INVESTIMENTI DELLE PMI IN FRENATA, AD APRILE -35% LE EROGAZIONI DEL FONDO DI GARANZIA
di Marco Capponi
Le operazioni e gli importi garantiti dal Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese sono in caduta libera. Un dato di per sé tutt’altro che positivo, in un contesto di crescita economica traballante, ma che potrebbe trasformarsi in un’opportunità per aumentare il livello di garanzie senza che la spesa statale ne sia compromessa in modo eccessivo, aiutando tutte quelle aziende che soffrono per il caro energia e materie prime e lo stop ai rapporti commerciali con la Russia. L’analisi, consultata in anteprima da MF-Milano Finanza, proviene da uno studio del gruppo di mediazione creditizia Nsa, che ha mostrato come nel primo quadrimestre dell’anno le operazioni del fondo siano diminuite su base annua di quasi il 70%, e l’importo finanziato del 35%, passando da 34 a 22 miliardi di euro (-12 miliardi). La contrazione ha riguardato soprattutto gli importi inferiori a 30mila euro, il 97,4% del totale, che sono diminuiti del 26%, dopo aver vissuto nelle fasi iniziali un autentico periodo di boom. Più stabili (-3,8%) gli importi più elevati.
Tra i settori, quello che ha subito una contrazione dell’importo finanziato più elevata è il commercio (-41,8%), seguito da servizi e trasporti, entrambi intorno al -40%. Molto meno impattata l’edilizia (-14,8%), ma lo studio spiega il perché: «probabilmente il settore», si legge tra le righe del rapporto, «grazie ai bonus dispone di garanzie sufficienti, senza bisogno di dover ricorrere al fondo di garanzia».
Un caso a parte è quello delle imprese esportatrici verso la Russia: le loro operazioni sono diminuite del 20%, ma sono cresciute in relazione a quelle delle imprese non esportatrici. E questo a fronte di una flessione dei finanziamenti del 25%. Tradotto: le imprese che fanno affari con Mosca hanno fatto più domande, ma queste non sono state accolte per via della maggiore diffidenza degli istituti erogatori, che hanno paura di finanziare aziende che potrebbero entrare in difficoltà.
Minori domande e minori importi erogati comportano però anche un risparmio per lo Stato, che potrebbe considerare di alzare i livelli di copertura della garanzia dall’80% al 90%. Tesi sostenuta di recente anche dal Mediocredito Centrale, che ha osservato come il DL Aiuti dovrebbe potenziare lo strumento, almeno per per tutto il 2022, non solo concedendo garanzie al 90% a tutte le imprese che fanno fronte alle difficoltà economiche derivanti dalla guerra e dalle sanzioni, ma anche ammettendo imprese diverse dalle pmi con un numero di dipendenti fino a 499 e incentivando la gratuità per l’accesso alla garanzia. Lo studio Nsa considera come, a fronte di un incremento del 10% della copertura, gli accantonamenti stimati passerebbero da 4,3 a 4,8 miliardi: 500 milioni di euro in più per supportare le imprese danneggiate dall’embargo con un aumento di risorse pubbliche tutto sommato piuttosto contenuto. «Le imprese danneggiate dalla crisi», commenta Gaetano Stio, presidente del gruppo Nsa, «provocheranno problemi nell’indotto e una crisi a cascata più ampia, e in caso di difficoltà chiederanno maggiori finanziamenti». Inoltre, aggiunge, «stanno per terminare i periodi di preammoramento dei finanziamenti del 2020 e parte del 2021, che hanno rate basse, con l’innalzarsi delle quali potrebbero aumentare i default». Per questo, conclude Stio, «è indispensabile aumentare la dotazione del fondo». (riproduzione riservata)
Fonte: