Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
A chi racconta la finanza italiana (e talvolta anche a chi ne tesse la trama) piace ricondurre i duelli che periodicamente divampano a un paradigma comune. Uno sforzo di sintesi che, se da un lato offre una comoda chiave di lettura, dall’altro nobilita personalismi e baruffe di potere presentandoli sotto la gratificante luce di una causa più alta. Il paradigma di maggior successo per decenni ha descritto una finanza laica contrapposta a una finanza bianca. Dai blitz di Enrico Cuccia sull’Ambroveneto di Giovanni Bazoli alle battaglie per la Comit, da bancopoli alla recente contesa su Rcs, quasi tutte le grandi partite sono state ricondotte a questo schema. E ciò malgrado lo scetticismo di alcuni protagonisti: «penso che parlare di finanza cattolica abbia poco senso», tagliava corto il banchiere Carlo Salvatori in una recente intervista a MF-Milano Finanza.
L’inizio di questi anni ‘20 ha messo la parola fine a un decennio di rally di azioni e obbligazioni, all’apice della dinamica al ribasso dei tassi e inflazione iniziata 30 anni prima e del boom della globalizzazione. «La storia ci insegna che l’economia e i mercati finanziari sono dominati da regimi a lungo termine che a un certo punto arrivano a un punto di rottura, dove un regime cede il passo ad uno nuovo», premette Pascal Blanqué, group chief investment officer di Amundi. E proprio «la pandemia di Covid-19 è la tempesta perfetta che ci porterà verso una nuova era nel lungo periodo ma anche con implicazioni nel breve termine», aggiunge Blanqué.
Sul fronte economico il Covid-19 sta facendo tramontare la tendenza all’austerità fiscale dominante negli ultimi anni a favore di una politica estremamente accomodante. La crisi è combattuta con misure senza precedenti. «Ci aspettiamo che le banche centrali e i governi continuino a spingere, ai massimi livelli possibili, i loro strumenti per combattere la recessione causata dalla pandemia», dice Blanqué. «La pandemia è la mano invisibile che innesca il processo di ritorno dei rendimenti azionari in linea con il loro trend sostenibile di lungo termine», prevede Blanqué.
Nel nuovo welfare dopo l’emergenza sanitaria non sono soltanto il valore e l’utilità della previdenza complementare ma anche il costo che va conosciuto. I fondi pensione si strutturano infatti sulla capitalizzazione dei contributi versati. L’entità della rendita dipenderà allora da una serie di fattori che vanno dalla quantità dei contributi, alla durata del periodo di contribuzione, all’efficacia della gestione finanziaria e, profilo non meno importante dei precedenti, dall’onerosità della forma previdenziale. Come sottolinea la Covip su orizzonti temporali di lungo periodo anche piccole differenze nel costo delle diverse forme pensionistiche producono un impatto rilevante sulla prestazione finale; ipotizzando che dopo un periodo di partecipazione di 35 anni il capitale accumulato sia di 100 mila euro, un Isc (sigla che sta per Indicatore sintetico di costo) del 2% invece che dell’1% comporta una riduzione del capitale di circa il 18% (ovvero 18 mila euro) sottolinea l’Autorità di vigilanza. È importante evidenziare come la normativa previdenziale abbia delineato un sistema trasparente che consente al risparmiatore una verifica veloce di quanto costano le diverse forme pensionistiche anche nella prospettiva di un confronto.
Più pensioni per tutti. Le previsioni sull’aumento di pensionati in Italia parlano di numeri preoccupanti: nel 2020 se ne stimano 440 mila in più rispetto al 2018, che a oggi rappresenta l’anno di minimo storico. Un peso non indifferente per le casse dello Stato e il sistema di welfare, che si prepara ad affrontare lo tsunami della crisi del Covid-19. Alberto Brambilla, presidente del Centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali, già presidente del Nucleo di valutazione della Spesa Previdenziale al Ministero del Lavoro e sottosegretario al Ministero del Welfare, conosce bene i pericoli di una situazione come quella attuale, anche in virtù della debolezza del sistema Paese italiano.
AZ Navigator è un contratto finanziario-assicurativo a premio unico di tipo Unit Linked, proposto dal gruppo Azimut. Il prodotto intende rispondere alle esigenze di investimento del risparmio principalmente in un’ottica di medio-lungo periodo, attraverso l’investimento del premio unico iniziale e degli eventuali premi aggiuntivi, al netto dei costi, in uno o più fondi interni dal cui valore dipendono le prestazioni finanziarie e assicurative previste dal contratto. Ne consegue che non ci possono essere garanzie sul capitale né rendimenti minimi associati a tali scelte, e tutto viene demandato alle dinamiche dei mercati e alla capacità gestionali associate al motore finanziario prescelto. Il prodotto non ha una durata prefissata ma coincide con la vita dell’assicurato.
Il post Covid 19 ripropone tra i diversi temi di dibattito anche il rapporto Stato-Regioni in materia di welfare perché la previdenza complementare vede alcune significative esperienze di tipo territoriale. Un laboratorio di interesse è quello del Trentino Alto Adige. MF-Milano Finanza ha incontrato Laura Costa, presidente di Pensplan, il progetto voluto dalla regione con legge 3/1997 per promuovere e sviluppare la previdenza complementare a livello locale nel cui ambito è stato creato il fondo pensione negoziale Laborfonds.
Acqua passata la storia che in Italia i mutui costano più che altrove, in particolare negli altri Paesi europei. Nel mese di maggio l’Italia non solo risulta il Paese dove chiedere un finanziamento costa di meno, ma è anche l’unica dove, in termini di Taeg (Tasso annuo effettivo globale, cioè che include anche i costi accessori), la differenza tra fisso e variabile si è praticamente azzerata, a vantaggio ovviamente del primo che garantisce le condizioni per tutta la durata del mutuo: a maggio infatti le migliori offerte sul mercato vedevano un Taeg compreso tra 0,75 e 0,80% se il mutuo era a tasso fisso e fra 0,73 e 0,77% se variabile. È quanto emerge da un’analisi di Facile.it e Mutui.it sugli indici in 18 Stati prendendo in considerazione un mutuo da 120 mila euro e con scadenza ventennale a fronte di una casa da 180 mila euro di valore, dunque con un Loan to value del 60%.
Non c’è pace in Cattolica. Proprio quando, dopo mesi di scontro, era stata trovata la pace con la fronda dei soci riottosi per varare un assetto di governance condiviso (da votare con la prossima assemblea del 27 giugno), è arrivato un fulmine a ciel (quasi) sereno. Se da una parte era abbastanza prevedibile che il crollo dei mercati, unito all’impennata dello spread e all’abbassamento della curva dei tassi provocati dal coronavirus (la tempesta perfetta dei peggiori stress test) avrebbero provocato un forte calo del Solvency II di Cattolica dall’altra la richiesta di Ivass di iniettare 500 milioni di capitale è stata una doccia fredda. Il lunedì successivo alla diffusione della notizia, arrivata nel weekend del 30 maggio, il titolo della compagnia veronese ha perso il 17% in una sola seduta e ora il tempo stringe: entro luglio, il direttore generale, con deleghe di amministratore delegato, Carlo Ferraresi, dovrà presentare all’autorità il piano dettagliato per riportare il gruppo assicurativo su terreni più stabili e la partita è decisamente complicata vista l’enorme cifra in gioco e considerando che oggi la capitalizzazione di Borsa vale 655 milioni.
Allianz spa torna in comunicazione con la nuova campagna Stop&Drive, una novità per i clienti che vogliono «mettere in pausa» con un click la propria polizza Rc auto, anche solo per due giorni, qualunque sia il motivo della scelta: una vacanza, un viaggio o altro. Stop&Drive è disponibile gratuitamente nelle agenzie Allianz dallo scorso 20 maggio, da ieri sulla app AllianzNow e a seguire online nell’area cliente. La soluzione si affianca alle normali opzioni di sospensione della Rca (tipicamente stagionali) già incluse nei contratti Allianz e si aggiunge a tutto quanto già disposto dal governo in materia di assicurazione auto nel Decreto Cura Italia relativamente al Covid-19.
