Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
L’uscita allo scoperto di Leonardo Del Vecchio su Mediobanca non poteva passare inosservata a Trieste. La richiesta di Delfin alla Bce di superare il 9,9% di Piazzetta Cuccia (per puntare al 20%) e le prime indicazioni strategiche sul futuro Leone hanno fatto il giro dei grandi soci di Generali che le hanno accolte con cautela, se non proprio con freddezza. Intendiamoci, l’ambizione di Del Vecchio di imprimere una svolta alla compagnia (di cui è terzo azionista al 4,84%) è nota da tempo, sebbene sinora sia rimasta sotto traccia. La scalata a Mediobanca però promette di imprimere una brusca accelerazione a quei progetti, come testimoniano le indicazioni lasciate filtrare nei giorni scorsi: l’idea di Delfin è «riportare Generali al ruolo leader che aveva nel mercato assicurativo europeo alla fine degli anni 90 e che poi ha perso», spiegava martedì 3 una fonte vicina allo cassaforte lussemburghese di Del Vecchio. Una scossa per i grandi azionisti del Leone di Trieste.
La strategia di Generali Assicurazioni del piano industriale 2019-2021 resta confermata nonostante le incertezze e i grandi cambiamenti innescati dal coronavirus. Per avere maggiore chiarezza su come la compagnia chiuderà bilancio 2020 bisognerà aspettare l’investor day di novembre, annunciato dal group ceo Philippe Donnet, ma il timone resta fisso sulla rotta che era stata indicata a novembre 2018. Perché «i quattro paradigmi su cui fonda il piano industriale che si chiude nel 2021 si sono rivelati ancora validi», sottolinea a MF-Milano Finanza, Bruno Scaroni che dal 2017 è group strategy & business accelerator director di Generali. Scaroni dopo essere stato amministratore delegato di Europ Assistance Italia, la compagnia di viaggio e assistenza del gruppo, e prima ancora capo della distribuzione di Generali Italia (occupandosi del fondamentale e a volte complicato rapporto con gli agenti), ha ora un compito non meno impegnativo, specie in periodo di pandemie: indicare la strada per il futuro del gruppo nel momento in cui le incertezze sembrano farla da padrone.
Niente accordo a Verona. La maxi-causa da 9,6 milioni con l’ex amministratore delegato Alberto Minali va avanti. Dopo che l’Ivass è entrata a gamba tesa su Cattolica chiedendo un aumento di capitale da 500 milioni, era sembrato che almeno lo scontro frontale tra la compagnia e Minali, defenestrato a fine ottobre, potesse in qualche modo rientrare. L’ipotesi di un accordo transattivo era stata valutata dalle parti, ma ieri il consiglio di amministrazione della compagnia presieduta da Paolo Bedoni ha deciso di andare dritto in tribunale. Anche perché, è la tesi dell’assicurazione, la necessità di ricapitalizzare Cattolica non deriva solo dagli effetti negativi provocati dal virus sulle quotazioni di borsa e sugli spread, ma anche dalle scelte del manager durante la sua gestione. Prima tra tutti la joint venture con Banca Bpm, che ha creato Vera Assicurazioni, il cui Solvency II lo scorso 15 maggio ha toccato il livello del 15% contro il minimo del 100% chiesto dal regolatore. Per contro il manager, che nei giorni scorsi si è dimesso dal cda dove era rimasto dallo scorso ottobre, ha chiesto a Verona un maxi-risarcimento di 9,6 milioni considerando illegittimi gli atti che hanno portato al licenziamento e ribadendo di aver sempre agito nel solo interesse della compagnia.
- A maggio +78% la raccolta di Fineco
Fineco a maggio ha registrato una raccolta pari a 873 milioni di euro (+78% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso) senza fare ricorso a politiche commerciali di breve periodo. L’asset mix vede un balzo sia della componente gestita a 576 milioni sia della componente amministrata a 820 milioni. La raccolta diretta è stata pari a -522 milioni, evidenziando la scelta dei clienti di investire liquidità in prodotti di risparmio gestito e amministrato. «L’asset mix di grande qualità vede la componente gestita sostenuta dai Guided Products, a conferma della capacità della rete di intercettare le esigenze dei clienti», ha commentato l’ad Alessandro Foti.
