La situazione patrimoniale delle compagnie italiane è solida. Lo ha ribadito il presidente dell’Ivass Luigi Federico Signorini in occasione della relazione annuale sull’attività dell’Istituto.
Nel corso del 2021 – ha detto Signorini – nessuna impresa è scesa sotto la soglia del 100 per cento e solo in rari casi sono stati osservati indici inferiori a 130. Al momento dello scoppio del conflitto, le compagnie italiane e avevano con un buon livello di patrimonializzazione. Le loro esposizioni verso emittenti di Russia e Ucraina sono ridotte e non tali da determinare situazioni di instabilità per singoli operatori ovvero per il mercato. Il rialzo dell’inflazione, l’innalzamento dei tassi e degli spread, la maggiore volatilità di mercato hanno un impatto diretto anche sulle compagnie assicurative.
L’effetto delle tensioni di mercato sull’indice di solvibilità non è stato finora particolarmente ampio, anche perché il rialzo dei tassi agisce (seppure in modo e con intensità diversi) su entrambi i lati del bilancio assicurativo. In ogni caso, il buon livello di patrimonializzazione di partenza ha agito come cuscinetto. Invece, le ripercussioni del rialzo dei prezzi sul conto economico delle compagnie potranno essere piuttosto sensibili.
Le tensioni di mercato non hanno avuto ampi effetti sull’indice di solvibilità, alla fine di maggio l’indice medio si collocava al 234 per cento e nessuna impresa era scesa sotto il 100 per cento.
Tenuto conto della situazione, IVASS sta mantenendo il monitoraggio degli indici di solvibilità stabilito durante la pandemia e ha chiesto alle compagnie e ai gruppi di continuare a fornire aggiornamenti mensili.
Le compagnie italiane detengono titoli di Stato italiani per € 310 miliardi (336 a fine 2020). Con uno spread positivo e variabile, il portafoglio ha una redditività più elevata ma è esposto alle oscillazioni di valore in caso di turbolenze finanziarie. L’aumento dello spread si è accompagnato a un netto rialzo della curva dei tassi di interesse privi di rischio rilevata da EIOPA, fatto che influenza invece l’indice di solvibilità anche in senso positivo, grazie alla riduzione del valore attuale delle passività assicurative (riserve tecniche).
Redditività
Nel 2021 il ROE è stato del 9% circa, in flessione rispetto al 2020, soprattutto per la contrazione della redditività del ramo danni, che nel 2020 aveva beneficiato della riduzione dei sinistri automobilistici.
La raccolta premi è cresciuta di circa 4 punti percentuali, tornando sui livelli prepandemici: la raccolta del ramo vita, cresciuto del 4,5%, è stata trainata dai contratti unit linked, aumentati del 34,5%; la raccolta del ramo danni è cresciuta dell’1,9% essenzialmente grazie alle assicurazioni diverse dalla RCA.
La marcata crescita dell’inflazione sta portando ad un netto rialzo dei costi del comparto danni per l’incremento degli oneri per sinistri. A soffrirne è soprattutto la RCA, che in termini di premi rappresenta il 34 per cento dello stesso comparto.
Nel bilancio civilistico, il rialzo dei tassi non si riflette positivamente sul valore delle passività assicurative, mentre genera effetti sul valore di mercato dei titoli in portafoglio: dapprima riassorbendo eventuali plusvalenze; esaurite quelle, generando potenzialmente perdite di conto economico. A livello aggregato, in maggio il saldo tra plusvalenze e minusvalenze latenti è divenuto negativo (6 miliardi) per la prima volta da diversi anni. Alla fine del 2021 il saldo positivo era ancora cospicuo (71 miliardi).
SOTTOASSICURAZIONE E DISTRIBUZIONE
Secondo quanto emerge dall’indagine Invind condotta da Bankitalia tra le imprese piccole e medie imprese hanno ampia diffusione solo le tradizionali coperture dei danni per incendio e furto e della responsabilità civile verso terzi e dipendenti. Più ampia è la diffusione delle coperture assicurative tra le imprese maggiori, specie per i rischi informatici (39 per cento per le imprese sopra i 200 addetti, 18 sotto i 50), per credito e cauzione (55 contro 34) e per i rischi naturali e climatici (89 contro 73).
Da quanto emerso dall’indagine, gli imprenditori percepiscono i premi elevati rispetto al danno atteso (56 per cento delle risposte) e stigmatizzano l’assenza di informazioni adeguate sui contratti (38).
Sembra esservi spazio secondo Ivass da un lato per un maggiore sviluppo dell’offerta delle compagnie, dall’altro per un più ampio soddisfacimento di bisogni assicurativi latenti. L’Ivass ha sottolineato più volte il ruolo dell’educazione assicurativa e preso iniziative in merito. O meglio “promozione dell’informazione e della consapevolezza”: non si tratta infatti di fare prediche promuovendo comportamenti ritenuti più o meno a ragione virtuosi, ma di offrire a famiglie e imprese strumenti efficaci per decidere razionalmente sulla base delle proprie condizioni e preferenze.
Signorini sottolinea che sulla chiarezza e sulla trasparenza dell’informazione le imprese di assicurazione devono fare la loro parte, anche nel proprio interesse. Sul tema della formulazione dei contratti, nonostante lo sforzo profuso negli anni passati per renderli più semplici e chiari, rimangono ampi margini di miglioramento.
