Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Erano anni che le assicurazioni aspettavano un aumento dei tassi d’interesse, perché i rendimenti delle polizze sono direttamente proporzionali e una crescita di questi ultimi fa bene ai loro conti e alle performance dei clienti. Ma l’impennata è stata troppo repentina (4 punti percentuali da luglio dello anno a oggi), e si è aggiunta pure una crescita improvvisa e inaspettata dell’inflazione, come non avveniva da decenni. L’effetto è stato uno scossone sui bilanci delle compagnie. In particolare per il ramo Vita che, per la prima volta in dieci anni, ha chiuso il 2022 in perdita di 400 milioni, dopo i 4,3 miliardi di utili del 2022. Mentre nel ramo Danni l’utile è stato di 2,7 miliardi, invariato sul 2022. Numeri emersi ieri nel corso della Relazione annuale Ivass, con il presidente dell’Istituto e direttore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, che ha sottolineato come le compagnie più esposte alla dinamica dei tassi e dei riscatti siano state oggetto «di un’attenta azione di vigilanza, pianificando interventi per aumentare la posizione di solvibilità e per far fronte a eventuali tensioni di liquidità, oltre che richieste di rinunce ai dividendi».
A sbilanciarsi più di tutti è stato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che ieri a margine della relazione annuale dell’Ivass ha parlato di una soluzione in arrivo «a ore» per la messa in sicurezza i circa 400 mila assicurati di Eurovita. Di certo c’è che le riunioni proseguono e tutti i soggetti coinvolti stanno facendo in modo di arrivare alla definizione di un piano di salvataggio per la compagnia finita in amministrazione straordinaria. La volontà è arrivare a un accordo anche qualche giorno prima del 30 giugno, per indicare la strada al mercato. Poi con ogni probabilità ci sarà bisogno di tenere congelati i riscatti delle polizze ancora per due o tre mesi, forse fino a settembre. Ma a quel punto si tratterebbe solo di tempi tecnici necessari ad attuare il piano, che di fatto è già delineato.
Enzo Sivori, presidente di Aua (Agenti UnipolSai Associati) promuove il nuovo accordo firmato con la compagnia di Bologna. «Un accordo importante il patto 3.0 perché sancirà l’entrata del sistema UnipolSai nel mercato omnicanale, inserendo così l’ultimo e più importante tassello del mosaico costruito in questi lunghi 60 anni dagli agenti e dai dipendenti del gruppo Unipol», ha dichiarato Sivori commentando l’accordo illustrato dal ceo di UnipolSai, Matteo Laterza, nell’intervista rilasciata a MF-Milano Finanza lo scorso 17 giugno.
La Berkshire Hathaway del finanziere americano Warren Buffett, attraverso la sua compagnia di assicurazioni statunitense National Indemnity Company, ha aumentato l’esposizione in cinque società commerciali giapponesi. Si tratta di Itochu, Marubeni, Mitsubishi, Mitsui e Sumitomo, ossia delle società quotate giapponesi in cui Berskshire detiene delle quote. Il loro valore complessivo, spiega la società in una nota, supera notevolmente quello delle azioni detenute da Berkshire in qualsiasi altro Paese al di fuori degli Stati Uniti.
Non è il Comune ma il costruttore a risarcire il disabile discriminato dalle barriere architettoniche dell’edificio. L’illecito, che ha natura extracontrattuale, non risulta compiuto anche dall’ente locale perché ha rilasciato la concessione edilizia in sanatoria e il permesso di agibilità, solo quest’ultimo annullato dal Tar: gli atti amministrativi sono intervenuti in epoca successiva e non risulta evidenziato lo svantaggio patito dal disabile per lo specifico comportamento dell’amministrazione. La condotta discriminatoria, dunque, ricade unicamente a carico del costruttore e dell’amministratore di condominio, venuti meno ai loro doveri. Così la Cassazione con l’ordinanza 17138/23, pubblicata il 15 giugno dalla prima sezione civile.
Tutela rafforzata per l’investitore. Non basta che i titoli siano negoziati presso l’ufficio del promotore finanziario, che pure ha l’insegna e il brand della società incaricata del collocamento, a escludere la protezione ex articolo 7 Tuf: la norma prevede la nullità del contratto se nel modulo non è indicata la facoltà di recesso per l’investitore. E ciò perché l’offerta fuori sede, che impone più cautele, è esclusa soltanto quando la proposta di acquisto avviene in una sede o in una dipendenza dell’intermediario oppure dell’incaricato del collocamento del titolo. Così la Cassazione nell’ordinanza pubblicata 17101/23, pubblicata il 15 giugno dalla prima sezione civile. È accolto dopo una doppia sconfitta in sede di merito il ricorso degli investitori, che chiedono la restituzione dei soldi e il risarcimento dei danni: hanno comprato strumenti finanziari oggetto di tre diverse emissioni da parte di una società anonima estera, collocati da una società d’intermediazione mobiliare italiana.
La crescita dei tassi e dei prezzi ha avuto conseguenze di rilevo sui conti delle assicurazioni. Perciò l’Ivass ha chiesto alle compagnie più esposte di valutare con la massima prudenza la distribuzione dei dividendi. Nel complesso i rischi appaiono comunque «adeguatamente presidiati», anche se l’attenzione delle compagnie «deve rimanere alta». La diagnosi è stata fatta dal presidente dell’authority, Luigi Federico Signorini, durante le considerazioni sull’attività 2022 del comparto.
La politica monetaria di Francoforte e la sua nemesi, l’inflazione, sono arrivate a pesare anche sulle polizze assicurative. Il mutato contesto finanziario si è tradotto in una riduzione del valore di mercato delle attività e passività finanziarie e l’abbinamento con la graduale ripresa della mobilità post-lockdown ha fatto lievitare i costi dei sinistri. Secondo l’Ivass, l’autorità che vigila sulle assicurazioni, il prezzo medio pagato rilevato nell’indagine sui prezzi effettivi per la garanzia Rc auto è stato di 368 euro per i contratti stipulati nel primo trimestre di quest’anno, in aumento per il secondo trimestre consecutivo e del 4% su base annua. La discesa dei prezzi iniziata così dal 2014 si è arrestata, anche se la somma media per la garanzia r.c. auto, in diminuzione del -26% rispetto al 2014, resta al di sotto dei livelli registrati nel periodo pre-pandemico (406 euro nel primo trimestre del 2019). In Italia il costo medio dei sinistri è più alto di 59 euro rispetto alla media degli altri Paesi europei, fa sapere l’Ivass.
L’assicurazione sull’auto torna a crescere, colpendo sia gli automobilisti che le compagnie. Lo testimonia l’Ivass, l’istituto di vigilanza sulle assicurazioni, che ieri ha fornito i più recenti numeri sull’Rc auto, in aumento per la seconda volta negli ultimi sei mesi. Il prezzo medio pagato per le polizze è infatti salito del 4% a 368 euro nel primo trimestre di quest’anno. Un andamento influenzato dal contesto di elevata inflazione e dal rialzo dei tassi, nonché dalla graduale ripresa della mobilità post pandemia che ha comportato un aumento del costo dei sinistri Rc auto, interrompendo il trend di costante discesa del premio dal 2014. L’allarme del Codacons è che il rincaro potrebbe colpire come una «mazzata» i consumatori. Ma a rimetterci potrebbero essere anche le principali compagnie assicurative, già alle prese con rischi «adeguatamente presidiati» su cui si deve «mantenere alta l’attenzione», ha ricordato il presidente dell’authority , Luigi Federico Signorin.
Pare che il salvataggio della compagnia sia ormai una questione di ore. La via individuata, ormai l’unica percorribile, è quella di creare una newco (ossia una nuova società partecipata dai cinque principali gruppi assicurativi: Generali, IntesaSanpaolo, Poste Vita, Unipol e Allianz). A questa entità spetterebbe la messa in sicurezza della compagnia, mentre alle banche collocatrici delle polizze resterebbe il compito di garantire per eventuali riscatti da parte dei clienti. Poi con calma nei mesi successivi si procederà allo spezzatino vero e proprio che richiederebbe oggi troppo tempo per essere realizzato in un momento in cui invece è necessario procedere rapidamente, visto che il blocco dei riscatti scade il 30 giugno. Su questo punto è stato confermato ieri da Ivass che resta probabile un ulteriore posticipo del termine fino a fine settembre (ma a patto che si giunga ad un accordo di massima entro il 30 giugno).
Il presidente dell’Ivass lancia l’allarme sul crescente rischio liquidità a carico delle imprese assicurative. Un rischio legato alle opportunità di riscatto anticipato riconosciute alle polizze Vita di pari passo con le prospettive di rendimento. L’aumento dei tassi di interesse ha aumentato l’incidenza dei riscatti in rapporto ai premi esponendo le compagnie a una situazione di stress. Il caso della crisi di Eurovita è emblematico. Ma tutto il settore ha sofferto nel 2022 e ha continuato ad accusare il colpo anche a inizio 2023. Il bilancio è stato fatto da Luigi Federico Signorini in occasione della relazione annuale dell’Ivass. «Alla fine del 2022 l’indice di solvibilità per la media del sistema era sceso al 246%, un valore inferiore di circa cinque punti rispetto a un anno prima.
Mc Kinsey Global Institute. Nel nuovo millennio patrimonio netto, valore degli asset e stock di debito balzano molto più velocemente dell’economia. Negli ultimi venti anni la ricchezza finanziaria globale e il debito sono cresciuti a un ritmo totalmente scollegato dall’andamento dell’economia. Non è affatto detto che questo trend anomalo prosegua ancora, dato che gli ultimi due decenni si pongono in netto contrasto con la traiettoria dell’accumulo di ricchezza (e di debito) globale del secondo dopoguerra. Se prima del 2000 la crescita del patrimonio netto globale seguiva in gran parte la crescita del Pil, nel nuovo millennio, con tempistiche diverse a seconda dei Paesi, il patrimonio netto, il valore degli asset e lo stock di debito hanno invece iniziato a crescere molto più velocemente del Pil. Inoltre la crescita della produttività nei Paesi del G7 è stata lenta, passando dall’1,8% annuo tra il 1980 e il 2000 allo 0,8% annuo dal 2000 al 2018.
L’intelligenza artificiale e i suoi algoritmi non sostituiranno il medico, ma lo affiancheranno sempre di più nel suo lavoro. Le prime applicazioni hanno già cominciato a bussare in modo prepotente alla porta della medicina e della Sanità: si intravedono i primi farmaci disegnati interamente con l’Ai – Dompé ne sta testando uno negli Usa – mentre diverse soluzioni sono già utilizzate per fare a esempio monitoraggi, prevenzione e diagnosi più accurate come quelle dell’italiana Sferanet che ha da poco sviluppato un assistente medico virtuale, basato su sensori e software di intelligenza artificiale che possono interagire con medici e pazienti. Intanto secondo l’Osservatorio sulla Sanità digitale del Politecnico di Milano già oggi il 27% delle strutture sanitarie sta sperimentando strumenti che analizzano immagini e segnali per fini diagnostici o di trattamento con l’intelligenza artificiale; li utilizza poi un medico su quattro (il 23%) e il 14% degli infermieri: si parla di Ecg, Tac, risonanze, radiografie, angiografi che sfruttano algoritmi per migliorare la precisione delle diagnosi. Ma la previsione per il futuro è che li utilizzeranno oltre un sanitario su due.
Tra i fattori noti che limitano l’adozione dell’intelligenza artificiale (Ai) nella pratica clinica, c’è anche il tema della fiducia. Da qui, il team del Centro diagnostico italiano (Cdi) di Milano – in collaborazione con gli esperti di integrazione umano-macchina dell’Università Suor Orsola Benincasa – ha deciso di avviare uno studio, appena pubblicato sull’European journal of radiology e il primo di tali dimensioni, proprio allo scopo di capire cosa ne pensano i pazienti rispetto all’uso dell’Ai come supporto al radiologo. La sua applicazione in radiologia è stata infatti una delle tendenze più significative degli ultimi anni in conseguenza della grande quantità dei dati disponibili. E oggi, le soluzioni più promettenti sono quelle che supportano il flusso di lavoro dei radiologi, ad esempio assegnando la priorità alla refertazione nei reparti di emergenza, o nell’identificare nuove lesioni. Nonostante questi risultati promettenti, l’Ai non è ancora applicata su larga scala. Il ritardo è dovuto principalmente alla paura del trattamento dei dati medici (soprattutto nei paesi conformi al Gdpr), la difficoltà di integrare l’IA con le piattaforme nei Pacs esistenti (Picture Archiving and Communication Systems), e la sfiducia di medici e pazienti verso queste nuove tecnologie.
L’Italia «risulta tra i Paesi maggiormente interessati dalla diffusione generalizzata di malware e da attacchi cibernetici mirati, specie in danno del comparto sanitario e di quello energetico». Nelle 139 pagine della prima relazione annuale al Parlamento dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, relativa all’attività svolta nel 2022, si riconosce con nettezza l’esposizione del nostro Paese al rischio cyber, acuito dalla guerra in Ucraina. Lo scorso anno il Csirt Italia (Computer Security Incident Response Team), istituito presso l’Agenzia, ha trattato 1.094 eventi cyber, circa 90 in media al mese, con un picco di 118 a febbraio 2022, proprio in corrispondenza dell’invasione russa dell’Ucraina. In 517 casi c’è stata diffusione di malware via email; in 204 «branding abuse»; in 203 phishing, in 130 ransomware. Proprio il ransomware si è rivelato «tra le minacce più impattanti» sulle imprese (l’82% delle vittime) e sulle amministrazioni pubbliche (18%). Gli attacchi sono sottostimati, precisa l’Agenzia, perché «le piccole e medie imprese, spesso sprovviste di know-how e strutture interne dedicate, sono inclini a non segnalare l’evento». Il settore più colpito è il manifatturiero (20%), seguito da quello tecnologico, dal retail e dalla sanità.