di Carlo Giuro
Nel nuovo welfare dopo l’emergenza sanitaria non sono soltanto il valore e l’utilità della previdenza complementare ma anche il costo che va conosciuto. I fondi pensione si strutturano infatti sulla capitalizzazione dei contributi versati. L’entità della rendita dipenderà allora da una serie di fattori che vanno dalla quantità dei contributi, alla durata del periodo di contribuzione, all’efficacia della gestione finanziaria e, profilo non meno importante dei precedenti, dall’onerosità della forma previdenziale. Come sottolinea la Covip su orizzonti temporali di lungo periodo anche piccole differenze nel costo delle diverse forme pensionistiche producono un impatto rilevante sulla prestazione finale; ipotizzando che dopo un periodo di partecipazione di 35 anni il capitale accumulato sia di 100 mila euro, un Isc (sigla che sta per Indicatore sintetico di costo) del 2% invece che dell’1% comporta una riduzione del capitale di circa il 18% (ovvero 18 mila euro) sottolinea l’Autorità di vigilanza. È importante evidenziare come la normativa previdenziale abbia delineato un sistema trasparente che consente al risparmiatore una verifica veloce di quanto costano le diverse forme pensionistiche anche nella prospettiva di un confronto.
L’onerosità è infatti misurata dall’Isc introdotto dalla Covip come elemento dell’informativa da fornire ai potenziali iscritti fin dal 2007; esprime l’incidenza percentuale dei costi sostenuti annualmente da un iscritto sulla propria posizione. L’indicatore è calcolato secondo una metodologia definita dalla Covip. Le stime sono effettuate ipotizzando il versamento di un contributo annuo di 2.500 euro e un rendimento annuo del 4%; l’Isc è calcolato considerando diversi periodi di partecipazione (2, 5, 10 e 35 anni). Nello scorso mese di febbraio la Covip ha pubblicato sul proprio sito i valori aggiornati al 31 dicembre 2019 degli Isc medi, massimi e minimi per le varie tipologie di forme e comparti da utilizzare per la predisposizione del grafico contenuto nella Scheda dei costi presente nella Nota informativa. Tale documento riporta le informazioni sulle singole voci di costo che gravano, direttamente o indirettamente, sull’aderente e appunto anche l’Isc. E illustra l’onerosità della forma pensionistica rispetto alle altre, confrontando l’Isc a dieci anni dei singoli comparti con gli Isc medi dei comparti della stessa categoria di investimento offerti dai fondi pensione negoziali, dai fondi pensione aperti e dai Pip, e all’Isc minimo e massimo riscontrato per il complesso di tali comparti. Dalla analisi delle rilevazioni della Covip sugli Isc aggregati medi si conferma la minore onerosità dei negoziali rispetto a fondi pensione aperti e, soprattutto dei pip. Nei comparti garantiti l’Isc medio dei negoziali è lo 0,47% contro l’1,21% dei fondi pensione aperti e l’1,88 dei pip; per gli obbligazionari si va dallo 0,36% dei negoziali all’1,10% dei fondi pensione aperti e l’1,95% dei pip; per i bilanciati lo 0,35% dei negoziali, l’1,44% degli aperti e il 2,22% dei pip; per gli azionari lo 0,39% dei negoziali, l’1,71% degli aperti, il 2,72% dei pip.
Nell’interpretazione dei valori dell’Isc, come ricorda anche la Covip, occorre tener conto delle differenze strutturali tra le diverse tipologie di forma e dalle caratteristiche delle opzioni di investimento offerte. I negoziali sono organizzazioni senza scopo di lucro in cui soltanto i costi amministrativi e finanziari sostenuti si riflettono sul valore della posizione individuale. Invece nelle forme di mercato, ovvero fondi pensione aperti e pip, le spese che gravano sugli iscritti vengono determinate in via preventiva dalla società istitutrice e servono a remunerare l’impresa oltre che a coprire gli oneri sostenuti; tra questi ultimi, una quota cospicua è rappresentata da quelli relativi al collocamento dei prodotti, con livelli che dipendono dal canale distributivo utilizzato. Tali fattori contribuiscono a determinare valori dell’Isc più elevati nei fondi aperti e soprattutto nei pip. È importante anche ricordare che l’Isc è uno dei profili da prendere in considerazione in tema di portabilità della posizione, opzione esercitabile dopo due anni dall’iscrizione. Per fare scelte ragionate, i risparmiatori possono confrontare l’onerosità delle singole linee di investimento anche consultando il comparatore dei costi pubblicato sul sito della Covip. (riproduzione riservata)