Dal 15 giugno al 15 settembre sarà possibile fare domanda alla Consap per ottenere il rimborso parziale delle polizze assicurative vita prescritte, cosiddette dormienti, a condizione che siano rispettate determinate condizioni. Si tratta di una ulteriore finestra (in passato ne sono state aperte già sei) resa possibile grazie ad uno stanziamento aggiuntivo di risorse a valere sul fondo «iniziative a vantaggio dei consumatori». La domanda può essere presentata esclusivamente online, attraverso il portale unico della Consap, concessionaria dei servizi assicurativi controllata totalmente dal Ministero dell’economia e delle finanze, previa registrazione, all’indirizzo https://portale.consap.it/. Per utilizzare la procedura telematica sarà necessario avere la disponibilità di uno dei seguenti browser, la cui versione deve essere uguale o superiore a quella indicata: Internet Explorer 10+; Microsoft Edge, Firefox 56+; Chrome 62+; Safari 8.
L’attività professionale non conta come anzianità per fissare il criterio di calcolo della pensione con il cumulo. In tal caso, infatti, per stabilire se l’assegno sarà definito con il criterio retributivo o contributivo, in base all’anzianità al 31 dicembre 1995, non valgono i contributi delle casse professionali, né quelli riscattati nella gestione separata Inps. Lo precisa, tra l’altro, lo stesso Inps nel messaggio n. 2053/2020, in cui raccoglie 25 risposte a quesiti sul pensionamento in regime di cumulo (ex lege n. 228/2012 e legge n. 232/2016).
Il calcolo della pensione. Il pensionamento in regime di cumulo, si ricorda, è una possibilità offerta a chi ha una carriera lavorativa poco uniforme, con diversi spezzoni contributivi in diverse gestioni: con il cumulo, il diritto alla pensione si raggiunge maturando il requisito contributivo (35 anni o 40 anni ecc.) sommando (cioè con il «cumulo») dei vari spezzoni (come dipendente, come autonomo, come professionista ecc.).
Più di metà delle mail che ogni giorno è spedita nel mondo rientra nella categoria spam. Mail spazzatura, che a volte celano rischi per chi li riceve: dai virus ai tentativi di truffa. Secondo una ricerca di Kaspersky, società specializzata nella cybersecurity, la Spagna guida una speciale classifica, quella del Paese che riceve il maggior numero di email pericolose. Nel primo trimestre 2020, come ha riportato il quotidiano El Mundo, il 9,66% degli utenti che utilizza i prodotti Kaspersky ha trovato della posta indesiderata nella propria casella. A completare il podio la Germania (8,53%) e poi la Russia (6,26%).
Il virus ci condizionerà anche negli spostamenti per la ripartenza e infatti il governo propone già un bonus per l’acquisto di biciclette e monopattini, onde limitare i contatti fisici. Ma, specie nelle grandi città, la loro circolazione non è esente da problemi di coesistenza con altri veicoli e soprattutto con i pedoni. Così, a cavallo tra nuove tendenze di una mobilità sostenibile e i rischi di un traffico meno regolamentato, si stanno muovendo le assicurazioni per proporre prodotti e servizi su misura, come nel caso di Verti che studia una offerta per le due ruote e non solo. Infatti, visto che la quarantena ha incentivato l’utilizzo di servizi digitali, dall’e-commerce alla domotica (la cosiddetta casa intelligente in cui gli elettrodomestici dialogano tra loro e col proprietario via smartphone), anche questi trend sono campi d’azione per la compagnia assicurativa digitale italiana, che fa parte del gruppo internazionale spagnolo Mapfre.
- Cattolica finalizza l’acquisizione di Cattolica Life
Cattolica assicurazioni ha realizzato il closing dell’acquisizione del 40% di Cattolica Life da Banca popolare di Vicenza (in liquidazione) e la contestuale cessione del 100% della stessa società al gruppo riassicurativo Monument Re. L’operazione, ha spiegato la compagnia veronese, «si inserisce nel più ampio contesto di razionalizzazione e semplificazione del gruppo Cattolica e non ha effetti materiali sul Solvency II ratio».
- “La sanità bloccata per colpa del virus farà più morti dell’epidemia”
Il servizio sanitario è una macchina enorme, che ogni giorno macina decine di migliaia di prestazioni. Fermarlo per quasi tre mesi significa lasciare indietro milioni tra interventi chirurgici, visite specialistiche, esami radiologici e del sangue e quindi allungare di molto le liste d’attesa. Ma interrompere l’assistenza sulle patologie importanti può avere conseguenze anche più drammatiche. «Questa emergenza rischia di diventare più grave di quella del Covid. Se non facciamo ripartire tutta la sanità, le vittime potrebbero essere più di quelle provocate dal virus». A mettere in guardia sui rischi che corre l’Italia è Pierluigi Marini, presidente dell’Associazione chirurghi ospedalieri italiani (Acoi) e primario al San Camillo di Roma. Stima che durante il lockdown siano saltati ben 600mila interventi chirurgici, tra i quali almeno 50mila oncologici. Secondo una ricerca del centro studi Nomisma di Bologna, a settembre ci saranno 4 milioni di esami di screening da fare entro dicembre. Cioè i due terzi del totale dell’anno. Tra marzo e giugno sono destinate a saltare circa 410mila operazioni chirurgiche. Quasi mezzo milione se si contano anche quelle contro il cancro riferite dai chirurghi.
- Mediobanca, il governo riflette sul golden power per Generali
Le mosse di Leonardo Del Vecchio attorno a Mediobanca finiscono sotto la lente del governo. Ieri il consigliere per gli Affari economici della Presidenza del Consiglio Antonio Rizzo, ha confermato che il governo segue con attenzione quanto accade sull’asse Milano-Trieste. La possibilità di ricorrere ai poteri speciali del golden power — che potrebbero essere esercitati su Delfin, la finanziaria lussemburghese di Del Vecchio — «non è un quesito» a cui è «facile» rispondere, ha detto Rizzo intervenendo al XXX Talk «Resiliente» sulla sicurezza finanziaria, aggiungendo che a Palazzo Chigi «al momento non abbiamo un’opinione formata». All’incontro era presente anche Raffaele Volpi, presidente del Copasir, che ha avviato una serie di audizioni sul sistema finanziario e nei prossimi giorni ascolterà Del Vecchio. Volpi ha spiegato che le «preoccupazioni» sono concentrate sulle Generali e sul rischio che «qualche situazione vada ad aggredire e portare fuori dall’Italia la testa del maggiore gruppo assicurativo». Nei giorni scorsi fonti vicine al patron di Luxottica avevano tuttavia smentito le voci circolate in tal senso.
- FinecoBank, sale la raccolta
A maggio la raccolta netta di FinecoBank si è attestata a 873 milioni (+78% su base annua).
- Bergamo, industria in allarme: «I danni restano, ordini in calo»
Il report di Confindustria: per il fatturato calo del 36%, le ore lavorate sono -38%. Il malcontento è generale: le imprese evidenziano un calo medio del fatturato del 36% e delle ore lavorate del 38% rispetto all’anno precedente e ci sono aspettative al ribasso per tutto il 2020: quasi un’impresa su quattro prevede un calo di fatturato dal 25 al 50% e quasi una su due entro il 25%. Per Paolo Cervini, ceo della multinazionale Gewiss, il tema degli ordini non può prescindere dal tema liquidità: «Operiamo nel mondo dei cantieri e dell’impiantistica e con l’intera filiera che a valle non produce per mancanza di liquidità tutto è immobilizzato, si è creato un collo di bottiglia che si ripercuote sugli ordinativi». La società ha registrato ad aprile un calo del fatturato fino all’80%, per maggio si prevede un -40% mentre a giugno -20%.
- Telemedicina, App per i sintomi Covid
La tecnologia è stata sviluppata da una start up israeliana che si chiama Binah. Poi è stata supportata dalla Sdg Group, che ha sede a Milano e si occupa di consulenza (con mille addetti e uffici in tutta Europa). Ora che è pronta, la fotopletismografia – questo il nome tecnico dell’invenzione – può rappresentare una svolta per la telemedicina, ovvero la diagnosi fatta a distanza dai medici di base, che nel periodo Covid sono stati in difficoltà perché privi di dispositivi di sicurezza o perché scarsamente presenti sul territorio (è il caso soprattutto della Lombardia). Questa invenzione permetterà di capire subito chi ha i sintomi della polmonite interstiziale, tipica del coronavirus al suo stadio più pericoloso, grazie ad una App scaricabile e alla fotocamera dello smartphone. I dati potranno essere inviati al dottore che potrà valutarli insieme ad altri parametri semplici, come la pressione e la temperatura. Ecco come funziona. La tecnologia già nota del saturimetro, che misura la saturazione del sangue grazie ad un fascio di luce infrarossa, è stata “trasferita” in una app, che riesce a riconoscere attraverso la telecamera il diverso tipo di assorbimento della luce della pelle intorno al naso.
- Contagi sul lavoro, i limiti necessari alla «colpa» penale