di Anna Messia
Le assicurazioni sono pronte a giocare tutte le loro carte per combattere la pandemia e spingere il rilancio dell’Italia. Mosse che possono rivelarsi determinanti se si considera che gli investimenti degli assicuratori del Paese sono oggi pari a più di 950 miliardi, il 53% del pil. Risorse che «potranno essere indirizzate per potenziare le infrastrutture e per la transizione digitale e green», ha annunciato ieri la presidente di Ania, Maria Bianca Farina, nel suo intervento video all’Insurance Day 2020 organizzato da MF-Milano Finanza e Accenture, rivelando anche che l’associazione «ha appena istituito un comitato di esperti che sta studiando come e se il settore assicurativo può dare il suo supporto sul rischio pandemico». L’appuntamento web, condotto dal direttore ed editore associato di MF- Milano Finanza Gabriele Capolino e dal direttore di Class Cnbc Andrea Cabrini, è stato un pre-evento, anticipo del tradizionale Insurance Day che si terrà in autunno, che ha visto protagonisti i capi azienda delle principali compagnie italiane, con l’obiettivo di capire come il virus sta cambiando i modelli industriali delle assicurazioni e che cosa possono fare le imprese per la ricostruzione. Un dibattito aperto anche a livello europeo, con l’Eiopa che, come anticipato nei giorni scorsi da MF-Milano Finanza, sta studiando come le assicurazioni (e i riassicuratori) possono contribuire a gestire e coprire i rischi globali, con l’intervento dei singoli Stati e dell’Unione Europea. In campo, come noto, c’è anche Generali (il group ceo Philippe Donnet ha incontrato nei giorni scorsi il vicepresidente della commissione Ue Valdis Dombrovskis) anche per conto di Insurance Europe e si lavora anche a una proposta tutta tricolore, come svelato ieri dalla presidente Ania. «Presenteremo il nostro modello, basato su una partnership pubblico-privato, al governo e vedremo che cosa ne pensa», ha detto Farina, aggiungendo che «potrebbe costituire la via italiana da presentare in Europa dove il dibattito sulle coperture del rischio pandemico è molto attivo e vivace».
Nuovi modelli che potrebbero essere l’occasione per colmare il divario assicurativo che caratterizza l’Italia rispetto ad altri mercati europei. Intanto in questi mesi le compagnie hanno dato prova di essere in grado di superare l’impatto immediato del coronavirus, come sottolineato ieri da Daniele Presutti, Insurance Lead Europe di Accenture. Le stime più accreditate hanno dato conto di perdite per 100 miliardi di dollari a livello globale a causa di sinistri, interruzione del business e del mondo viaggi, a cui si aggiungono altri 100 miliardi per l’impatto dei tassi, del crollo delle capitalizzazioni di borsa e dell’andamento dello spread sugli stock che le compagnie assicurative hanno in portafoglio. D’altra parte i sinistri sono calati del 50% nei primi mesi del lockdown e addirittura dell’80% ad aprile. Si tratta di «impatti che le compagnie stanno affrontando con resilienza», ha dichiarato Presutti, aggiungendo che lockdown ha fatto emergere un maggiore bisogno di protezione, prodotti assicurativi modulabili e semplici da fruire accelerando processi già in atto. Il altre parole, il business ha retto all’onda d’urto della crisi pandemica ma ora deve pensare alla fase di sviluppo, da un lato recuperando il terreno perso in questi mesi, dall’altro, mettendosi al servizio del Paese. La ricerca di Accenture, presentata durante l’evento, ha evidenziato un incremento nell’utilizzo dei canali digitali: prima dell’emergenza i canali fisici venivano utilizzati dal 53% degli utenti per interagire con le agenzie assicurative, contro solo il 20% di quelli che si rivolgevano ai canali digitali self-service. Durante la crisi, naturalmente, l’uso dei canali digitali per le interazioni correnti con i provider è cresciuto (dal 27% al 35%) e l’attesa è di un assestamento intorno al 33%. A differenza che in altri settori però è ancora molto forte la base di persone che si affideranno alle agenzie (44%).
