista, ecc.), che mette dati online, sia volontariamente sia per obbligo di legge.
Gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero a partire dal 1º gennaio 2028, almeno per quanto riguarda gli immobili di proprietà di enti pubblici, e a partire dal 1º gennaio 2030 per tutti gli edifici di nuova costruzione. È una delle scadenze indicate nella direttiva Case green, la direttiva (UE) 2024/1275 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 aprile 2024, sulla prestazione energetica nell’edilizia (Energy performance of buildings directive – Epbd), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Ue l’8 maggio scorso ed entrata in vigore lo scorso 28 maggio. La direttiva impone misure per migliorare l’efficienza energetica degli edifici, ridurre i consumi energetici e le emissioni di CO2, e raggiungere un parco edilizio a impatto climatico neutro entro il 2050.
Professionisti «baby boomers» a passo (abbastanza) sostenuto verso la pensione: in Italia le generazioni frutto del ritrovato benessere, dopo la seconda guerra mondiale – nate, cioè, dal 1945 fin verso gli anni ’60 – sono protagoniste di un graduale, massiccio accesso alle prestazioni. Il fenomeno, non imprevisto, è sotto la lente di ingrandimento degli Enti privati che da un lato, in virtù dell’allungamento della speranza di vita, ne incentivano la permanenza al lavoro (anche) per favorire la «staffetta» coi giovani colleghi e, dall’altro, alle prese col declino demografico (nel 2023, scrive l’Istat, la popolazione della Penisola è scesa sotto i 59 milioni e, per effetto delle «culle vuote», diminuirà fino ai 58,1 milioni nel 2030, ndr), investono per accrescere l’«appeal» delle categorie. E ingrandire le platee.

C’è chi sostiene che le acquisizioni avverranno nel campo del risparmio gestito, altri invece vedono chiamato in causa tutto il sistema creditizio. C’è da dire che i modelli bancari stanno cambiando e molti istituti puntano ora sul wealth management, il credito al consumo e le polizze. La scorsa settimana, per esempio, è arrivata una sorpresa da casa Fineco. Vanguard, il colosso americano della gestione passiva, è balzato all’8% nel capitale banca che offre servizi di banking, trading e investimento. Agli attuali prezzi di borsa la partecipazione vale oltre 720 milioni di euro ed eguaglia la quota di BlackRock. Molte altre banche italiane che operano nel risparmio sono prede ambite come Mediolanum, Banca Generali e Azimut. L’Italia rappresenta un Paese di interesse per tutti i gestori perché il risparmio rappresenta ancora un grande asset. Alla fine del 2023, secondo la Banca d’Italia, la ricchezza netta delle famiglie (il valore delle attività finanziarie al netto delle passività) è cresciuta in termini nominali di 400 miliardi a 11 mila miliardi.
Dopo i numeri record del 2023, che hanno visto ancora una volta il noleggio auto registrare performance con il segno più su tutti i fronti, il 2024 si è aperto con segnali in chiaroscuro per il settore. «È il lungo termine in particolare che ha visto nei primi mesi dell’anno diminuire il numero di veicoli immatricolati, forse anche a causa dell’attesa dei nuovi incentivi per l’acquisto dei veicoli green, previsti per marzo ma poi entrati in vigore solo a inizio giugno — spiega Alberto Viano, presidente di Aniasa —. A bilanciare i conti sono stati, per fortuna, i veicoli commerciali leggeri, in forte espansione, e il breve termine, i cui operatori si sono dimostrati molto attivi nella composizione delle flotte in vista del periodo estivo».
Targa Telematics continua ad investire per ampliare la sua offerta di soluzioni tecnologiche e per permettere alle aziende di rendere più efficiente la gestione delle loro flotte di veicoli. Una delle ultime novità portate sul mercato dalla società italiana, specializzata nello sviluppo di piattaforme digitali per la mobilità connessa, è Smart Vehicle Protector, basata sull’intelligenza artificiale e caratterizzata da funzionalità predittive messa a punto per limitare i furti di auto. «Alla luce della nostra esperienza acquisita con clienti di grandi flotte, abbiamo realizzato pattern comportamentali in costante aggiornamento, che ci consentono di definire diversi modelli di rischio per poter intervenire in maniera preventiva. In questo modo, grazie al machine learning, mettiamo a disposizione dei nostri clienti un servizio di protezione degli asset», spiega Massimiliano Balbo di Vinadio, Vice president sales large account di Targa Telematics e Viasat.
Non si ferma lo sviluppo delle auto connesse e della mobilità smart, reduce da un 2023 chiuso con un giro d’affari di quasi 3 miliardi di euro (+17% sul 2022). Nell’ambito del settore, le soluzioni per l’auto connessa sono arrivate a valere 1,56 miliardi di euro (+11%), i sistemi Adas (Advanced driver assistance systems) integrati nei nuovi modelli, come la frenata automatica d’emergenza o il mantenimento del veicolo in corsia, 950 milioni di euro (+28%), le soluzioni smart mobility nelle città, in primis per la gestione dei parcheggi e i servizi di sharing mobility, 400 milioni di euro, (+18%).

