IL 20,5% DELLE MASSE GESTITE IN LUSSEMBURGO (5.900 MLD) FA CAPO A GESTORI AMERICANI
di Marco Capponi
Il risparmio gestito europeo parla sempre più americano. Un buon monitor per capire lo stato dell’industria della gestione è stato fornito ieri dalla relazione annuale di Alfi, l’associazione dei fondi lussemburghese. Un piccolo Paese che ha un’importanza cruciale per l’asset management europeo: con 5,9 mila miliardi di euro di masse, il Granducato detiene oltre un quarto (27%) del patrimonio continentale in fondi comuni e alternativi. Se si considerano soltanto quelli comuni, la percentuale di ricchezza lussemburghese sale al 35,5%, quasi 5 mila miliardi. I due hub finanziari d’Europa, Lussemburgo e Irlanda, superano la metà del mercato dei fondi comuni: 7 mila miliardi su poco meno di 14.

Ebbene, andando a guardare come è ripartita questa ricchezza a livello di Paesi di provenienza delle società (dati forniti da Cssf, la Consob lussemburghese), si nota che oltre un quinto, il 20,5%, del patrimonio in gestione domicilato nel Granducato (1.209 miliardi) fa capo ad asset manager americani, che hanno solo il 4,7% dei fondi complessivi. Segue la Gran Bretagna con il 16,7% (985 miliardi), e solo al terzo posto c’è il primo Paese dell’Unione Europea: la Germania, con il 14,3% (circa 844 miliardi). In buona sostanza, circa la metà delle masse del Granducato (considerando anche il 14,1% che fa capo a gestori svizzeri) non ha la propria matrice all’interno del blocco comunitario.

E l’Italia? Stando alle evidenze dello studio, il Paese è solo al decimo posto per quanto riguarda i fondi domiciliati in patria. Circa 358 miliardi, pari all’1,6% delle masse complessive europee (comprendendo fondi comuni e alternativi), che collocano l’industria nazionale dietro le grandi economie del continente, ma anche al di sotto di Olanda, Svezia e Danimarca. Osservando però la presenza dei gestori italiani nel Granducato la loro voce si fa sentire molto di più. In terra lussemburghese i money manager italiani hanno una quota del 6,2%, che tradotto significa quasi 366 miliardi, più di quelli presenti in Italia. In questo caso le società di gestione sono più forti delle corrispettive belghe, danesi e olandesi, ma ancora sotto il 10,5% dei francesi.

Più in generale, sottolinea il rapporto, nel corso del 2021 i fondi di investimento lussemburghesi hanno vissuto una crescita su base annua del 17,8%, pari a 886 miliardi di euro. Anche la raccolta, complice il contesto di mercato particolarmente favorevole dell’ultimo anno, ha raggiunto un livello record, superando i 30 miliardi al mese. Dopo aver aggiornato il massimo storico a dicembre 2021 i comparti di investimento nel Granducato hanno tuttavia iniziato una fase di flessione, a causa delle turbolenze sui mercati provocate da guerra in Ucraina, inflazione e strette da parte delle banche centrali. Rispetto alla fine dello scorso anno, a marzo 2022, ultima data di rilevazione di Alfi, il patrimonio è sceso a 5,6 mila miliardi, in flessione del 6,53%.Quanto ai flussi il 2021 si è rivelato un anno particolarmente propizio per gli asset alternativi. L’aumento maggiore di raccolta lo hanno registrato i fondi di fondi (+15,1% annuo), seguiti da fondi immobiliari (+13,3%) e, a pari merito, private equity/venture capital e azionari tradizionali (+11,4%), In crescita, seppur di poco, anche comparti di reddito fisso (+2,9%) e monetari (+2%). A livello di strategie sostenibili infine il Lussemburgo ha richiamato nel corso dell’anno il 38% della raccolta europea totale. (riproduzione riservata)

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