Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Non può esserci una vera governance fino a quando ci sarà il dominio delle minoranze. Nei giorni scorsi un banchiere citava le parole di Guido Rossi in riferimento all’ops di Intesa Sanpaolo su Ubi. Dopo le schermaglie di questi mesi la partita decisiva tra i due istituti si giocherà infatti tra luglio e settembre quando, espletati gli ultimi passaggi autorizzativi, potrà partire l’offerta agli azionisti. A quel punto a decidere sarà la maggioranza, cioè il mercato, fatto non sempre scontato nel sistema finanziario italiano.
Passo in avanti nel processo di progressivo adeguamento dell’ordinamento italiano di previdenza complementare alla disciplina europea posta dalla Direttiva Iorp II che è stata già recepita in Italia con specifico decreto nel dicembre del 2018. La Covip ha avviato una pubblica consultazione, con termine di risposta il 30 giugno prossimo, sulla disciplina dei fondi pensione aperti. L’autorità ha elaborato le specifiche istruzioni di vigilanza in coordinamento con Banca d’Italia, Consob e Ivass, in maniera tale da assicurare l’assolvimento dei nuovi obblighi in materia di governance anche da parte delle società istitutrici dei fondi pensione aperti, nell’ottica di salvaguardarne l’applicazione, in caso di sovrapposizione di discipline. Cosa prevedono le nuove istruzioni? Si introduce dal 2021 il nuovo Documento sul sistema di governo societario, che deve essere redatto dalla società di gestione con cadenza annuale e pubblicato sul suo sito web insieme al rendiconto del fondo stesso.
Si chiama Deposito Protetto e già nel nome richiama i conti di deposito, ovvero strumenti che negli ultimi mesi hanno attirato i risparmi degli italiani a caccia di alternative più remunerative dei conti correnti per il parcheggio della liquidità. I tassi lordi (l’aliquota fiscale è del 26%) infatti oggi raggiungono l’1,3% a 12 mesi e l’1,5% a 18 mesi. Una ricerca della Fabi sulle riserve delle famiglie afferma che nei conti di deposito ci sono oltre 440 miliardi di euro. E quella proposta dalle Generali (tramite Genertellife) è una polizza Vita di ramo I che per come è strutturata sembra proprio porsi in concorrenza con i conti di deposito.
Reale Quota Controllata è un prodotto di investimento assicurativo a premio unico, le cui prestazioni sono collegate ai fondi interni di tipo Unit Linked. Si tratta dei prodotti Reale Linea Controllata, Bilanciata Attiva, Mercato Globale e Impresa Italia, che evidenziano profilo di rendimento-rischio molto differenti. La soluzione presa in esame per l’analisi si appoggia alla soluzione Reale Impresa Italia, il cui obiettivo è offrire un incremento del capitale, al lordo dei costi, nel lungo termine. Trattandosi di fondo interno non è prevista alcuna garanzia di restituzione del capitale investito, né di corresponsione di un rendimento minimo. Il contratto prevede il pagamento di un premio unico, con valore minimo di 2500 euro e massimo di 300 mila euro, ma è possibile effettuare versamenti aggiuntivi di importo minimo di 1500 euro. Il contratto è a vita intera e l’età dell’assicurato alla sottoscrizione deve essere compresa tra 18 e 80 anni.
Cattive notizie per chi andrà in pensione dall’anno prossimo: riceverà una pensione inferiore rispetto a chi ci è andato o ci andrà entro la fine di quest’anno. A stabilirlo è il dm 1° giugno del ministero del lavoro pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 147/2020 di giovedì, che fissa i nuovi coefficienti di trasformazione del montante contributivo validi per il biennio 2021/2022 (i coefficienti, cioè, che, applicati al totale contributi versati nella vita lavorativa, determinano l’importo annuo di pensione cui si ha diritto). È la quinta revisione da quando introdotta (era il 2009) e tutte sono state negative. Con riferimento a un lavoratore che va a riposo a 65 anni d’età con 100 mila euro di contributi versati, la pensione è calata in questi anni di oltre 900 euro: l’anno prossimo sarà di 5.220 euro; quest’anno è di 5.245 euro mentre nel 2009 è stata di 6.136 euro.
Polizze assicurative estere con ritenuta facoltativa. Una compagnia di assicurazione estera che ha concluso contratti con soggetti che hanno optato per il regime dei neo residenti può escludere l’imposta sostitutiva trattenuta dall’imprese estera che agisce da sostituti di imposta in Italia. Con la risposta n. 178 dell’11/6/2020, l’Agenzia delle entrate ha precisato che è nella facoltà dell’intermediario l’applicazione o meno della ritenuta sui redditi di fonte estera da corrispondere al contribuente che ha optato per il regime dei neo residenti.
- L’accusa dei sindacati “Tanti forzati a lavorare con il terrore del virus”
Me li ricordo i camioncini dell’esercito che, tra quel giovedì e quel venerdì, sfilavano verso Alzano. Li guardavamo passare e ci dicevamo: “Ecco, ora chiudono”. Aspettavamo la decisione di governo e Protezione civile e tutti davamo per scontato che di lì a poco avrebbero fatto la zona rossa. Poi, invece, è andata come è andata…». Luca Nieri è il segretario dei metalmeccanici Fim-Cisl del bergamasco. L’esito del pressing delle associazioni imprenditoriali? Delle singole aziende? «Non lo so e non mi interessa — dice Nieri — sta di fatto che, per sottovalutazione o per interessi economici, qualcosa non ha funzionato a dovere. E ora qui la gente pensa solo alla giustizia che va fatta». Tra fine febbraio e metà marzo le nostre imprese si sono fermate tutte, a parte quelle delle filiere essenziali. Gli operai non andavano in fabbrica per paura del virus, è stato giusto chiudere i cancelli. I lavoratori lombardi, però, narrano una storia diversa. Tante imprese, certo, si sono comportate in modo virtuoso, chiudendo gli impianti non appena la preoccupazione per la pandemia si è trasformata in paura. Ma altrettante hanno tirato dritto quando ancora non esistevano protocolli di sicurezza condivisi, né a livello nazionale nè locale. «Gli operai erano terrorizzati dal virus e non volevano salire sugli autobus che li portavano al lavoro — racconta Elena Lattuada, leader della Cgil lombarda — il fronte delle aziende non era compatto. C’erano gli industriali che mettevano davanti la tutela della salute e quelli che pensavano invece al business. Tutto è precipitato quando la Regione ha condiviso con Confindustria Lombardia un documento che praticamente lasciava all’autodeterminazione delle imprese la volontà di continuare a produrre».
- La sanità che arranca A Milano per un esame fino a due mesi in più
La sanità italiana si avvia zoppicando a recuperare i milioni di visite ed esami rimasti indietro a causa del lockdown. E tra le regioni maggiormente in difficoltà spicca quella più colpita dal coronavirus. In Lombardia in certi ospedali l’attività specialistica non è ripartita e se lo ha fatto richiede ai malati anche due mesi in più di pazienza rispetto a prima. È il caso, ad esempio, di una colonscopia programmata (quindi da fare entro sei mesi). Mentre per una ecografia all’addome, a Milano bisogna aspettare fine luglio, cioè 45 giorni. Per avere un’idea dei numeri dei quali si parla, può bastare un dato secco: 100 milioni. Sono le tac, le risonanze, le ecografie e gli esami radiologici che fanno ogni anno gli italiani. Più o meno il 20% hanno a che fare con il pronto soccorso e il 10% con le persone ricoverate. Gli altri 70 milioni quindi sono per chi prende appuntamento. Quei 5,8 milioni di esami mensili sono saltati, salvo parte di quelli oncologici, per due mesi e cioè marzo e aprile. A maggio e giugno si stima che si sia lavorato la metà. Alla fine, si sarebbero persi oltre 17 milioni di esami. Il numero delle visite specialistiche è ancora superiore. Adesso che il virus sta colpendo sempre meno, i cittadini ricominciano a farsi avanti per prenotare ma recuperare non è facile. Il perché lo spiega Vittorio Miele, presidente della Sirm, la società italiana di radiologia medica e interventistica: «Dobbiamo tenere conto delle regole per la prevenzione del contagio da coronavirus, quindi quelle basate sul distanziamento e la sanificazione. Seguirle richiede tempo e riduce la nostra produttività, nel senso che l’utilizzo delle apparecchiature non è massimo».
- Si schianta contro un’auto. Primo morto su monopattino
Toccato da un’auto, caduto a terra, ha battuto la testa. È morto così, dopo 24 ore di agonia in ospedale, Andrea Cacciari, dipendente di un negozio di elettronica nella provincia bolognese. La prima vittima in Italia di un incidente su monopattino elettrico. Il mezzo sta spopolando nelle vendite: triplicate prima del lockdown; ancora di più ora con l’incentivo statale in arrivo. Una tragedia che ha colpito la moglie e le due figlie del sessantenne di Selva Malvezzi, frazione di Molinella (Bo), dove l’uomo si recava spesso al lavoro col suo veicolo e percorrendo abitualmente la rotonda del comune confinante di Budrio all’interno della quale, giovedì mattina, è stato investito da una Renault «Capture» guidata da una 40enne del luogo. Una strada extraurbana, con il limite di velocità a 70 km/h, dove la circo-lazione del monopattino elettrico è vietata dal codice della strada, se non in presenza e all’interno di una pista ciclabile. La Procura di Bologna, per verificare l’eventuale responsabilità della donna alla guida dell’auto, ha aperto un fascicolo per omicidio stradale. I lievi danni sulla parte anteriore sinistra della macchina porterebbero a escludere un eccesso di velocità. Tra le ipotesi al vaglio invece c’è la mancata precedenza della vettura all’ingresso nella rotonda. La prima morte di un utilizzatore di monopattino rende ancora più attuale il dibattito sulla sicurezza di questi nuovi mezzi. Per i quali non è prevista l’obbligatorietà del casco. A livello giuridico sono equiparati ai velocipedi, ma possono circolare nel-le zone urbane con limite di velocità a 50 km/h e nelle ciclabili, restando vietati ai minori di 14 anni e potendo arrivare a 25 km/h. Dall’inizio dell’anno sono stati 22 gli incidenti che hanno coinvolto monopattini elettrici.
- Boom degli inattivi, in un anno a quota 290 mila
Meno occupati. Ma soprattutto boom degli inattivi. Ecco un altro degli effetti del Coronavirus certificato dall’Istat nel suo report trimestrale sul mercato del lavoro: in un anno sono aumentate di 290mila unità le persone che non hanno un lavoro e neanche lo cercano (+2,2%). Che si traduce anche in un inaspettato calo del tasso di disoccupazione rispetto all’ultimo trimestre del 2019 sceso al 9,4% (-1,7 punti). E cala il numero di disoccupati che si attesta a 2 milioni 398 mila unità (-467 mila in un anno, -16,3%). L’emergenza Covid-19 ha dunque scoraggiato la ricerca di lavoro in una situazione già affatto florida: in un anno si è ridotto ulteriormente il numero di persone in cerca di occupazione: 467mila in meno, -16,3%. In circa sette casi su dieci, sottolinea l’istituto, l’intervistato specifica di non aver cercato lavoro per motivi riconducibili all’emergenza sanitaria. E calano di 274mila unità gli occupati (-1,2%) nel mese di aprile rispetto al mese precedente. Nel primo trimestre 2020, gli occupati sono 101mila in meno rispetto al trimestre precedente con un tasso di occupazione al 58,8%, in calo di 0,2 punti. In aprile è sceso a 57,9: 0,7 punti in appena un mese.
- Quota contributiva più leggera per le pensioni che partono nel 2021
Le pensioni decorrenti dal 1° gennaio 2021 avranno una quota contributiva più leggera. A stabilirlo è stato il decreto 1 giugno 2020 di revisione triennale dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 147/20 di giovedì scorso. La forbice dei coefficienti, che oscillava da 4,20% in corrispondenza dei 57 anni a 6,513% per chi accedeva a pensione con 71 anni, dal prossimo anno si abbassa infatti tra 4,186% e 6,466 per cento. A conti fatti, una dipendente pubblica con 67 anni di età, con meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, e quindi con una quota contributiva dal 1° gennaio 1996 e con un montante contributivo di circa 681mila euro, vedrà scendere il suo assegno complessivo da 64mila euro a 63.700 euro. Il taglio delle quote contributive oscilla tra uno 0,33% in corrispondenza dei 57 anni di età, uno 0,4767% per i 65 anni di età, fino ad arrivare a un taglio dello 0,7216% per chi accede alla pensione con 71 anni di età.
- Le fee della consulenza? Non facili da decifrare
Quanto guadagna un consulente finanziario che ci ha suggerito un investimento, magari andato bene? Non è facile da decifrare, neppure oggi che la trasparenza sui costi è prioritaria come richiede Mifid2. La remunerazione del consulente finanziario resta in gran parte ancorata a criteri di “collocamento di prodotto” e di incremento delle masse raccolte.
- ll risparmiatore può chiedere alla rete quanti euro incassa il suo consulente
Uno, due, tre per cento del capitale affidato, ma quanto guadagna dalla gestione dei miei risparmi ogni anno il mio consulente finanziario? Una domanda che ogni investitore dallo scorso anno ha il diritto di porre e di ricevere puntuale risposta, non solo con l’indicazione di una percentuale, ma anche con il dettaglio di quanti euro in valore assoluto paga effettivamente ogni anno per i vari prodotti e servizi che riceve dal proprio referente finanziario. Come richiesto dalla direttiva Mifid2, dal 2019 gli intermediari devono trasmettere ogni anno al cliente la rendicontazione dei costi riferita all’anno solare precedente, per renderlo consapevole degli oneri effettivamente sostenuti per il servizio di investimento.
- Un mese per costruire la pensione
Avete programmi per il 2045? Lo voglio sperare: che sia coltivare l’orto, fare il giro del mondo o stare più vicini ai figli e fare i nonni, se oggi avete 40 anni o giù di lì, intorno a quegli anni andrete in pensione. E dunque è il caso di prepararsi per tempo: ovviamente per andare in pensione e realizzare piccoli o grandi sogni occorreva muoversi prima. Procrastinare la decisione ha un costo: o risparmiare di più o rassegnarsi a incassare meno in futuro. Le cose importanti vanno programmate per tempo. Guardate il Covid: stiamo tutti a sperare che un vaccino venga individuato e testato. Ma ci sono tempi non comprimibili. Naturale che questo messaggio chiave non sia relegato in una colonna di giornale, ma che diventi il claim di una campagna pubblica di educazione finanziaria.
- Assogestioni riporta i Pir alla ribalta
Dopo essere usciti di scena per oltre un anno, i Pir tornano protagonisti sulla scena del risparmio gestito italiano. E lo fanno in duplice veste: grazie ai Pir tradizionali, sbloccati con la legge di bilancio 2020 che ha abolito i vincoli che avevano ingessato il mercato, e grazie ai Pir alternativi, introdotti con il Dl rilancio del maggio scorso, che permettono di investire fino a 150mila euro l’anno in aziende non quotate e in strumenti di debito o credito per le Pmi italiane. Per fare il punto sul settore e tracciare le prospettive di questo nuovo inizio, Assogestioni ha organizzato un evento ad hoc(accreditato da Efpa Italia e da Cfa Society Italy). Si tratta di una conferenza live streaming dal titolo “Pir: il risparmio al servizio dell’economia reale” che si terrà lunedì 15 giugno dalle 11 alle 13.
- È ora del rimborso per l’Rc?
Il dato è solo stimato e potrebbe essere anche molto approssimato per difetto. Durante il lockdown le compagnie hanno risparmiato e non solo sulle polizze Rc auto, ma anche su altre coperture (rimborso spese mediche, rischi industriali, polizze viaggio, solo per fare qualche esempio). Come stimato dallo Sna, il fermo Covid-19, ha determinato una riduzione della circolazione stradale dell’80% circa, con mancati esborsi per sinistri pari a 1,5 miliardi di euro circa nella sola Rc Auto (25 milioni al giorno). A cui vanno aggiunte le minori uscite per coprire furti e incendi: in tempo di lockdown i reati sono diminuiti. I dati non sono una novità, ma oggi che la circolazione è ripresa viene da chiedersi che ne sarà di questi risparmi che rischiano di finire definitivamente nelle tasche degli azionisti delle compagnie?
- Preventivatore Ivass slitta al gennaio del prossimo anno (forse)
Ancora un rinvio per il “Nuovo Preventivatore Ivass/Mise”. Lo strumento dell’Authority assicurativa, concepito per mettere a confronto tutte le tariffe delle polizze Rc Auto disponibili sul mercato, in modo indipendente e gratuito, in un solo click, doveva diventare operativo a inizio giugno, ma Ivass ha posticipato l’avvio al prossimo gennaio. Il nuovo portale è chiamato a sostituire il “TuoPreventivatore” (ancora online ma poco funzionale al confronto) risponde alle novità introdotte dalla legge 124/17 (Legge Concorrenza) che ha, tra l’altro, previsto l’obbligo per agenti e broker di acquisire ed esibire i preventivi online relativi al contratto base offerto dalle imprese mandanti. Lo strumento era stato annunciato come imminente già nell’aprile 2018, quando l’Authority assicurativa indicò come termine stimato per l’inizio dell’operatività i primi mesi del 2019. Poi si sono susseguiti nuovi rinvii dettati dalla complessità degli strumenti da mettere in campo e dalla melina dei soggetti coinvolti.
- In bicicletta con il casco e con la polizza
Sono ben 120 milioni di euro quelli messi sul piatto il 19 maggio scorso con il Decreto rilancio per sostenere la mobilità urbana alternativa ai mezzi pubblici in tempi di Covid. Fino a esaurimento dei fondi coloro che dal 4 maggio, hanno comprato o compreranno una biciclette tradizionali o a pedalata assistita, monopattini, hoverboard e segway sa possono ricevere un contributo pari al 60% della d’acquisto (fino a un massimo di 500 euro). Per il 2020 l bonus mobilità è erogabile a chi ha compiuto la maggiore età e ha residenza (non basta il domicilio) nei capoluoghi di regione o di provincia, e nei comuni con popolazione superiore a 50 mila abitanti e in tutti i comuni delle città metropolitane.
- Il mondo dell’arte privo di protezioni sul Covid