GIURISPRUDENZA
Autore: Bianca Pascotto
ASSINEWS 343 – luglio/agosto 2022
Il risarcimento del danno non patrimoniale è un’impresa difficile se non impossibile e in Italia la giurisprudenza di merito si scontra con le pronunce di legittimità
Mai come forse in questi tempi la UE ed i suoi principi di unione, condivisione e cooperazione tra gli Stati membri, sono alla ribalta della cronaca e, amaramente, abbiamo scoperto quanto sia difficile tenere la barra a dritta sulla tutela delle libertà fondamentali e dei diritti dei consociati che, nella mente dei padri istitutivi della UE, avrebbero dovuto trasformarsi in unica popolazione pur nel rispetto delle proprie caratteristiche.
Anche nel campo della circolazione stradale la normativa europea, tra regolamenti e direttive, si è orientata a disciplinare in modo uniforme regole e principi che afferiscono all’RCA, migliorando senz’ombra di dubbio parte del sistema e agevolando le vittime che subiscono un sinistro stradale al di fuori dei propri patri confini.
Ma l’uniformità di trattamento dei danneggiati è ben lungi da ottenersi, anzi forse non si otterrà mai, non solo per ragioni di politica economica e capacità finanziaria dei vari Stati membri, ma per il principio di autonomia che gode il diritto nazionale di ciascun Stato, nel legiferare sulle materie di propria competenza.
E così, fortunati (se così si può dire) sono gli stranieri che in Italia subiscono danni alla persona o disgraziatamente il decesso di un loro famigliare, ma non altrettanto può dirsi per gli italiani che incappano nella sventurata medesima situazione negli altri Stati UE, es. Polonia, Austria, Francia, Spagna o Portogallo (tra i vari), i quali pur riconoscendo il risarcimento del danno non patrimoniale, lo limitano sia per quanto attiene ai valori risarcitori, sia alle sue caratteristiche di indennizzabilità, giungendo perfino a negarlo.
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