Simona D’Alessio
Dibattito aperto sullo schema di decreto per l’inquadramento lavorativo (e assicurativo) dei professionisti assoldati dalla Pubblica amministrazione nella cornice del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): accettando l’incarico, bisognerà scegliere se mantenere, o meno, l’iscrizione al proprio Istituto pensionistico. Per il presidente di Inarcassa (ingegneri e architetti) Giuseppe Santoro se l’associato, assunto a tempo determinato, «optasse per restare iscritto all’Ente, sarebbe incompatibile col nostro regolamento» che prevede «porte aperte» soltanto a chi esercita in forma indipendente. Qualora si optasse per il «congelamento» della posizione nell’Ente privato, s’inserisce il numero uno della Cnpr (ragionieri) Luigi Pagliuca «nella nostra Cassa la sospensione non potrà essere applicata», perché «gli iscritti che svolgono attività professionale contemporaneamente all’iscrizione ad altro Ente di previdenza, sono obbligatoriamente tenuti a restare nei nostri elenchi». In questo caso, il testo (che disciplina quanto previsto dal decreto 80/2021) stabilisce che, chiusa l’esperienza nella Pa, si potrà «effettuare il ricongiungimento» del «periodo maturato all’Inps – Gestione ex Inpdap».

Pollice in su della presidente dell’Enpab (biologi) Tiziana Stallone per la scelta di «rivalutare i professionisti» per attuare il Pnrr, però coinvolgere «ex ante» le Casse avrebbe evitato «potenziali controversie», essendovi «realtà come la nostra che già disciplinano rapporti svolti con accordi di parasubordinazione». Il vertice dell’Adepp (Associazione degli Enti) Alberto Oliveti comprende «l’esigenza di mediazione», ma «la proposta del presidente di Cassa forense Valter Militi» (in caso di opzione per l’Ente privato, consentire che il reddito da lavoro dipendente sia qualificato come reddito professionale, anche se solo ai fini previdenziali, pagando i contributi direttamente alla Cassa), espressa su ItaliaOggi di ieri, «mi sembra più sensata».

Simona D’Alessio
Fonte: