L’effetto congiunto della paura del contagio e dell’incertezza economica e sanitaria hanno finito per frenare il consumo degli italiani durante la pandemia, mentre limitato è stato l’impatto delle misure restrittive. A indagare nel dettaglio quanto accaduto l’anno scorso ai consumatori con il Covid-19 è stato un lavoro di Banca d’Italia realizzato da Elisa Guglielminetti e da Concetta Rondinelli, svolto sia livello macroeconomico sia microeconomico impiegando i dati dell’Indagine straordinaria sulle Famiglie Italiane condotta dall’Istituto. Un anno che ha visto flettere i consumi del 10,7% a 926 miliardi e la propensione al risparmio degli italiani crescere a livelli che non si vedevano da fine anni 90. Una situazione in cui i precedenti modelli econometrici hanno fatto fatica a spiegare fenomeni straordinari. Perché, per esempio, quando c’è una crisi economica tradizionale i beni che vengono colpiti sono quelli durevoli, come un’automobile. Al contrario, durante la pandemia la frenata è arrivata da servizi come hotel e ristoranti. L’analisi mostra, in particolare, che oltre alle ragioni economiche, che prevalgono per i nuclei con capofamiglia disoccupato, la paura del contagio e l’incertezza hanno avuto un ruolo rilevante, mentre le misure restrittive sono state per lo più non significative. Insomma anche con i ristoranti aperti gli italiani non sarebbero usciti a cena. Ora la speranza è che, scemati i timori legati all’infezione, i consumi risalgano dopo il -1,2% registrato ancora a marzo 2021. (riproduzione riservata)
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