Non è bastato il maxi piano di aiuti da 750 miliardi di euro del Next Generation Eu stanziato in tempi record contro la pandemia per rafforzare l’idea dell’Unione Europea tra i cittadini del Vecchio Continente. Uno scetticismo che coinvolge anche le politiche verdi e la spinta alla digitalizzazione contenuta nei piani europei. I dati, decisamente sorprendenti, emergono dalla terza edizione del report «Allianz Pulse», il sondaggio svolto dal colosso assicurativo tedesco su un campione rappresentativo di mille persone in ciascuno dei tre Paesi coinvolti, ovvero Francia, Germania e Italia per tastare il polso tra la popolazione europea. E stupiscono ancora di più perché gli italiani, tra i tre Paesi, ne vengono fuori come la popolazione più interessata alla riduzione dell’inquinamento ambientale e più favorevole al digitale, oltre che i più positivi verso l’Unione Europea, ma i dati rilevati da Allianz non lasciano spazio ai dubbi: la maggior parte dei cittadini dei tre i Paesi che hanno partecipato al sondaggio d’opinione non considerano il Next Generation EU o il maxi piano da 100 miliardi Sure sull’occupazione come un punto di svolta. Soltanto il 23% dei tedeschi intervistati, il 27% dei francesi e il 30% degli italiani ritiene che la crisi innescata dalla pandemia rafforzerà la solidarietà nell’Unione Europea. In Italia, il 15% degli intervistati dichiara poi di non aver ancora sentito parlare dei programmi europei, e in Francia e Germania le percentuali dei cittadini non informati raggiungono rispettivamente addirittura il 33% e il 30%.
In questo contesto, non sorprende che meno di un terzo del campione complessivo degli intervistati – ma la percentuale sale al 39% in Italia – approvi le misure adottate dall’Unione Europea per contrastare la pandemia. Di conseguenza, anche la valutazione complessiva sull’Unione Europea sconta uno scetticismo che era già emerso nei sondaggi realizzati da Allianz negli anni precedenti. In Italia il 32% degli intervistati vede nell’appartenenza all’Eurozona più svantaggi che vantaggi (contro il 28% che la pensa all’opposto), e la situazione è simile anche in Francia (29% contro 18%), mentre in Germania sono più positivi e il 32% ritiene che i vantaggi superino gli svantaggi, mentre il 26% la pensa al contrario. Quanto all’attuale situazione economica nei singoli paesi, mentre il 75% degli italiani e il 72% dei francesi esprime un giudizio negativo, soltanto il 48% dei tedeschi condivide tale valutazione.
«L’Unione Europea resta poco amata, nonostante i miliardi di euro stanziati per sostenere la ripresa economica», commenta Ludovic Subran, capo economista di Allianz, aggiungendo che «questa profonda insoddisfazione è alimentata dal divario che gli intervistati percepiscono nella performance economica del proprio paese. In Germania, circa un terzo degli intervistati è preoccupato per il futuro, in Italia quasi i due terzi. Questa mancata convergenza economica è frustrante e questa negatività si riflette nel giudizio sulla UE. Non è del tutto giusto, ma le vecchie credenze sono dure a morire».
Gli intervistati in tutti e tre i Paesi non condividono poi pienamente il percorso di decarbonizzazione dell’economia, ma gli Italiani sono decisamente i più favorevoli. Soltanto il 23% degli intervistati in Francia e il 26% in Germania concorda con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del 55% entro il 2030, mentre in Italia la maggioranza relativa (35%) ritiene giusto questo obiettivo e il 24% pensa addirittura che non sia abbastanza ambizioso.
L’atteggiamento nei confronti della digitalizzazione è poi rimasto pressoché invariato rispetto ai sondaggi degli anni passati. La maggioranza relativa degli intervistati italiani (44%) vede più opportunità che rischi nella digitalizzazione, mentre in Germania e in Francia ci sono più oppositori che sostenitori. Uno dei motivi di scetticismo potrebbe essere legato alla scarsa preparazione degli intervistati riguardo al mondo digitale: il 34% degli italiani afferma di essere ben preparato, il 27% dei francesi e il 30% dei tedeschi. Gli altri intervistati complessivamente lamentano problemi infrastrutturali (27%), mancanza di competenze (19%) o attrezzature fuori portata (7%).
Nonostante l’Europa stia affrontando un forte calo della popolazione attiva, gli intervistati a favore di politiche di immigrazione attive sono poi in minoranza (Italia: 11%, Francia: 9%, Germania: 18%) convinti che i rispettivi Paesi stiano ancora soffrendo per le conseguenze della crisi dei rifugiati.
Quanto all’aumento dei livelli di debito pubblico, questo è una preoccupazione comune ai cittadini dei tre paesi. Solo il 12% degli intervistati italiani, il 13% dei francesi e il 14% dei tedeschi ritiene che il debito non sia un problema al momento, grazie ai bassi tassi di interesse. Una netta maggioranza è invece a favore di politiche di riduzione del debito con tagli alla spesa e stimoli alla crescita, e, come prevedibile, si dichiara contraria ad un aumento della pressione fiscale.(riproduzione riservata)
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