ASSICURAZIONII GRUPPI LIMANO L’ESPOSIZIONE NEI CONFRONTI DEI BTP MA L’AUMENTO DELLO SPREAD FA CALARE LA SOLVIBILITÀ. ORA IL SETTORE ATTENDE UN DECRETO DEL TESORO CHE METTA IN SICUREZZA I DIVIDENDI
La fotografia aggiornata dello stato di salute delle compagnie di assicurazione la scatterà martedì 28 il direttore generale della Banca d’Italia e presidente dell’Ivass, Luigi Federico Signorini, in occasione della relazione annuale dell’istituto di controllo del settore. Sott’occhio c’è inevitabilmente lo spread, anche se la quote di titoli di Stato nei portafogli delle assicurazioni italiane sta gradualmente calando. Tra le compagnie più attive sul fronte della gestione dei Btp c’è di certo Unipol con il presidente Carlo Cimbri che in occasione della presentazione del nuovo piano industriale, lo scorso maggio, aveva annunciato l’ulteriore calo, a fine 2024, del peso dei Btp di 4-5 punti base per arrivare al 39,2%. Una bella sforbiciata rispetto al 55% di qualche anno fa. Perché se è vero che i rendimenti dei titoli di Stato italiani in queste settimane stanno salendo, è il ragionamento della compagnia di Bologna, è anche vero che, ridurne il peso, consente di dare maggiore stabilità al bilancio, con minore volatilità di portafoglio. E pure Generali ha allentato la presa passando dai 63 miliardi di fine 2021 a 59 miliardi di marzo scorso. Ma l’esposizione del settore in Btp resta alta e la ripresa delle spread, arrivato nei giorni scorsi a 250 punti base, ha inevitabilmente avuto effetti negativi sugli indici di solvibilità.

Uno scudo per tutti. La situazione resta comunque sotto controllo considerando che, secondo l’ultimo rapporto sulla Stabilità finanziaria di Bankitalia, a fine 2021 le compagnie avevano un buona redditività con un return on equity medio del 9% (anche se in calo sul 2020) e un Solvency II di sistema pari al 260%, 2,6 volte il minimo richiesto. Gli ultimi effetti dell’aumento dello spread e della ripresa repentina dei tassi li chiarirà l’Ivass ma oggi il Solvency, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, sarebbe comunque rimasto sopra i 200 punti percentuali. Intanto ci sono altri elementi che, chi segue il settore, sta monitorando con attenzione. A partire dall’attesa emanazione di un decreto del ministero dell’Economia che possa sterilizzare le minusvalenze per le fluttuazioni dei titoli di Stato, in particolare sui bilanci civilisti, redatti con le regole contabili nazionali. Se da una parte le regole di Solvency II, che riguardano i bilanci consolidati, prevedono già meccanismi (come il volatility adjustment) che attenuano gli effetti delle fasi negative temporanee, dall’altra le minusvalenze sarebbero evidenti nei bilanci civilistici. E non si tratta di un piccolo problema, considerando che in base ai risultati registrati in quei bilanci le assicurazioni pagano i dividendi ai propri azionisti ma anche le imposte al governo. L’emergere di eventuali perdite bloccherebbe quindi non solo le cedole ma anche introiti importanti per i conti pubblici. Ecco perché in Via XX Settembre sembrano attenti alle richieste arrivate dall’Ania, l’associazione presieduta da Maria Bianca Farina. Nel 2018, con un emendamento al dl fiscale, era stato previsto che le assicurazioni potessero valutare i titoli di stato al costo storico e non al valore di mercato. Era stata in particolare concessa la possibilità di valutare i titoli non destinati a permanere durevolmente nel loro patrimonio in base al loro valore di iscrizione così come risultante dall’ultimo bilancio approvato anziché al valore desumibile dall’andamento del mercato, fatta eccezione per le perdite di carattere durevole. Uno scudo che potrebbe essere riattivato già in occasione delle relazioni semestrali ma ovviamente anche per i bilanci civilistici annuali con le plusvalenze complessive del settore che, secondo l’ultimo rapporto di Banca d’Italia si sarebbero di fatto dimezzate da 71 miliardi a 35 miliardi.

Occhio al ramo vita. Per quanto riguarda il business assicurativo il settore è concentrato in particolare sulla riforma delle unit linked avviata da Ivass lo scorso marzo. Prodotti che negli ultimi anni hanno visto aumentare il loro peso e il regolamento cancella il limite del 5% di investimenti in titoli senza rating, aprendo alle pmi e ai pir. Ma allo stesso tempo introduce le stesse regole anche per le polizze irlandesi o lussemburghesi, con il settore in allerta per le possibili conseguenze che questo avrà sul mercato. La pubblica consultazione si è chiusa a metà giugno e anche qui, qualche chiarimento sulla scelta definitiva potrà arrivare dalla relazione di Signorini (riproduzione riservata)

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