Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali


logoitalia oggi7

La società che risparmia sulla sicurezza dei lavoratori può rispondere, ai sensi del dlgs 231/01, nel caso di infortunio del dipendente verificatosi proprio a causa della violazione, da parte del datore, della normativa antinfortunistica.
La Corte di cassazione, con la sentenza n. 13575 del 5/5/2020, è tornata sul tema della sicurezza negli ambienti di lavoro e sulla eventuale responsabilità amministrativa dell’ente per il reato previsto e disciplinato all’art. 25-septies del decreto 231 («omicidio colposo o lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro»). Un tema quanto mai attuale e che può avere risvolti nei casi di lesione o decesso del dipendente a seguito di infezione Covid-19, contratta in occasione dell’attività lavorativa.
L’avvocato che non interrompe la prescrizione ne risponde a titolo di responsabilità professionale. Lo afferma la Corte di cassazione con l’ordinanza n. 29353/2019. Il caso di specie trae origine da una sentenza della Corte di appello di Venezia che escludeva la configurabilità di una responsabilità professionale a carico di un legale. Nel merito infatti era stato osservato come il mandato professionale, conferito nel caso di specie, non ricomprendesse l’obbligo per il legale, di dare corso all’ interruzione della prescrizione in modo tale da conservare integro il diritto del proprio assistito. Il cliente del legale ricorreva allora per Cassazione, al fine di ottenere la revoca della sentenza emessa nel caso di specie. Osservava in sede di legittimità di avere subito danni dalla condotta negligente dell’avvocato che aveva determinato l’estinzione di un suo diritto, compromettendone in modo definitivo le ragioni.

Repubblica_logo

  • Sulla strada di Del Vecchio le condizioni della Bce per salire in Mediobanca
La richiesta di Leonardo Del Vecchio di poter raddoppiare la sua partecipazione in Mediobanca giace su una scrivania della vigilanza di Francoforte. E già oggi verrà esaminata da una serie di funzionari che dovranno decidere se Mr.Luxottica ha o meno i requisiti per poter possedere un quinto del capitale della più grande banca d’affari italiana. Come anticipato ieri da Repubblica, venerdì Del Vecchio ha chiesto alla Banca d’Italia di trasmettere alla Bce la richiesta per salire dal 9,9 fino al 20% di Mediobanca. Prima di farlo, pare che la procedura sia stata vagliata a fondo con numerosi incontri informali, ma il diavolo, si sa, si nasconde nei dettagli.
  • Il gelo di piazzetta Cuccia “Operazione anti mercato Vuole solo le Generali”
«Questa non è un’operazione di mercato, ma un progetto vintage che ci riporta indietro di un trentennio, quando le tre Banche di interesse nazionale avevano il 25% del nostro istituto». No, come era prevedibile, la mossa di Leonardo Del Vecchio su Mediobanca non è proprio piaciuta ai diretti interessati che stanno al vertice della banca. Lo confermano le voci che trapelano in questa domenica di nervi finanziari a fior di pelle, prima che stamattina la Borsa dichiari battaglia sull’asse Milano- Trieste, e che promettono una solida resistenza al tentativo di Leonardo del Vecchio di salire al 20% dell’istituto. La sua mossa viene dichiarata poco gradita dall’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel – racconta chi gli ha parlato ieri – per una serie di motivi che esulano dai rapporti personali con il patron di Luxottica, almeno fino a sabato distesi e cordiali, ma che sono di merito e di metodo.

aflogo_mini

 

La differenza la fanno soprattutto le performance nel ramo vita, sul quale alcune compagnie hanno puntato con decisione lo scorso anno, con buoni ritorni grazie all’andamento positivo dei mercati finanziari. Anche se le valutazioni rischiano di essere ribaltate nell’anno in corso, alla luce delle turbolenze in atto sui mercati finanziari. L’Ania, l’associazione nazionale fra le imprese assicuratrici, ha da poco pubblicato le graduatorie della raccolta premi del 2019, dalle quali emergono i mutamenti negli equilibri del mercato nazionale delle polizze. Lo scorso anno la raccolta è arrivata poco sopra i 159 miliardi di euro, il 4,2% in più del 2018.
  • L’uomo da 469 miliardi di euro
Per Francesco Martorana (capo di Generali Insurance AM) la qualità degli imprenditori e la ricchezza privata sono le leve per far ripartire il paese

corsera

  • Mediobanca, Del Vecchio vuole salire al 20%
Leonardo Del Vecchio rompe gli indugi su Mediobanca e dopo nove mesi dall’ingresso a sorpresa nel capitale di Piazzetta Cuccia chiede alla Bce — tramite Bankitalia — di salire dal 9,9% attuale fino al 20% per creare un nuovo zoccolo duro in Piazzetta Cuccia. Nel caso di Del Vecchio — la cui holding lussemburghese Delfin non commenta le indiscrezioni di ieri di Repubblica — ci sarà ancora più interesse e scrutinio da parte della Vigilanza di Francoforte, che ha 60 giorni lavorativi per l’ok, anche se la richiesta è già stata vagliata dalla Banca d’Italia. Le ragioni strategiche dell’ingresso in Mediobanca che il patron di Essilor-Luxottica esporrà alla Bce con l’assistenza degli advisor Jp Morgan (con l’ex ministro Vittorio Grilli) e l’avvocato Sergio Erede sono varie. Nell’autunno 2019 rilevò il primo pacchetto del 6,9%, poi portato a novembre al 9,9% in parallelo con l’uscita di Unicredit da Mediobanca. L’idea di fondo è dunque di realizzare un investimento che consegni alla banca un nuovo nucleo di azionariato, come da sempre Piazzetta Cuccia lo ha avuto con il patto di sindacato tra i suoi soci più importanti, appartenenti alle famiglie storiche del capitalismo italiano. La differenza sarebbe che Del Vecchio, che ha un patrimonio di 20 miliardi di euro, gode di una forza finanziaria enorme e non avrebbe bisogno di appoggiarsi alla banca di cui sarebbe socio di riferimento. Niente dunque riproposizioni di salotti passati.
  • La partita incrociata delle Generali
Quando Leonardo Del Vecchio si è palesato azionista di Mediobanca, nel settembre 2019, chi ha fatto riflessioni sulle ragioni della mossa ha ovviamente messo in relazione il fatto che l’imprenditore è da tempo socio significativo di Generali, la partecipazione strategica più importante di Piazzetta Cuccia. Accanto alla banca guidata da Alberto Nagel, nel Leone di Trieste si sono costituiti a partire dal 2007 (con un’accelerazione nel 2017-2018) altri soci di rilievo con acquisti effettuati in tempi diversi e senza concerto: Del Vecchio appunto (che oggi ha il 5%), Francesco Gaetano Caltagirone (5%), Benetton (4%) e De Agostini (1,5). Investimenti guidati principalmente da due obiettivi: i rendimenti (da fine 2016, inizio della nuova gestione affidata al ceo Philippe Donnet, al febbraio 2020, il ritorno totale per gli azionisti è stato dell’88%); la posizione centrale dell’asset Generali nel nostro panorama finanziario. E che hanno creato un «nocciolo» nazionale che può far conto, compresa la quota di Mediobanca pari al 13%, su l 28% della più grande compagnia di assicurazioni italiana. Compagnia che rappresenta una delle poche nostre grandi multinazionali, con 70 miliardi di premi (concentrati per la maggior parte in Europa, un terzo in Italia), e un network operativo in 50 Paesi. E un asset nazionale di rilevanza strategica: il gruppo ha attivi gestiti per 630 miliardi ed è fra i principali detentori di titoli di Stato con circa 60 miliardi di Btp in portafoglio.

  • Assicurazioni e Casse: il futuro è anche nelle loro mani
Il Recovery Fund europeo, anche con l’aiuto di una web tax, potrebbe non bastare a compensare la crisi sanitaria. Scartate scorciatoie imraticabili e patrimoniali choc, cosa resta? La possibilità che gli investitori istituzionali possano lanciare un fondo per l’economia reale. Non è facile, si tratta di soggetti che andranno incontro ad un calo delle entrate.