di Anna Messia
Le assicurazioni italiane chiedono requisiti di capitale più leggeri per gli investimenti azionari di lungo termine, per contribuire con più forza al Recovery Plan, forti dei loro oltre 1.000 miliardi di investimenti (ben oltre la metà del pil). E alzano l’attenzione sulla revisione del volatility adjustment, lo strumento nato per ridurre gli effetti della volatilità dei mercati e in particolare dei titoli di Stato, per evitare effetti pro ciclici, considerando che il sistema ha in pancia circa 345 miliardi di titoli di Stato italiani. Questioni entrate nel vivo in queste settimane perché la Commissione Ue, dopo aver ricevuto il parere tecnico dell’Eiopa (l’autorità che raccoglie le Ivass d’Europa), sta ora definendo la sua posizione in vista della revisione delle regole sui requisiti di capitale di Solvency 2. Secondo l’agenda annunciata al mercato, la Commissione Europea si pronuncerà in particolare subito dopo l’estate, tra il 10 e il 15 settembre, e sul tavolo ci sono argomenti cruciali per il settore. Non a caso ieri l’Ania, l’associazione che rappresenta le compagnie di assicurazione italiane, è intervenuta sull’argomento e ha messo un punto fisso, dichiarando che la revisione di Solvency 2 «non dovrebbe comportare ulteriori oneri patrimoniali per le compagnie di assicurazione». L’attuale normativa ha dimostrato di funzionare «abbastanza bene», tuttavia, hanno aggiunto dall’associazione presieduta da Maria Bianca Farina, è stato anche riconosciuto che il regime può essere «ulteriormente affinato al fine di correggere alcuni difetti e valorizzare al meglio il ruolo delle compagnie assicurative come investitori a lungo termine». Ma se un po’ tutti sono d’accordo sulla necessità di prevedere dei ritocchi senza aggravi per il settore la discussione si accende quando si entra nel merito delle modifiche. Tanto più oggi che la crisi pandemica sta richiedendo al settore uno sforzo maggiore per sostenere il raggiungimento degli obiettivi della Commissione di un ambiente più verde, più digitale e più resiliente. Le proposte di revisione di Solvency II di Eiopa, secondo le compagnie italiane, correggono in parte il tiro, smussando i difetti riscontrati finora, ma secondo l’Ania in qualche caso c’è addirittura il rischio che le cose peggiorino rispetto alla situazione attuale. È il caso proprio della revisione del volatility adjustment che rischia di essere fortemente pro-ciclico. Perché se è vero che le nuove regole hanno migliorato l’attivazione della componente nazionale (questione molto cara all’Italia) allo stesso tempo non correggono il rischio come si vorrebbe. Anzi. Se il nuovo sistema fosse stato applicato nel periodo 2011-2012 quando (non c’era Solvency II) ci fu l’impennata dello spread sui Btp italiani, le compagnie assicurative sarebbero state addirittura più penalizzate in termini di richieste di capitale rispetto ad un esercizio fatto con lo strumento così com’è oggi, sostengono da Ania. Insomma un correttivo che non corregge affatto. Mentre sugli investimenti azionari le imprese italiane approvano le manovre di aggiustamenti proposte dall’Eiopa nella nuova versione di Solvency II che dovrebbe partire a fine 2023, che dimezza i requisiti di capitale, ma chiedono allo stesso di dimezzare da 10 a 5 anni anche l’orizzonte da prendere a riferimento. In questo modo si potrebbero liberare importanti risorse che potranno contribuire alla ripresa economica riducendo il divario che si è creato in questi anni tra le compagnie europee (che negli ultimi anni si sono alleggerite molto sull’equity) e quelle Usa (dove oltre il 10% dell’asset allocation va in azioni). L’attenzione si è poi alzata anche sui tassi d’interesse. Eiopa nella sua revisione ha introdotto i tassi negativi (assenti nella precedente versione) per lo shock sui tassi è ha fissato un floor a -1,25%. Un cambiamento accolto da Ania che, a partire dai valori negativi, chiede però di prevedere un floor di tassi crescenti all’aumentare della durata. (riproduzione riservata)
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