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Nell’arco di vent’anni metà del patrimonio delle famiglie, circa 5 mila miliardi di euro, passerà in eredità per cause naturali: dai baby boomer , gli italiani nati dopo la fine della Guerra che hanno lavorato, risparmiato e comprato case nell’era del miracolo economico e oggi hanno tra i 60 e i 78 anni, ai loro figli della generazione X ,nati tra il 1965 e il 1980, omillennial , il quindicennio successivo. Questa grande eredità compenserà in rendita quello che la “generazione mille euro”, cresciuta nell’era del precariato e delle buste paga congelate, non ha guadagnato in reddito. Ma minaccia di far aumentare una diseguaglianza più importante, quella tra chi può e chi non può, e di rendere l’Italia sempre più luogo di ricchezza ricevuta anziché creata. Intanto, in un Paese dove il Fisco chiede pochissimo alle eredità, la politica tutta ignora il tema, terrorizzata dall’idea di una tassa ancora più impopolare delle altre.

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La nuova produzione di polizze vita, dopo due anni di continui cali, ha ripreso a crescere nel 2024. Più 10,9% a gennaio sullo stesso mese del 2023, più 11,6% a febbraio, più 9,6% a marzo e più 16,2% ad aprile. Per tutto il 2022 e il 2023 ogni mese aveva visto ininterrottamente un segno negativo davanti, nel senso che la nuova produzione ra in calo, pur restando sempre positiva.
Il crescente interesse di piccoli e grandi investitori verso gli Etf, che spesso riescono a ottenere performance migliori rispetto ai fondi attivi. La necessità di investire somme ingenti in tecnologia per tenere il passo dell’innovazione. Le difficoltà riscontrate da buona parte dei nuovi prodotti, considerato che il mercato ha preferito affidarsi a soluzioni con un buon track-record. Sono alcune delle ragioni che spiegano le difficoltà dell’asset management sul fronte della profittabilità. Dopo una lunga stagione di crescita, infatti, lo scenario di settore si è fatto di colpo complesso. A fine 2023, segnala l’ultima edizione del “Global Asset Management” di Bcg, gli asset in gestione sono arrivati a quasi 120 mila miliardi di dollari a livello globale, mettendo a segno un progresso del 12%. Ma il merito non è della nuova domanda di investimento, quanto piuttosto della performance messa a segno dai mercati finanziari.
Così l’Ai generativa potrà creare una diversificazione dei compiti con gli operatori, identificando emozioni e necessità di chi chiama per fornire risposte personalizzate

La tutela della salute dei lavoratori non deve limitarsi a prevenire il mobbing, ma si estende a tutte le possibili situazioni di stress da lavoro. È il principio affermato dalla Cassazione in diverse pronunce recenti, a partire dall’ordinanza 2084 del 19 gennaio 2024. In quel caso, la controversia riguardava un lavoratore che aveva citato in giudizio il proprio datore di lavoro per ottenere il risarcimento delle sofferenze psichiche patite. La Corte d’appello di Ancona, in riforma della decisione di primo grado, aveva ritenuto le condotte datoriali prive del carattere vessatorio proprio del mobbing e riconducibili, piuttosto, alla fisiologica conflittualità che può instaurarsi fra le parti di un rapporto di lavoro. Di conseguenza, aveva negato al lavoratore il risarcimento del danno, non riscontrando un intento persecutorio, quale elemento costitutivo del mobbing.
La Cassazione (sentenza 5984/23) ha affrontato una vicenda interessante, su una casistica che potrebbe non di rado verificarsi. In estrema sintesi, a seguito di un controllo fiscale caratterizzato da alcuni errori – peraltro ignorati nel corso di una richiesta di autotutela – scaturivano sia un avviso di accertamento, sia due procedimenti penali (conclusi uno con l’ archiviazione, l’altro con assoluzione perché il fatto non sussiste). Il contribuente chiedeva alle Entrate e ai due funzionari il ristoro dei danni cagionati da tali procedimenti. Mentre il giudice di primo grado respingeva la richiesta, la Corte di appello la accoglieva; e la decisione di secondo grado è stata poi confermata dalla Cassazione.