Nonostante per il settore assicurativo il quadro sia complessivamente sereno, il presidente dell’IVASS Luigi Federico Signorini, nel corso delle considerazioni sull’attività svolta dall’Authority nel 2023, ha invitato a non abbassare la guardia.
La dotazione patrimoniale delle imprese si è consolidata, la redditività è migliorata e la liquidità è divenuta più distesa. La crisi di Eurovita è stata risolta con l’intervento di un pool di assicurazioni e banche.
Tuttavia a livello internazionale non mancano incertezze e possibili rischi “di coda”, legati a tensioni politiche, frammentazione commerciale, conflitti militari. Per non parlare del
cambiamento climatico, che rappresenta per le assicurazioni una sfida strategica.
Situazione patrimoniale
Il settore assicurativo ha confermato la solidità della propria situazione patrimoniale. Nel 2023 l’indice di solvibilità medio delle compagnie italiane si attestava al 258 per cento, in aumento di 12 punti rispetto all’anno precedente, rimanendo sostanzialmente stabile anche all’inizio dell’anno in corso.
Dopo il calo importante del 2022, il risultato di esercizio del settore è salito a 8 miliardi di euro, anche grazie all’inversione di tendenza nel ramo vita, dove le compagnie hanno prodotto nuovamente utili. Anche il ROE, al 10,5 per cento, è tornato su valori prossimi a quelli pre-pandemici.
Il risultato è stato anche possibile, grazie al fatto che anche per l’esercizio 2023 il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha esteso la facoltà concessa alle imprese di assicurazione di sterilizzare temporaneamente nel bilancio di esercizio le minusvalenze latenti presenti
nel portafoglio investimenti non durevoli, nonché quella di tener conto, per la distribuzione dei dividendi, della quota delle minusvalenze sospese riferite alle Gestioni separate ritenute contrattualmente ribaltabili sui sottoscrittori delle polizze. L’esercizio di tale facoltà ha consentito di sterilizzare minusvalenze per circa 7 miliardi, per la gran parte nel ramo Vita.
Tuttavia, “il ricorso ripetuto a deroghe temporanee mette in discussione la capacità dei principi contabili vigenti di rappresentare correttamente la situazione patrimoniale, finanziaria e il risultato di esercizio“, ha sottolineato Signorini, proponendo al governo “una modifica normativa nazionale che consentirebbe di definire un impianto prudenziale, trasparente e ragionevolmente stabile”.
Il ramo Vita
Il rialzo dei tassi ha continuato a incentivare nel 2023 il ricorso al riscatto delle polizze da parte degli assicurati più sensibili ai rendimenti, attratti dalla possibilità di beneficiare di alternative di investimento più redditizie.
Neè provca che i riscatti sono cresciuti del 63 per cento, mentre la raccolta premi è diminuita del 3 per cento circa.
Nell’insieme, secondo Ivass, vanno ripensati i modelli di business del comparto: “in presenza di rendimenti garantiti e facoltà di riscatto senza penalità, non possono che crearsi tensioni quando mutano le condizioni di mercato”. Starà alle compagnie ripensare
l’offerta di prodotti, calibrando meglio gli aspetti contrattuali.
Signorini ha riportato l’esempio di alcuni paesi europei, dove si calibrano i benefici fiscali previsti per i prodotti assicurativi in funzione della durata dell’impegno contrattuale assunto, dell’importo del premio o del tipo di prestazione. E’ volontà quindi dell’Authority di sollecitare un confronto con le compagnie, gli intermediari e i consumatori, per portare poi le valutazioni emerse a disposizione del Governo e del Parlamento.
I rami Danni
Per quanto riguarda i rami danni, comparto in cui continua l’incremento della raccolta premi per il terzo anno consecutivo (+6,6% a 38 miliardi di euro), Ivass rileva l’interessante trend di crescita delle polizze diverse dalla rca obbligatoria: tra il 2014 e il 2023 l’incidenza complessiva dei comparti salute (malattia e infortuni) e property (incendio ed elementi naturali, nonché altri danni ai beni) è salita dal 32 al 40 per cento, un valore ormai prossimo a quello del comparto auto (42).
Il ROE del comparto Danni è diminuito nell’anno appena trascorso dal 9 all’8 per cento, pur rimanendo in linea con la media dell’ultimo decennio.
L’inflazione e il susseguirsi di eventi climatici avversi ha invece comportato un aumento del costo nominale dei risarcimenti, portando ad un rapporto S/P del 76% (dal 62%) e ad un combined ratio del 105%. Valore, che solo al netto del contributo della riassicurazione è sceso al di sotto del 100 per cento.
Come noto inoltre, dalla seconda metà del 2022 i premi rca sono in crescita, trainati dall’inflazione. Alla fine del 2023 i prezzi delle relative polizze erano cresciuti del 7,9 per cento rispetto a un anno prima. La crescita – proseguita nei primi mesi del 2024 – sta ora rallentando, con un premio medio che a maggio si è attestato a 400 euro. Anche nei prossimi mesi Ivass si attende un rallentamento.
Anche in questo settore Ivass ha suggerito di introdurre nuovi strumenti per tornare a comprimere i prezzi, accrescendo la concorrenza e incentivando l’adozione di comportamenti di mitigazione del rischio: ad esempio favorendo lo scambio di dati tra scatole nere tra le compagnie per aumentare la concorrenza. Infatti, non esiste ndoattualmente una prassi di scambio di dati fra le compagnie, l’adozione della black box può creare effetti di lock-in, a scapito della concorrenza, perché i benefici acquisiti dimostrando un comportamento di guida prudente possono andare persi se si cambia assicuratore.
Obbligo di copertura contro le calamità naturali per le imprese
Secondo Signorini è evidente che lo schema operativo da mettere in piedi per rendere operativo quanto stabilito dalla Legge di Bilancio debba essere sostenibile per le compagnie assicurative, in un contesto dove eventi di grande impatto possano essere pesanti e crescenti a causa degli effetti dei mutamenti climatici. Allo stesso tempo anche le imprese assicurate devono essere tutelate in modo efficiente e proficuo, tramite una mutualizzazione ottimale dei rischi.
“Le regole di attuazione, anche con riferimento al ruolo della SACE, vanno costruite in modo da minimizzare la selezione avversa (un problema che l’obbligatorietà della copertura contribuisce a ridurre) e da incentivare scelte e comportamenti da parte degli assicurati che mitighino il rischio; il tutto preservando una sana concorrenza, condizione essenziale di efficienza ed economicità. Andranno trovati efficaci strumenti per realizzare un’effettiva
copertura universale, in particolare con riferimento alle tante piccole imprese che oggi ne sono prive”, sottolinea Signorini.
La recente indagine svolta dall’Istituto (si veda il nostro articolo) mette in luce la necessità di garantire la semplicità dei prodotti assicurativi offerti, l’adozione di modalità di sottoscrizione chiare e la massima trasparenza circa l’estensione delle coperture e le eventuali esclusioni e limitazioni. Particolare attenzione andrà riservata alla tempestività e congruità degli indennizzi.
L’esperienza maturata in questa fase potrebbe poi tornare utile per estendere la copertura dei rischi catastrofali anche alle abitazioni private, una prospettiva contemplata nel disegno di legge quadro sulla ricostruzione post calamità, ora all’esame del Parlamento.
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