Non ci si può illudere che la normativa in materia faccia miracoli, anche per la difficoltà ineliminabile di coniugare in formule astratte semplicità da un lato, completezza e certezza giuridica dall’altro. Devono essere gli stessi assicuratori a convincersi che trasparenza riconosciuta e fiducia acquistata sono le migliori armi competitive. L’obbligo di stabilire un buon processo di governo e controllo dei prodotti offerti non è una vessazione burocratica, bensì uno strumento chiave per una crescita sana.
Signorini lamenta la diffusa presenza di offerte che, fin dalla fase di ideazione del prodotto, mostrano caratteristiche incompatibili con le esigenze del cliente target, specie nel ramo vita (soprattutto per l’eccessivo livello di costi gravanti in particolare sui prodotti unit linked e multiramo); nel ramo danni le esclusioni contrattuali che si rivelano solo alla denuncia del sinistro, nel momento “della verità”, non sempre sono chiaramente evidenziate nel contratto o sottolineate in fase di vendita.
A questo proposito Ivass intende dotarsi di supporti tecnologici che ci consentano analisi comparative e il più possibile automatizzate, inclusi strumenti di intelligenza artificiale per la lettura dei contratti e la valutazione della loro complessità, nonché di un servizio di raccolta delle caratteristiche e clausole di un’ampia parte dei contratti danni diversi da RCA. Non si parla di costruire macchine algoritmiche da sanzione. Non sarebbe lecito né avrebbe senso, sottolinea Signorini, ma la tecnologia può dare un aiuto nell’individuare modi efficaci per perseguire obiettivi comuni. Per affinare le norme; per applicarle come devono essere applicate, nel più scrupoloso rispetto di procedure e garanzie, ma anche per lavorare fianco a fianco con tutti gli attori interessati.
La RC auto
Nella settore RCA, pur riducendosi sia il prezzo medio (oggi 353 euro) sia i differenziali territoriali, il premio pagato in Italia resta più alto della media dei quattro maggiori paesi europei. Le misure, anche normative, adottate negli ultimi 10 anni hanno consentito di ottenere nel corso del tempo una riduzione dei prezzi del 38 per cento.
L’inflazione, incidendo in modo sensibile sui prezzi del il processo. le riparazioni e dei ricambi, rischia di interrompere 5La diffusione della scatola nera, oggi adottata da più del 20 per cento degli automobilisti assicurati, ha contribuito alla riduzione dei prezzi incentivando l’adozione di comportamenti di guida responsabili: si stima che la scatola nera riduca la sinistrosità di circa il 20 per cento, rendendo così possibile l’applicazione di tariffe più basse per chi l’adotta. Preoccupa tuttavia l’emergere di strategie di prezzo che fanno leva sugli elementi di “ lock in ”.
Data la sostanziale intrasferibilità tra una compagnia e l’altra dei dati sulle abitudini di guida, per l’assicurato che adotta la scatola nera la probabilità di cambiare compagnia alla scadenza del contratto si riduce di circa il 60 per cento, attenuando la spinta concorrenziale.
Stime IVASS basate su un campione di circa 4 milioni di contratti sembrano indicare che il maggior tasso di ritenzione dei clienti dotati di scatola nera agevoli l’adozione da parte delle compagnie di strategie di prezzo basate sull’aumento del premio al crescere degli anni di permanenza. Se questo fatto fosse confermato, non potrebbe eludere a lungo l’attenzione dei regolatori.
Sta per entrare a pieno regime il preventivatore pubblico, appena pubblicato il regolamento che lo rende obbligatorio per imprese e intermediari. L’obiettivo è accrescere la concorrenza e l’efficienza del mercato della RCA. IVASS si attende un uso attivo da parte degli acquirenti e un’applicazione scrupolosa e fedele da parte dei venditori (imprese e intermediari ).
ASSETTO ORGANIZZATIVO DELL’IVASS
Su proposta del Presidente Signorini, il Direttorio integrato ha confermato alla guida dell’IVASS Stefano De Polis, che in questi anni ne è stato l’anima professionale e organizzativa.
Dal 2013 l’Ivass è strettamente collegato alla Banca d’Italia nella struttura direzionale e nel coordinamento delle attività. È stata razionalizzata l’operatività (amministrazione, gestione delle risorse, tecnologia), conseguita una maggiore efficienza, sviluppata una cultura di supervisione condivisa.
Di recente sono state ricondotte a una gestione coordinata le funzioni di comunicazione. È venuto ora il momento di fare un altro passo avanti in termini istituzionali. D’intesa con la Banca d’Italia, è stato proposto al Governo un articolato progetto che vedrebbe l’IVASS trasformarsi in ente strumentale della Banca, con un’ancora maggiore razionalizzazione dell’operatività, una piena condivisione delle funzioni di supporto e una graduale integrazione del personale, anche sull’esempio dell’assetto esistente in altri Paesi europei.
Signorini conclude dicendo: “Abbiamo trovato, ci pare, orecchie attente; attendiamo ora le riflessioni politiche, così come, se si vorrà procedere, il necessario parere della Banca centrale europea”.