- Avvocato paralizzato per la caduta in Procura. Nessuno a processo
All’interno dei Palazzi di Giustizia italiani — è la tesi della Procura di Brescia competente sulle gravi lesioni riportate da Antonio Montinaro, il 32enne avvocato paralizzato a seguito della caduta il 18 gennaio 2019 dal troppo basso parapetto della scala Y del 4° piano della Procura di Milano — un conto sarebbero gli spazi adibiti ad attività giudiziaria, luoghi di lavoro nei quali le violazioni delle norme sulla sicurezza antinfortunistica potrebbero essere in ipotesi ricondotte alla responsabilità dei capi degli uffici giudiziari quali «datori di lavoro»; e un altro conto sarebbero gli spazi comuni (come scale e pianerottoli), non adibiti ad attività giudiziaria, che esulerebbero dall’ambito dei capi-ufficio per ricadere invece nella sfera di competenza dell’«ente proprietario». In base a questa interpretazione la Procura di Brescia chiede l’archiviazione dell’ipotesi di reato per la quale (senza che si fosse saputo) aveva indagato, come posizioni di garanzia, sia i capi degli uffici giudiziari (il procuratore Francesco Greco, la presidente della Corte d’Appello Marina Tavassi, l’allora procuratore generale Roberto Alfonso, il presidente del Tribunale Roberto Bichi), che dal 2015 avevano più volte scritto al ministero della Giustizia sull’urgenza di mettere in sicurezza i tanti parapetti alti appena 75 centimetri; sia l’allora direttore generale delle Risorse materiali del ministero, Antonio Mungo.
- Allianz, così la polizza entra in pausa
Si chiama Stop&Drive ed è disponibile gratuitamente nelle Agenzie Allianz dal 20 maggio, da oggi sull’App AllianzNOW e a seguire online nell’Area Cliente, la novità del gruppo assicurativo per chi vuole «mettere in pausa» da 2 a 30 giorni, anche non consecutivi, con un click la propria polizza RC Auto. «In questo periodo — ha spiegato l’amministratore delegato di Allianz Spa Giacomo Campora — abbiamo pensato ad una soluzione, subito attivabile e senza vincoli, per restituire tempestivamente ai nostri clienti i giorni di copertura assicurativa non utilizzata».
- Del Fante: «E-commerce e digitale spingono Poste»
«L’emergenza sanitaria ha avuto conseguenze pesanti anche per il gruppo, ma è stata l’occasione per una crescita importante di due aree di attività: l’e-commerce e il digitale, con l’accelerazione dei trend previsti dal piano industriale 2018-2022». Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane, fa un primo bilancio post Covid-19, mentre l’aggiornamento dei numeri aziendali è previsto nell’ultimo trimestre dell’anno. «In settori cruciali siamo in anticipo sugli obiettivi di quasi due anni», spiega, sottolineando che «sono stati raggiunti traguardi impensabili fino a pochi mesi fa». Oggi il gruppo, sempre secondo Del Fante, «smista giornalmente in Italia circa 1 milione di pacchi, lo stesso numero del picco di consegne del Natale scorso».
- Aifi e fondi pensione: incentivi fiscali per investire in aziende
Ormai non è più solo questione di dare ai fondi pensione o alle assicurazioni rendimenti più appetibili rispetto a quelli dei mercati obbligazionari. Ormai non è più solo questione di dare ai fondi di private equity e di private capital maggiori “munizioni” rispetto agli 1,5 miliardi raccolti nel 2019. Ai tempi del Covid 19 la posta in palio è decisamente più alta: ormai è necessario sostenere con tutte le forze le imprese italiane, che da questa crisi usciranno ancora più indebitate e ancora meno capitalizzate di prima. Per questo Aifi (l’associazione dei fondi di private equity, private debt e venture capital) e le principali associazioni di fondi pensione e Casse previdenziali hanno rafforzato la voce presso il Governo per ottenere agevolazioni fiscali a favore dei fondi pensione che investono in economia reale. E questa volta, dai primi feedback, il terreno sembra essere diventato davvero fertile. «Dal Governo c’è una forte sensibilità a riguardo» afferma il presidente Aifi, Innocenzo Cipolletta.
- Anima, raccolta maggio a 100 milioni
Il gruppo Anima ha registrato a maggio una raccolta netta di risparmio gestito (escluse le deleghe assicurative di Ramo I) positiva per circa 100 milioni di euro, portando così il totale da inizio anno a circa 700 milioni. Sempre a fine maggio le masse gestite complessive ammontavano a oltre 180 miliardi, in calo rispetto ai 185 miliardi di fine 2019, ma in recupero dalla fine del primo trimestre per circa 4 miliardi.