«Non eravamo preparati a uno shock tale come quello causato dalla pandemia di coronavirus», ha aggiunto Giacomo Campora, amministratore delgato di Allianz in Italia. «Una compagnia assicurativa è un soggetto economico delicato e occorre avere una visione e un equilibrio dinamici del business», ha osservato esprimendo ottimismo. Con il lockdown «i costi sono esplosi in quanto abbiamo dovuto difendere una situazione di costi che non era pensata per questa situazione. Rappresentiamo il 15% del mercato e contiamo di risollevarci nell’arco di uno o due anni per quanto concerne la redditività».
Il virus, come detto, ha accelerato l’evoluzione digitale, con le compagnie che hanno messo a frutto in pochi giorni gli investimenti in tecnologia degli anni passati scoprendone potenzialità e riuscendo a trasferire in smart working la forza lavoro. «Il 98% dei nostri dipendenti in pochi giorni ha iniziato a lavorare in smart working non solo in Italia ma anche nelle nostre partecipate in Cile e Spagna», ha sottolineato Luca Filippone, direttore generale di Reale Mutua. Il digitale per alcuni è stata la chiave di volta. Con l’avvento della pandemia di coronavirus «abbiamo digitalizzato per tempo l’organizzazione distributiva e servito i clienti a distanza. Questa esperienza immersiva ha portato alla tenuta e, anzi, a una leggera crescita del fatturato», ha affermato Davide Passero, amministratore delegato di Alleanza Assicurazioni, aggiungendo che il modello che consiste nel mix di modalità di contatto col cliente «ha portato risultati superiori alle aspettative e siamo positivi relativamente alla chiusura dell’anno». Anche nel caso di Poste Italiane è stata potenziata l’offerta assicurativa a distanza, via internet e telefono, accelerando i processi di digitalizzazione del post-vendita, «ma con la fine del lockdown abbiano notato un fortissimo ritorno nella nostra rete di uffici postali, a dimostrazione dell’importanza che ha la relazione personale», ha aggiunto l’amministratore delegato di Poste Vita Andrea Novelli, esprimendo anche ottimismo sul futuro della raccolta «con le polizze Vita che, nonostante il calo dei rendimenti, continuano a essere molto attraenti rispetto ad altri prodotti». In un contesto di tassi bassi la sfida è anche quella di guardare a nuove opportunità, come fatto da Sara Assicurazioni. «Dal punto di vista della finanza siamo entrati nei mercati alternativi che possono offrire grandi occasioni», ha dichiarato il direttore generale Alberto Tosti, aggiungendo che il semestre chiuderà «con una lievissima flessione rispetto al semestre precedente» principalmente a causa del comparto auto e del blocco delle immatricolazioni avvenuto nel corso del lockdown. «Ma sono ottimista perché la rete ha avuto una grande capacità di reazione e nei mesi di maggio e giugno si è verificato un forte rimbalzo».
Il Covid ha fatto anche aumentare la richiesta di coperture assicurative, specie quelle sanitarie. Con l’avvento della pandemia «abbiamo innanzitutto portato in sicurezza i nostri dipendenti e i nostri clienti, potenziato gli strumenti digitali e le coperture assicurative per il Covid. Abbiamo anche introdotto nuovi prodotti dedicati alle piccole e medie imprese con una piattaforma di servizi che ha raggiunto 20 mila imprese già assicurate nel gruppo, cercando sempre di coniugare la componente assicurativa con quella di servizio», ha spiegato Matteo Laterza, general manager di UnipolSai Assicurazioni. Sull’aspetto commerciale in ambito sanitario in questa crisi «ha prevalso l’aspetto di servizio», ha affermato Alberto De Santis, presidente e ceo di Oxerisk. Mentre per rispondere ai nuovi bisogni c’è chi ha spinto forte sui prodotti modulabili. «La crisi sanitaria ha fatto emergere i bisogni reali delle persone e ci ha costretto a risposte responsabili. I clienti sentono un grande bisogno di protezione ma non sanno cosa serve loro davvero. Per questo offriamo soluzioni modulari che necessitano di un grande supporto a livello di consulenza», ha affermato