Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
L’ulteriore rialzo di 25 punti base dei tassi di interesse deciso nei giorni scorsi dalla Banca centrale europea, che porta il tasso di interesse di riferimento sulle operazioni di rifinanziamento principali al 4% e che si aggiunge ai sette rialzi da luglio 2022, pesa come un macigno sulle tasche delle famiglie e sui bilanci delle imprese. Secondo i calcoli degli analisti di MutuiOnline.it, rispetto a gennaio dello scorso anno la rata di un mutuo variabile, a seguito del nuovo rialzo, farà registrare un incremento del 72% mentre a giudizio degli esperti di Facile.it la corsa dei tassi potrebbe non essere finita tenendo conto delle dichiarazioni di Christine Lagarde, presidente della Bce, e considerato che, secondo le aspettative di mercato, il picco dell’Euribor verrà raggiunto a settembre prossimo. Tale scenario, come rilevato da Crif, sta comportando la continua contrazione della domanda di mutui immobiliari. Scendono, quindi, in campo anche le associazioni dei consumatori per “misurare” gli effetti della decisione della Bce.
Imprese sul chi va là: tra insidie e trabocchetti, il 25 giugno 2023 sono partite le azioni rappresentative, previste dalla direttiva Ue n. 2020/1828, recepita dal decreto legislativo 28/2023. Questi tipi di azione appartengono al genere delle azioni collettive, somigliano alla class action (disciplinata dal codice di procedura civile) e sono, sulla carta, il pezzo più temibile dell’arsenale delle associazioni dei consumatori e degli altri enti legittimati a promuoverle. Chi manda avanti un’azione rappresentativa: 1) può essere anche un’autorità pubblica preposta alla tutela dei consumatori; 2) può farlo senza bisogno di una delega da parte di uno o più consumatori; 2) può godere di più di uno scivolo per acquisire le prove contro l’impresa; 3) può far salire sul treno i singoli utenti quando questi ultimi sono certi di poter incassare qualcosa (anche dopo la sentenza favorevole), facendo lievitare il conto presentato all’impresa.
Prodotti sicuri in vendita online e offline: entra in vigore il nuovo regolamento relativo alla sicurezza generale dei prodotti (c.d. “Gpsr”, acronimo di General product safety regulation). Le autorità a protezione dei consumatori avranno più poteri sulle piattaforme online, con la facoltà di imporre l’obbligo di ritiro dei prodotti pericolosi. Tutti gli operatori economici dovranno avere inoltre una persona responsabile dei prodotti venduti sia online che offline, mentre se un prodotto dovessero rivelarsi pericoloso, gli operatori economici dovranno adottare immediatamente misure correttive e informarne le autorità. Dal 12 giugno 2023, è in vigore il regolamento relativo alla sicurezza generale dei prodotti (Gpsr), regolamento (Ue) 2023/988, che introduce una significativa revisione delle norme sulla sicurezza dei prodotti nell’Unione europea alla luce delle nuove sfide derivanti dalla digitalizzazione dell’economia. Si applica a tutti i prodotti non alimentari e a tutti i canali di vendita, sia online che offline.
«Depenalizzeremo la responsabilità medica, tranne che per il dolo, e mantenendo solo quella civile». Poche settimane fa, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, in un’intervista, ha annunciato che il governo vuole intervenire nuovamente (sarebbe la terza volta in 10 anni) sul tema della responsabilità medica, in particolare sulla cosiddetta medicina difensiva («Il medico, per evitare cause e guai con la giustizia, eccede a volte negli esami da far fare», ha spiegato Schillaci). Il ministro della giustizia Carlo Nordio, competente per materia con Schilaci, ha annunciato l’istituzione di una Commissione per ridurre le cause giudiziarie presentate contro i medici. La Commissione si occuperà di proporre una modifica alle attuali leggi per evitare le conseguenze delle molte cause giudiziarie relative alla sanità: l’intasamento dei tribunali e soprattutto la cosiddetta «medicina difensiva», cioè la prescrizione da parte dei medici di un gran numero di esami e visite per prevenire il rischio di cause.
Quello della responsabilità medica resta uno dei settori più appetibili nell’ambito legale. Un ambito che però presenta ancora luci e ombre e che richiede sempre più una maggiore specializzazione. C’è da dire che dall’introduzione della legge 24/2017 ci sono stati sicuramente degli effetti positivi, come la riduzione dei costi della cosiddetta «medicina difensiva». A rivelarlo è una reente indagine condotta da Eurispes intitolata «La legge Gelli-Bianco e l’accertamento tecnico preventivo. Un primo bilancio sull’accertamento della responsabilità sanitaria nel Tribunale di Roma», condotta in collaborazione con la XIII Sezione del Tribunale di Roma, l’Enpam e lo Studio legale Di Maria Pinò.
Arriva il mercato unico dei servizi cripto nell’Unione europea. Gli operatori dovranno registrarsi in uno stato membro dell’Ue con la possibilità di operare in tutti i 27 stati membri attendendo una licenza unica per offrire servizi. Dopo quasi tre anni di lavori, è stato pubblicato il 9 giugno scorso sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea il regolamento Mica (Markets in crypto-assets regulation) – Regolamento (Ue) 2023/1114 del Parlamento europeo e del Consiglio del 31 maggio 2023, relativo ai mercati delle cripto-attività e che modifica i regolamenti (Ue) n. 1093/2010 e (Ue) n. 1095/2010 e le direttive 2013/36/Ue e (Ue) 2019/1937. È la prima volta che uno stato (un insieme di stati nel nostro caso) disciplina in maniera dettagliata il mercato delle criptovalute. E tra gli operatori del settore già si annuncia l’interesse a spostare gli investimenti in Europa, attratti dalla certezza del diritto fornita da un tale insieme di regole. Il regolamento stabilisce criteri uniformi per l’offerta al pubblico e l’ammissione alla negoziazione su una piattaforma di scambio di cripto-attività, escludendo i token collegati ad attività e i token di moneta elettronica. Inoltre, vengono definiti i requisiti per i prestatori di servizi che operano nel settore delle cripto-attività.
Sulle portiere, fili d’erba e sole a colori. “Life save” occhieggiava da ogni lato la vettura-prototipo, un progetto sulla sostenibilità tra Università di Salerno e Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Napoli, che piaceva a professori e studenti. Tragico paradosso. L’auto “salvavita” che si trasforma, tre giorni fa, dopo tanti analoghi test, in una trappola di fuoco. Un boato e salta per aria: mentre procede senza impatti né incidenti, all’altezza del Centro direzionale. Con i due viaggiatori, l’ingegnera e uno studente (non si sa se coinvolto nel progetto), che finiscono avvolti dalle fiamme, in gravissime condizioni all’ospedale Cardarelli. Un giallo tecnico tutto da sciogliere. Ora sul tavolo della Procura di Napoli. Che spera di non dover scrivere le parole «omicidio colposo» sul fascicolo. Quella Polo Volkswagen — che, come altre, era impegnata nello sviluppo e l’industrializzazione di un kit per la conversione delle auto tradizionali in veicoli ibridi-solari, battezzato “HySolarKit” — trasportava minibombole in quantità non autorizzate, per analisi e misurazione delle emissioni? O è stato un problema alle batterie a scatenare l’innesco, reso più violento dalla presenza di ossigeno? Nessuna certezza, per ora, in una storia che lascia sgomenta la comunità scientifica. E piega nel dolore due famiglie che chiedono, con un filo di voce, all’esterno di Terapia intensiva, «da chi sapremo la verità, adesso?».