- Le insidie alla pensione integrativa
Covid-19 ha messo a dura prova il comparto della previdenza complementare del nostro Paese. L’ultimo dato disponibile parla di una sostanziale tenuta tra gennaio e marzo 2020 ma registra solo il primo mese di lockdown. Il timore tra gli addetti ai lavori è che, dopo il blocco di aprile e maggio, il crescente bisogno di liquidità da parte delle famiglie italiane possa incrementare il numero di riscatti. State Street stima che l’impatto dell’emergenza sanitaria nelle attività economiche avrà ripercussioni sulle richieste di anticipazioni e sulle interruzioni di contribuzioni nei prossimi mesi. Per Antonio Iaquinta, branch manager Italia, State Street Global Advisors, bisogna evitare che l’emergenza sanitaria allarghi quel divario strutturale già presente nel sistema italiano e che vede, da una parte, la quota di liquidità detenuta dalle famiglie italiane aumentare, mentre, dall’altra, chi vive situazioni di difficoltà essere costretto a richiedere anticipazioni. Sul fronte pensionistico sarebbe piuttosto opportuno integrare le anticipazioni richieste con futuri contributi volontari per ripristinare il proprio secondo pilastro, quando ovviamente sarà possibile
- Il 53% degli italiani non risparmia abbastanza per la vecchiaia
Oltre un italiano su due non risparmia per la pensione. Il dato emerge da un sondaggio di Insurance Europe (la federazione degli assicuratori continentali) che si focalizza sulle scelte e preferenze in ambito previdenziale dei cittadini europei. Un dato che fa riflettere, soprattutto considerando che la survey, condotta in collaborazione con l’Ania, è stata conclusa prima della diffusione della pandemia. Un evento che avrà certamente un impatto negativo sul livello delle pensioni future: l’interruzione dei rapporti di lavoro, l’abbattimento del Pil e dei rendimenti finanziari peseranno, anche se non nell’immediato, sulle posizioni previdenziali. Non solo, i mancati flussi reddituali di alcune categorie di lavoratori più colpiti (come autonomi e professionisti che sono tra i maggiori contributori del secondo pilastro attraverso i Piani individuali e i fondi pensione aperti) potrebbero peggiorare ulteriormente la situazione che già fotografa l’Italia come uno dei Paesi meno previdenti a livello di risorse destinate ad alimentare il secondo pilastro pensionistico.
- Più trasparenza e più possibilità di scegliere online
La pensione di scorta diventerà presto 2.0 e più trasparente. Lo prevede una nuova normativa in fase di definizione che dovrebbe rendere più intelligibile, anche tramite il web, lo stato di salute del secondo pilastro previdenziale prescelto per sostenere il proprio futuro pensionistico. Più informazioni disponibili via web, un nuovo schema di nota informativa e di prospetto delle prestazioni pensionistiche in fase di accumulo e anche possibilità, almeno sulla carta, di chiedere anticipazioni e di consultare un’arricchita area riservata sul web. Sono queste le principali novità in arrivo. Si è conclusa infatti il 15 maggio la pubblica consultazione Covip sullo schema delle istruzioni di vigilanza in materia di trasparenza in attuazione della direttiva Ue 2016/2341, più conosciuta come Iorp2.
- La zavorra dei costi sulle pensioni di scorta
Non tutti i fondi pensione sono uguali. E nella scelta del prodotto più idoneo per costruirsi una pensione di scorta il peso dei costi è un elemento cruciale. Tra le varie forme di previdenza integrativa gli oneri sono infatti molto eterogenei e nel tempo, anno dopo anno, possono generare scostamenti anche rilevanti della posizione individuale maturata da ogni aderente. Su un piano previdenziale di 35 anni, secondo i dati elaborati dalla Covip, in media un Pip costa il 50% in più di un fondo pensione aperto e oltre 7 volte di più di un fondo pensione negoziale. I Pip dunque sono i prodotti previdenziali più cari
- Moneyfarm lancia il Piano Pensione a base di Etf