Isabella Fumagalli, ceo di Bnp Paribas Cardif, che prevede un calo della raccolta a fine anno con il risultato tecnico impattato maggiormente dai sinistri. Il trend di una «sanità sempre più digitale offre diverse opportunità in questa fase; basti pensare che un cittadino su cinque ha un rapporto telematico col proprio medico e un cittadino su tre crede nella telemedicina», ha notato Maurizio Pescarini, amministratore delegato di Genertel e di Genertel Life. Pescarini ha sottolineato che la priorità per la compagnia in questo contesto difficile caratterizzato dalla pandemia di coronavirus «è mantenere la base clienti e continuare a servirà attraverso i migliori servizi digitali. La nostra app, che permette per esempio di sospendere e riattivare contratti, è stata utilizzata da 300 mila persone, oltre il 60% della clientela diretta», ha aggiunto. Per Costantino Moretti, head of International Insurance del gruppo Admiral, gli italiani stanno riscoprendo i canali digitali, che per il comparto assicurativo rappresentano il futuro. «Il mercato e le compagnie devono continuare a investire molto in questa direzione anche attraverso l’aggiornamento dei sistemi. L’impianto normativo deve agevolare e incentivare questo percorso», ha spiegato. «La domanda deve essere soddisfatta con prodotti semplici, chiari ed efficienti. Questi processi aiutano a ridurre il tasso di contenzioso. Serve semplicità di fruizione e lessico e una maggiore semplificazione dei canali digitali e dei prodotti». (riproduzione riservata)
Con la garanzia pubblica da 2 mld messi in sicurezza pagamenti per 35 mld
di Mauro Romano
Arischio c’erano transazioni per 75 miliardi, messe in sicurezza (almeno in buona parte) dal governo che nel decreto Rilancio ha introdotto garanzie di Stato per 2 miliardi, replicando quanto già fatto da altri omologhi europei. «Proprio in questi giorni si sta lavorando con il ministero dell’Economia e Sace per mettere a punto il decreto attuativo», ha dichiarato Valerio Perinelli, direttore generale di Sace BT, nel corso dell’Insurance Day 2020, Web conference organizzata da MF-Milano Finanza e Accenture. L’assicurazione dei crediti commerciali svolge un ruolo fondamentale per la liquidità del sistema perché assicura i pagamenti, ha spiegato il manager. Ogni in Italia vengono assicurate transazioni per 250 miliardi. Coperture che -per forza di cose- vengono meno quando crescono i rischi, come avvenuto per colpa del Covid per il blocco delle attività. Per le compagnie assicurative diventa insostenibile continuare ad offrire coperture. «Secondo i nostri calcoli su quei 250 miliardi c’erano a rischio 75 miliardi e il venire meno della rete dell’assicurazione del credito avrebbe messo in difficoltà diverse imprese, innescando effetti negativi a catena e un aumento a cascata dei fallimenti», ha aggiunto Perinelli, sottolineando il ruolo decisivo dell’Ania per far comprendere al governo i rischi per l’intero sistema. Grazie alle garanzie dello Stato, gli affidamenti sono stati mantenuti, nonostante il forte aumento del rischio. Per un effetto leva moltiplicativo, quelle garanzie di due miliardi previste dello Stato corrispondono ad affidamenti pari a 35 miliardi, stimano da Sace Bt. La garanzia pubblica è stata quindi un toccasana per la liquidità del sistema e ora mancano appunto i dettagli attuativi che sono in discussione proprio in questi giorni.
Nonostante le numerose incognite, Perinelli si è poi detto ottimista sul fatto che questa nuova crisi innescata dal Covid-19 sarà gestita meglio di quella che ha colpito il sistema economico dal 2008 al 2010 e ha stimato che la Germania nel 2021 potrà avere un rimbalzo significativo. Mentre il mercato più danneggiato sarà probabilmente quello del Regno Unito, già indebolito dall’effetto della Brexit e colpito in maniera significativa dalla pandemia. L’attenzione è poi sull’export delle imprese italiane che nel 2019 era stato pari a 480 miliardi svolgendo un ruolo fondamentale di sostegno al pil. (riproduzione riservata)
Fonte: