di Elena Dal Maso
e Giulio Zangrandi
Un mercato dimostratosi resiliente ma che potrà lasciarsi alle spalle l’emergenza Covid solo con l’apporto dei nuovi Pir. È questo il parere degli addetti ai lavori intervenuti ieri alla seconda edizione di MF Aim Day, l’evento organizzato da MF-Milano Finanza e ClassCnbc per fornire a economisti, intermediari, capi d’azienda e gestori di fondi un’occasione di confronto sul mercato alternativo del capitale. Tra i più convinti del ruolo cruciale che gli strumenti contenuti nel decreto Rilancio potranno giocare per le pmi italiane è apparso soprattutto Luigi De Bellis, co-head ufficio studi di Equita Sim, che per i Piani individuali di risparmio alternativi stima un afflusso annuo di 2-3 miliardi di euro, per un potenziale di raccolta tra 10 e 15 miliardi in cinque anni «considerando che si tratta di una nuova sfida per il settore e che questi obiettivi non saranno facili da raggiungere». Il nuovo modello, che prevede l’investimento di almeno il 70% del fondo in società non appartenenti al paniere Ftse Mib e al Ftse Mid e non necessariamente quotate, a fronte solamente di un 30% collocabile a discrezione del gestore, rappresenta infatti per De Bellis «una misura strutturale importante, che mira a sostenere l’economia reale e far affluire capitali a categorie di aziende, come appunto le pmi, il cui accesso al mercato, soprattutto ora, risulta più difficile ». Senza contare, ha spiegato il manager, che lo strumento «potrà stimolare la comparsa di nuovi fondi specializzati nelle pmi italiane e migliorare la liquidità del mercato».
Ma alle parole di De Bellis hanno fatto eco altri nomi di spicco del settore, tra cui Lucio De Gasperis, ad di Mediolanum Gestione Fondi, che ha sottolineato come «una necessità per l’Aim sia migliorare l’apporto della finanza privata». Da questo punto di vista, ha detto, «i Pir, possono svolgere un ruolo estremamente importante così come l’aumento dell’importo da 30 a 60 mila euro e l’aumento complessivo da 150 a 300 mila euro può agevolare l’ingresso di nuove risorse». Simile anche il parere dell’a.d. di Azimut Holding, Giorgio Medda, secondo cui «con i pir alternativi si parte da un’ottima base ma serve anche education alle aziende per capire il valore dell’apertura del capitale a soggetti esterni ed agli investitori per comprendere meglio come sfruttare le opportunità di investimento nell’imprenditoria italiana e come riallocare i risparmi degli italiani.
Proprio di mentalità e altri fattori di miglioramento del mercato si è parlato nella parte restante della giornata, in cui gli spunti sono stati molteplici. Carlo Ferro, presidente di Ice, ha sottolineato l’impegno del gruppo a favorire «una maggiore internazionalizzazione delle pmi con rafforzamento del focus su sulle nuove esigenze dei consumatori in chiave di sostenibilità, digitale e prodotti di alta qualità». Da qui il nuovo progetto lanciato insieme a Tencent per l’e-commerce delle imprese italiane in Cina e i due in cantiere per fine luglio. Dario Pilla, partner di Noverim, ha invece puntato l’accento sulla «capacità degli imprenditori di prensentarsi nel modo giusto al mercato» mentre Duccio Galletti (Banca Akros), Manuel Coppola (Bdo), Marco Maria Fumagalli (Capital for Progress Advisory), Anna Lambiase (Ir Top Consulting) e Kevin Tempestini (Kt & Partners) hanno convenuto sulla necessità di affiancare ai Pir un fondo di fondi e la presenza delle Stato, ad esempio tramite un nuovo veicolo Cdp, che in una logica di mercato affianchi gli investitori fornendo delle garanzie sul capitale di rischio e comprando quote nelle ipo per aumentare la raccolta. Senza dimenticare l’importanza del rating di sostenibilità, che, come evidenziato da Jacopo Schettini Gherardini, direttore dell’Ufficio Ricerca di Standard Ethics, «rappresenta un ottimo biglietto da visita e facilita il rapporto a impresa-investitore soprattutto rispetto alla trasparenza della governance». (riproduzione riservata)
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