di Angelo De Mattia
L’immagine netta dell’incarnazione dell’etica del lavoro che Roberto Sommella ha sottolineato nel ricordo di Leonardo Del Vecchio e della sua opera, nell’icastico editoriale pubblicato ieri, si unisce alla qualità dimostrata dal «grande italiano» nell’essere «uomo di principi», indicata pure ieri su queste colonne nel ricordo di Francesco Gaetano Caltagirone.
Entrambe sono caratteristiche non comuni, che si integrano strettamente e che concorrono a delineare la figura dello scomparso concentrato nel lavoro e nella progettualità, senza mai dimenticare gli aspetti sociali e i bisogni del territorio, nonché determinato nelle sue battaglie, soprattutto nella vicenda Mediobanca (e per connessione in quella delle Generali), non disponibile al compromesso. La reazione all’opposizione di Mediobanca, con il suo amministratore delegato, Alberto Nagel, alla donazione progettata da Del Vecchio per lo Ieo spiega solo in parte (e non in quella principale) la decisione del patron di Luxottica di diventare il primo azionista della stessa Mediobanca. Prevaleva in lui una concezione lungimirante del rapporto che il sistema bancario e, in particolare, un istituto come Mediobanca – con un grande passato, ma che ora è chiamato a fare i conti con i tempi che non consentono più rendite di posizione – devono sviluppare, innovando anche negli assetti proprietari e nella governance, con imprese e famiglie. Una concezione le cui credibilità e autorevolezza discendono dalle conquiste che Del Vecchio ha saputo conseguire realizzando un’impresa globale, famosa in tutto il mondo. Anche nel campo assicurativo, ricordo, a proposito delle Generali di cui era azionista (e per un certo periodo membro del consiglio di amministrazione), la tesi sostenuta agli inizi dello scorso decennio e portata alle estreme conseguenze, a proposito della necessità di dare impulso all’istituzionale, tipica funzione assicurativa, stimolandone l’evoluzione, in un diverso, migliore equilibrio con quella puramente finanziaria. D’altro canto, l’avere aperto il fronte di Mediobanca, in passato il «salotto buono», la «stanza di compensazione» del ( debole) capitalismo italiano nei confronti del quale Del Vecchio era particolarmente critico è anche una dimostrazione della coerenza nel far seguire alla sua visione i fatti concreti. Era per lui un vichiano «conoscere facendo». Al punto in cui era arrivato, prossimo al 20% dell’istituto di Piazzetta Cuccia, si prospettava l’ipotesi-rischio – nel caso in cui il capo di Luxottica avesse voluto aumentare l’interessenza e trarne le conseguenze in termini di governance – dell’assoggettamento alla disciplina dei conglomerati con la conseguenza della sottoposizione dell’intero gruppo alla Vigilanza della Bce. Un’ipotesi che, tuttavia, non è scevra da controdeduzioni e da misure alternative.
Molto probabilmente, Del Vecchio non si sarebbe fermato. Con la sua forza morale, con la sua competenza imprenditoriale, con l’essere uomo, appunto, di principi, e con la grande disponibilità di risorse, ben avrebbe potuto sostenere anche un confronto in sede giurisdizionale, magari muovendo dall’irragionevolezza e non proporzionalità della normativa vigente in materia. O comunque avrebbe imboccato vie alternative, ma senza cedimenti o indietreggiamenti. Ora vedremo come agiranno i successori che certamente avranno da lui ricevuto indicazioni sui comportamenti da tenere anche nel campo bancario e assicurativo o, in ogni caso, agevolmente dedurranno dal suo agire, al quale avranno concorso come consiglieri, il modo coerente di decidere ora in queste complesse vicende.
Non penso affatto, comunque, che queste «partite» saranno abbandonate o neglette, anche perché, con il passare del tempo, hanno acquisito centralità nell’azione dello scomparso e perché non sarà proprio giusto finire con il dare ragione a chi, qualche tempo fa, pretestuosamente sosteneva che la «scalata» di Del Vecchio era da bloccare per il presunto caos che si sarebbe verificato nella successione.
La prova che, su Mediobanca e Generali invece si confida sarà data, renderà onore al grande imprenditore che non c’é più seguendo i suoi insegnamenti. (riproduzione riservata)
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