di Anna Messia
L’ultima operazione che ha indirettamente coinvolto l’Italia è stata la chiusura nei giorni scorsi del terzo round di finanziamento per Wefox per la cifra record 650 milioni di dollari. La società, tra le dieci insurtech più note a livello mondiale, è stata fondata nel 2015 dal ceo Julian Teicke (insieme con Fabian Wesemann e Dario Fazlic) e nel giro di cinque anni ha raggiunto una valutazione di 3 miliardi di dollari. In fila, pronte a sottoscrivere il terzo round di finanziamento, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, ci sarebbero state anche compagnie di assicurazione italiane rimaste però fuori dall’operazione, con la domanda che ha superato l’offerta. In Italia Wefox ha come funding partner il broker assicurativo Mansutti guidato da Tomaso Mansutti. Le due società collaborano già dal 2018 e Mansutti ha già fatto sapere che quest’anno entrerà nel capitale di Wefox.
In ballo in Italia, c’è poi anche il riassetto di Prima Assicurazioni, che nel 2018 ha chiuso un round record di 100 milioni di euro, con il fondatore Alberto Genovese intenzionato a vendere una parte della sua quota (25%). Se oggi Prima venisse valutata con multipli analoghi a quelli applicati a Lemonade (l’insurtech americana specializzata nell’assicurazione per la casa quotata dallo scorso anno sul New York Stoxx Exchange) la sua valutazione potrebbe addirittura avvicinarsi a quota 4 miliardi di euro.
Cifre che danno l’idea del forte interesse del mercato per l’innovazione tecnologica applicata al settore assicurativo nonostante la pandemia. Anzi, secondo l’ultimo rapporto Insurtech Global Outlook 2021 pubblicato da Ntt Data (la multinazionale giapponese leader nella consulenza e nei servizi IT), proprio l’anno scorso gli investimenti in insurtech hanno raggiunto a livello mondiale i 7 miliardi superando i valori pre-Covid. Non solo; i disruptor del passato, nati appena cinque anni fa, nel 2020 si sono consolidati e sono diventati public company o hanno annunciato ipo con valutazioni superiori al miliardo mostrando capacità di attrarre capitali dal mercato in breve termine.
«Root Insurance, Lemonade, Hippo, Next Insurance, Oscar Health e Waterdrop sono alcuni esempi di aziende fondate dal 2015 che hanno un valore di miliardi di dollari», osservano da Ntt Data. Dall’analisi emerge poi che nel 2020 gli assicuratori e le loro società d’investimento hanno impiegato quasi 1,6 miliardi di dollari in startup, mentre nel 2019 non erano arrivati a un miliardo di dollari; una forte spinta arrivata dagli assicuratori asiatici, che da soli hanno superato gli investimenti di Europa e Usa messi insieme.
Tra gli assicuratori europei più attivi spunta la francese Axa; la compagnia assicurativa francese ha partecipato a 12 round di finanziamento e ha intercettato quasi il 50% del totale dei round realizzati nel 2020. Bene ha fatto anche MunichRe, che ha partecipato ad alcuni tra i round più rilevanti (come Next, Acko o Hippo) concentrandosi sulle startup in fase avanzata.
«Il report evidenzia che nel 2020 a livello globale abbiamo assistito a una trasformazione dei processi assicurativi, diventati più dinamici e data driven», commenta Sergio Dizza, head of Insurance di Ntt Data Italia. «La pandemia ha accelerato la trasformazione tecnologica, la digitalizzazione e l’adozione di nuove soluzioni e si tratta di fenomeni che hanno coinvolto anche il mercato italiano». (riproduzione riservata)
Fonte: