di Paola Valentini
L’impatto della pandemia sulla ricchezza finanziaria delle famiglie italiane è stato molto diversificato. Lo ha certificato ieri la Banca d’Italia nella relazione annuale sul 2020. I nuclei più esposti alle misure di contenimento del contagio da Covid-19 (ristorazione, turismo, commercio al dettaglio) hanno dovuto ricorrere ai risparmi accumulati in passato per fronteggiare la contrazione del reddito, mentre quelli meno colpiti hanno incrementato le attività in portafoglio in conseguenza anche della diminuzione dei consumi non essenziali.
Ma nel complesso la ricchezza finanziaria, dopo un marcato calo all’avvio della pandemia connesso con la riduzione dei prezzi dei titoli, è aumentata nel corso dell’anno attestandosi a 4.777 miliardi di euro (quasi tre volte il prodotto interno lordo dell’Italia) dai 4.445 miliardi di fine 2019, a seguito del ritorno alla normalità dei mercati finanziari e del forte incremento del risparmio, come emerge dai dati della relazione sul 2020 relativi agli investimenti finanziari degli italiani. L’anno scorso la quota di reddito destinata al risparmio ha superato il 15%, il doppio rispetto al 2019, ha evidenziato il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, aggiungendo però che «in Italia lo sviluppo dei mercati e l’ampliamento delle fonti di finanziamento delle imprese beneficerebbero di un ruolo piú attivo degli investitori istituzionali nell’intermediazione del risparmio».
Sulla capacità di risparmio ha inciso, come accennato, il calo dei consumi. Nel 2020 «sono diminuiti del 10,7%, quattro volte più della riduzione del reddito disponibile». Le indagini di Bankitalia indicano che, «a differenza di quanto tipicamente accade in fasi recessive, la contrazione della spesa è stata significativa anche per le famiglie che dichiarano di non avere difficoltà finanziarie; vi hanno inciso le restrizioni alle attività commerciali, i timori per il contagio e l’accresciuta incertezza sulle prospettive economiche».
Gli effetti della crisi sulle condizioni economiche delle famiglie sono stati attenuati dalle misure del governo per il sostegno dei redditi, dalla politica monetaria accomodante e dalle moratorie sui debiti. In base ai dati riferiti a dicembre, il rimborso delle rate è tornato regolare per la maggior parte dei mutui per i quali sono terminate le moratorie.
Secondo le stime della Banca d’Italia, nel corso del 2020 la ricchezza totale netta delle famiglie, ossia il valore delle attività finanziarie e reali al netto delle passività, è salita a 8,6 volte il reddito disponibile (dalle 8,3 volte registrate nel 2019), per effetto principalmente della riduzione di quest’ultimo.
A fronte di un moderato calo della componente reale, la ricchezza lorda è aumentata per l’incremento delle attività finanziarie (pari al 2,2%), sospinte dalla forte crescita del risparmio che ha più che compensato la diminuzione dei prezzi dei titoli. Nel corso del 2020 il rapporto fra la ricchezza finanziaria lorda e il reddito disponibile delle famiglie italiane si è dapprima ridotto e ha in seguito ampiamente recuperato, in linea con quanto osservato per la media dell’area dell’euro. Il calo iniziale è stato lievemente più marcato rispetto a quello riscontrato negli altri principali Paesi, anche in conseguenza della maggiore flessione del valore delle attività. Nel secondo semestre il rapporto è cresciuto rispetto alla fine del 2019, sia per il parziale recupero dei prezzi sia per l’aumento del risparmio che ha alimentato gli investimenti finanziari.
Quanto alle scelte di portafoglio, a fronte di un’elevata incertezza sull’evoluzione della pandemia e sui tempi della ripresa, le famiglie italiane hanno mostrato cautela nei loro investimenti, privilegiando attività finanziarie liquide (come anticipato nel numero settimanale di Milano Finanza uscito il 29 maggio scorso e tuttora in edicola). Nel 2020 i depositi sono cresciuti di oltre 85 miliardi di euro, più di due volte la media dei cinque anni precedenti (58,1 miliardi nel 2019). Sono state acquistate anche polizze assicurative e quote di fondi comuni, che favoriscono la diversificazione del rischio di portafoglio, per importi complessivi superiori a quelli dell’anno precedente e pari, rispettivamente a 30,6 miliari di euro rispetto a 29,2 miliardi del 2019 e 33,3 miliardi dai 17,5 miliardi del 2019). Sono proseguiti i disinvestimenti netti da azioni e da obbligazioni. Infatti i flussi sui bond sono stati negativi per 25 miliardi (-41 miliardi di euro nel 2019) e anche quelli sulle azioni sono risultati in rosso per 15,7 miliardi (-26,9 miliardi di euro nel 2019). Alla fine dell’anno la quota della ricchezza finanziaria lorda detenuta in depositi e circolante era poco al di sotto del 33%, oltre un punto in più rispetto a dicembre del 2019; quella in prodotti del risparmio gestito è cresciuta in modo analogo, al 35%, mentre quella in azioni e obbligazioni è diminuita.
Attraverso i prodotti del risparmio gestito i nuclei familiari possono scegliere anche tipologie di investimento che rispettano i criteri ambientali, sociali e di governance (environmental, social and governance, Esg) e Banca d’Italia stima che alla fine dello scorso anno il 17% delle quote di fondi comuni italiani ed esteri detenute dalle famiglie fosse costituito da fondi Esg. Secondo i risultati di una analisi di Via Nazionale, alla fine del 2020 i fondi Esg investivano quasi l’80% del risparmio raccolto dalle famiglie in azioni e obbligazioni estere. Il valore molto elevato di questa quota riflette il fatto che l’offerta di strumenti finanziari da parte delle imprese italiane, già limitata, è particolarmente contenuta per i titoli che rispettano i requisiti di sostenibilità. Inoltre nel 2020 le famiglie detenevano circa il 90% delle quote dei fondi comuni conformi alla normativa sui piani individuali di risparmio a lungo termine (pir); la percentuale (corrispondente a 14,5 miliardi) è in linea con i valori rilevati dall’attivazione di questi piani.
«Anche se nell’ultimo decennio sono state adottate numerose misure, regolamentari e di natura fiscale, per indirizzare una quota maggiore dell’ingente risparmio finanziario verso le piccole e medie imprese, i risultati conseguiti sono stati modesti, riflettendo in buona parte la scarsità delle emissioni», ha messo in evidenza Visco. Alla fine dello scorso anno le attività finanziarie delle famiglie affidate ad assicurazioni, fondi comuni e fondi pensione erano complessivamente pari al 35% del totale, a fronte del 4% nella media dell’area dell’euro; la quota di attività gestite investita direttamente in titoli emessi da imprese era pari a circa un quarto, contro una media della zona euro pari a oltre la metà. (riproduzione riservata)
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