di Anna Messia
Generali lancia l’opa su Cattolica e il mercato scommette subito su un rialzo del prezzo. Ieri mattina la compagnia assicurativa di Trieste, già azionista di quella veronese con il 23,6%, ha fatto sapere di essere pronta a lanciare un’offerta pubblica di acquisto volontaria totalitaria a 6,75 euro per azione. Erano due giorni che il titolo di Verona registrava rialzi anomali, come il +14,9% di venerdì 28, che solo in parte sembrava giustificato dalla buona trimestrale presentata al mercato. Movimenti su cui, come da prassi, Consob è chiamata ad accendere un faro su eventuali fughe di notizie. Intanto il consiglio di amministrazione Generali, riunito dalle 7,30 di mattina, ha dato ieri il suo via libera all’operazione, questa volta all’unanimità (articolo accanto). L’offerta a 6,75 euro incorpora un premio pari al 15,3% rispetto al prezzo ufficiale delle azioni Cattolica alla chiusura di venerdì 28 (il giorno di borsa aperta precedente la comunicazione dell’opa) e un premio del 40,5% rispetto alla media aritmetica, ponderata per i volumi scambiati, dei prezzi ufficiali degli ultimi sei mesi. In caso di adesione totalitaria l’esborso per il Leone sarebbe di 1,176 miliardi e da Trieste hanno fatto sapere che saranno utilizzate risorse proprie, senza fare ricorso ai finanziamenti. Del resto in cassa a disposizione ci sono 2,3 miliardi, come ricordato più volte dal group ceo Philippe Donnet nelle ultime settimane. Risorse che molti si aspettavano sarebbero state indirizzate verso una crescita internazionale della compagnia, ma a questo punto la metà di quella somma è stata ipotecata per Cattolica. Mentre il mercato scommette già su un adeguamento del prezzo visto che ieri il titolo della compagnia di Verona viaggiava intorno a 6,97 euro (+15%), quindi 15 centesimi rispetto al prezzo offerto da Trieste.
Sinergie per 80 milioni. «L’acquisizione di Cattolica e il suo ingresso nel gruppo Generali consentirà il suo rafforzamento e le permetterà di beneficiare della solidità finanziaria e del supporto, della competenza, della tecnologia e della gamma di prodotti di un importante gruppo assicurativo europeo, con impatti positivi significativi sulla situazione economica dei territori interessati e nell’interesse di tutti gli stakeholder», hanno dichiarata da Generali, aggiungendo che con l’operazione il Leone diventerà il primo gruppo in Italia nel mercato danni (con Unipol che manterrà il primato nella Rc auto) e potrà rafforzare la propria posizione nel mercato vita, con sinergie stimate a regime in 80 milioni ante imposte. Le due compagnie avevano già iniziato a collaborare da giugno 2020 dopo l’ingresso del Leone nel capitale con il 24,4%, nei rami welfare e asset management per esempio, in conseguenza della sottoscrizione della prima tranche di aumento di capitale da 300 milioni, richiesta da Ivass per risollevare il Solvency II di Cattolica. Un’operazione che era avvenuta al prezzo di 5,55 euro per azione, con il titolo che nei mesi scorsi si è mosso. Entro luglio Cattolica avrebbe dovuto collocare la seconda tranche da 200 milioni e come aveva annunciato sulle pagine di MF-Milano Finanza venerdì 28 l’ad Carlo Ferraresi, a breve sarebbe partito il roadshow. Ma la mossa di Generali, Ivass permettendo, avrà l’effetto di congelare tutto visto che tra le condizioni vincolanti dell’opa c’è il blocco del secondo aumento. Non solo. Trieste chiede anche che le autorità antitrust approvino incondizionatamente l’operazione. In ballo ci sono 70,7 miliardi di Generali, di cui circa 25 miliardi generati in Italia. Con 4,6 miliardi di premi per Cattolica. Mentre per quanto riguarda le soglie per la validità dell’operazione Generali, ai fini della validità dell’offerta, chiede che venga raggiunto almeno il 66,67% del capitale con diritto di voto ma si riserva anche di valutare il raggiungimento del 50% delle azioni con diritto di voto più un’azione. Di certo Generali che già detiene il 23,6% dei diritti di voto potrà fare affidamento sul oltre il 9% di azioni proprie che Cattolica ha in pancia al prezzo di 5,47 euro, rinvenienti dall’esercizio del diritto di recesso dopo la trasformazione in spa. In pratica Generali parte da una soglia di oltre il 33%, con il mercato che si interroga sulle mosse di un altro azionista di peso di Cattolica, ossia la Berkshire Hathaway di Warren Buffett che nel 2017 aveva rilevato a 7,35 euro diluito poi al 6,9% dopo la prima tranche. Considerati i dividendi incassati in questi anni (75 centesimi) il super gestore, che non ha mai nascosto l’interesse a crescere in Italia, uscirebbe così in pareggio dall’operazione. (riproduzione riservata)
Il cda si ricompatta ma Verona perde 50 mln col Banco
di Anna Messia
Sul lancio dell’opa su Cattolica il cda di Generali ritrova la compattezza dopo le opposizioni arrivate nel mesi scorsi dai soci privati, Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio, votando l’ok all’unanimità. Le questioni più spinose, come la messa a punto della lista del cda in vista della scadenza del consiglio nel 2022, sono ancora lì sul tavolo ma il group ceo ha incassato un punto a suo favore. Philippe Donnet, che proprio ieri ha ricevuto la nomina a Cavaliere del Lavoro da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ottenuto il sostegno dell’intero cda, tutti presenti, rilanciando su un’operazione che vale oltre un miliardo, chiusa solo dopo che Cattolica si è trasformata da cooperativa in società per azioni (lo scorso aprile) e successivamente al risanamento di bilancio avviato dall’ad Carlo Ferraresi, con l’ultimo trimestre che si è concluso con un risultato operativo record e un Solvency II di quasi il 200%. L’operazione che vede Rothschild, insieme a BofA e Mediobanca, advisor finanziari di Generali, con Gianni & Origoni consulente legale, dovrebbe chiudersi a metà novembre, con l’offerta formale che sarà presentata nel giro di 20 giorni e il successivo il passaggio alle autorità. Resta da vedere se non ci sarà bisogno di rilancio, visti i prezzi di Borsa di ieri di Cattolica, schizzata a 6,97 euro, ben oltre i 6,75 euro dell’opa. Se l’operazione andrà a buon fine vale la pena ricordare che Cattolica avrà però una penalizzazione di 50 milioni nella vendita delle joint venture con Banco Bpm. Secondo i nuovi accordi di marzo l’istituto ha un’opzione di acquisto del 65% detenuto da Cattolica, esercitabile nel primo semestre 2023 e fino a fine 2024, calcolata sugli own fund, più 60 milioni e altri 50 milioni che vengono però meno in caso di cambio di controllo di Cattolica. Penalità che decadrebbe solo se nel frattempo Generali vendesse Banca Generali. (riproduzione riservata)
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